Superfly Records, l’Alta fedeltà parigina
A rue Notre Dame de Nazareth, nel terzo arrondissement, a confine con la Parigi chic del Marais, c’è un negozio di dischi che sembra uscito dal romanzo Alta fedeltà di Nick Hornby. Incastrato tra un’enoteca e un negozio di stampe, il Superfly Records è un locale al cui interno sembra essere caduta una valanga di dischi rock, funk, fusion, soul, hip hop, reggae, jazz. Al Superfly Records la musica è qualcosa che ancora si può toccare, guardare e annusare, oltre che ascoltare. E mentre siete lì a sentire, maneggiare e odorare dischi, Manu, Paulo e Nicolas, i tre boss del Superfly, vi scrutano. Pronti a scuotere la testa per una vostra scelta sbagliata o a incoraggiarvi con un’alzata di ciglio quando siete vicini al disco giusto.
Al contrario di Rob Fleming, il protagonista di Alta fedeltà, Manu, Paulo e Nicolas hanno una vita sentimentale stabile, ma – esattamente come Rob – hanno un solo, irremovibile chiodo fisso: la passione per la musica, soprattutto se in vinile. I tre ragazzi sono dei “vinyl digger”, dei ricercatori di tesori sonori. Molte delle rarità discografiche esposte nel loro negozio sono state scovate nel corso di lunghi viaggi in Giappone, Stati Uniti, Ghana, Cameroon, Costa d’Avorio. «È come una droga», racconta Paulo. «Scoprire un suono nuovo, un disco che pochissimi hanno ascoltato, ti dà una scarica di adrenalina potentissima». L’ultima scoperta di Paulo è un 45 giri del gruppo camerunense Los Camaroes datato 1973. Una perla rara dell’afro funk che potrebbe valere un bel po’ di soldi.
Ma la caccia al vinile raro non è l’unica mania dei tre. Da un po’ di tempo il Superfly Records è diventato un’etichetta discografica che ristampa su vinile album rari, ma a tirature limitatissime (mai più di mille esemplari). Per i tre Rob Fleming riproporre vecchi e selezionati titoli significa dare una seconda vita ai brani musicali. Proprio come è avvenuto per gli Lp Rising Hell di Norma Jean e Ray J. e Sounded Original di Chief Checker, le ultime edizioni in casa Superfly: due tesori per gli intenditori del funk soul anni Settanta e del reggae afrobeat dei primi Ottanta. Un orgoglio per i ragazzi di rue Notre Dame e un’occasione unica per gli amanti dell’old school che bazzicano nel loro negozio.
Ma come può un negozio di dischi in vinile resistere proprio quando, con Spotify, tutta la musica del mondo diventa disponibile immediatamente sul telefonino? Paulo racconta che se gli habitué del suo negozio sono perlopiù quarantenni e cinquantenni, un gran numero di giovani e giovanissimi si avvicinano incuriositi dai vecchi dischi. Ma il loro approccio è totalmente diverso. «I più giovani – chiarisce Paulo – cercano musica che era d’avanguardia negli anni Settanta e che oggi suona molto attuale. Sono influenzati dalle campionature che si ascoltano nei dischi prodotti in questi anni». Sarà questo ritorno dei riff anni Settanta a far sopravvivere i negozi come il Superfly? Forse c’è un altro motivo per cui il vinile non smetterà di essere di moda e ce lo spiega proprio Nick Hornby nella sua nuova prefazione ad Alta Fedeltà. “Uno dei punti a favore del consumo digitale è che è democratico: nel cyberspazio nessuno ti giudica.[…] Ma la manifestazione di gusto scaturisce necessariamente da un impulso che nel profondo è antidemocratico: una parte di te deve essere convinta che quello che ti piace è meglio di tutto quello che piace agli altri perdenti. Quindi, forse, in fondo abbiamo bisogno di quei tizi dei negozi di dischi; forse la ragione per cui molti di loro sono ancora in giro è che se non ci fossero tutto il sistema si incepperebbe”.
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