L’insostenibile contraddittorietà di Bersani e co.

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15 Settembre 2016

Più si avvicina – e forse il prossimo 26 settembre sarà la giornata per saperne qualcosa  – la data del referendum costituzionale sul Ddl Boschi, più si stanno chiarendo gli schieramenti che rappresenteranno i due fronti del Sì e del No. Tra tutti questi chi rischia di assumere la posizione più assurda è Pierluigi Bersani e chi da lui viene o pensa di essere rappresentato. L’ultima dichiarazione pubblica sta lì ad evidenziarlo con clamorosa limpidezza: “Tra me e Renzi idee opposte sulla democrazia”. Come ricordato da chi l’ha potuto intervistare in questi ultimi giorni, non si sta parlando di una manovra di bilancio sulle aliquote Irpef, ma proprio di una distanza siderale tra un importante dirigente del Partito democratico ed il segretario di quel partito su ciò che c’è di più profondo in una dialettica politica, cioè l’impianto democratico ed istituzionale di un regime sovrano.

Non si vuole entrare nel merito delle considerazioni a favore o contro la Riforma, se ne avrà molto tempo e strabordante spazio nel circo mediatico-informativo nostrano (almeno si spera…). Ma quello che è balzato agli occhi di molti è stata proprio questa differenza ontologica evidenziata dall’ex-segretario del Pd. E’ solo una recrudescenza propagandistica in vista dell’imminente voto? Per alcuni commentatori si tratta invece dell’ennesima conferma di come la battaglia per il potere e la riconquista del partito ingaggiata dalla minoranza Pd sia arrivata alle sue battute finali, e tutto ormai sia lecito per ottenere l’obiettivo preposto.

Certo però è sbalorditivo come gli attori in questione non si rendano conto della lapalissiana contraddittorietà che quotidianamente esprimono con le loro parole e le loro azioni. Bersani infatti dice “io sono contrario a questa riforma”, ma allora perché lui ed altri l’hanno votata per 6 passaggi parlamentari durati 2 anni di discussioni, proponendo ed ottenendo diverse modifiche dall’impianto iniziale? Perché le soluzioni proposte dal comitato dei saggi nominato ai tempi del governo Letta andavano bene e questa riforma che ne ricalca complessivamente l’impianto non è votabile? Bersani ancora afferma “la semplificazione non è la cura, ma la malattia. Semplifica e semplifica, non sai quel che vien fuori“, quindi significa che l’intero impianto politico degli ultimi vent’anni proposto dal centro-sinistra (le famose Tesi dell’Ulivo…) sia stato sbagliato e che loro essendone stati i principali protagonisti ne riconoscono gli errori? Altro tema centrale sviluppato da Bersani e co. è il cosiddetto combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale che porterebbe ad una forte limitazione democratica e partecipativa negli assetti istituzionali della Repubblica, dunque tutto lo schema maggioritario proposto in questi anni e la stessa nascita del Pd sono da mettere in discussione? Ce lo si chiede perché – come detto – il ddl Boschi ha proprio nell’Ulivo il suo progenitore, ma anche l’Italicum con il doppio turno ed il premio di maggioranza discende da proposte del centro-sinistra dell’ultimo ventennio.

Per non parlare della contraddizione suprema: passare dalla battaglia per i collegi uninominali o plurinominali alle preferenze come strumento migliore per la selezione della classe dirigente. Questo si un errore madornale e conclamato ancora prima che ne verranno evidenziati tutti i difetti che già la storia passata della Repubblica può raccontarci.

Nel flusso di in-coscienza continuo del circo mediatico-informativo italiano forse tutto ciò riuscirà a passare in cavalleria, ma nella mente e nel cuore di centinaia di migliaia di elettori – protagonisti di quella storia e di quelle campagne campali – sarà difficile affibbiargli questo vero e proprio “anello al naso”.

TAG: Bersani, ddl Boschi, italicum, Matteo Renzi, minoranza pd, partito democratico, Pd, pierluigi bersani, Referendum costituzionale
CAT: Parlamento, Partiti e politici

6 Commenti

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  1. vincesko 8 anni fa

    E’ da un po’ (almeno 2 anni) che le scelte del galantuomo compagno Pier Luigi Bersani sono diventate… incommentabili. Se si deve proprio farlo, il suo comportamento contraddittorio, perfino strampalato, è la naturale conseguenza del senso di colpa che prova una persona onesta come lui, scissa tra la fedeltà alla ditta e l’insofferenza per dover ingoiare bocconi troppo indigesti. Alla quale forse si aggiunge la consapevolezza tardiva, lui che per la sua bonomia è stato sempre incapace di valutare le persone, di essersi fatto fregare da un furbo come Renzi.

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  2. sandro-moro 8 anni fa

    Di contraddizioni ce ne sono molte, nella realtà. E le persone oneste, come Bersani, le patiscono. Ma nel mare di propaganda strumentale che ammorba il dibattito pubblico, io ho sentito e letto nelle sue ultime due interviste uno dei pochi sprazzi di lucidità. All’ osso il suo discorso è questo: il Problema democratico è oggi il distacco rabbioso di larghi strati dalla fiducia nelle istituzioni (in Italia, in Europa, negli USA). In Italia ai due poli “tradizionali” (rispetto ai quali valeva l’ impostazione bipolar-maggioritaria che lei ricorda) se ne è aggiunto un terzo equivalente (più un mare di astensioni). Polo “centrista anticasta” dice Bersani. “Centrista” è forse un po’ tirata per i M5S (così si definiscono loro, peraltro: “né di destra né di sinistra”). In questa situazione, fra un’alleanza con il centrodestra (Renzi, fallito) e una (lunga e faticosa) marcia di inclusione e avvicinamento verso il “centro anticasta” e le sue ragioni di fondo, Bersani ripropone per il partito della sinistra la seconda strada. Coerentemente al suo tentativo del 2013. Ad evitare che la marginalizzazione sociale e politica del 70% degli elettori finisca per produrre mostri di cui si intravedono le ombre.

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  3. jacbas 8 anni fa

    Rispetto ma non condivido l’analisi sandro-moro, perché Bersani nel suo discorso pubblico non ammette mai l’errore delle analisi e delle proposte del passato. Anzi tenta di legittimare le sue attuali posizioni richiamandosi a quell’avventura politica che tanto bene invece Arturo Parisi – inventore e fondatore dell’Ulivo – in una recente intervista ha saputo riallacciare alle ragioni del Sì nel prossimo referendum.

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    1. sandro-moro 8 anni fa

      La sua, jacbas, mi sembra una critica alla persona, non alle cose da lui dette che ho cercato di riassumere a commento dell’ articolo di Basili. Non mi interessa difendere Bersani, ma il dove andiamo come Paese e come sinistra.

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      1. sandro-moro 8 anni fa

        Quanto alla posizione di Arturo Parisi (l’ Ulivo se lo “inventò” D’Alema, in effetti), che rispetto molto, scrive anche “Invece di proporre i decenni passati come decenni di fallimenti e errori, sarebbe meglio riconoscerli come una marcia di approssimazioni incompiute piuttosto che come una serie di tradimenti e cedimenti. E riconoscere allo stesso tempo le fatiche e i meriti di quanti in questo solco si sono spesi, direi a prescindere dalle loro attuali inclinazioni e approdi”. Saggio.

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        1. jacbas 8 anni fa

          Infatti, anche per me è proprio così. E sono “Bersani e co.” con le loro posizioni, invece, che rappresentano come sbagliate e superate quelle posizioni e quelle storie. Per me la contradditorietà e l’incoerenza stanno proprio qui, le trovo lampanti.

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