Che diranno Ingrao e Berlinguer

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28 Settembre 2015

Si sono già incontrati e salutati con quel gesto così tenero del pugno chiuso.

Da una parte Belinguer e dall’altra Ingrao.

Ognuno di noi ricorda, ri­vede dinanzi a sé, da una parte, quanto Berlinguer era schivo: forse era per questo che egli sentiva in modo così intenso quei mo­menti di dialogo di massa, di incontro con il popolo, con i compagni di lotta.

Dall’altra Ingrao, il comunista che voleva la luna. Il partigiano, il poeta, fatto di attitudine al dissenso.

Questo vivere così la poli­tica, quel rigore che concen­trava tutta la loro esistenza in un compito necessario, così estraneo agli orpelli (quasi incapace di afferrarne il senso), e il fastidio, la lon­tananza verso i fregi e i cla­mori, un ribrezzo verso il corrompimento che sembra­va non avere nemmeno biso­gno di dirsi.

Circondavano le loro figure delle “fragilità”, e contempora­neamente un senso forte di «garanzia» e di fermezza.

Due uomini che con le loro idee e battaglie ha formato tante persone (come scrivo qui, cliccate).

Come tanti, ero (seppur giovane) costantemente colpito dal pathos che mettevano nei loro discorsi. Una passione non fine a ste stessa ma utile a far vedere anche ai più distratti, un approccio non conformista e non consueto ai problemi della società italiana, delle classi sociali e degli individui.

La chiave di lettura era profondamente umana, quasi poetica, era una formidabile calamita intellettuali.

Ed eccoci soli (come scrivevo qui).

Ci rimane quel comunismo di Ingrao atto a  tenere fermo un punto critico contro l’omologazione e la moderna mutilazione degli esseri umani. Una resistenza alla pretesa unidimensionale del capitalismo.

Oggi, come scrive Achille Occhetto, tutte le esperienze di sinistra mondiale dimostrano che può esistere una sinistra a volte molto più radicale di quello che erano i partiti comunisti su temi anche sostanzialmente anticapitalistici come la fuoriuscita dal mercato dei beni comuni, i temi dell’ecologia che portano un mutamento della logica del profitto. Quando l’insieme della sinistra capirà che è questo l’obiettivo che si deve ancora raggiungere, avremo messo insieme le aspirazioni – che erano anche le aspirazioni di Pietro Ingrao – con l’esigenza di mettere insieme partiti che siano di lotta e di governo.

L’indicibile dei vinti, il dubbio dei vincitori.

Ciao Pietro, guarda la luna, senza voltarti mai.

La guarderanno insieme e non dite a Gramsci che brutta fine ha fatto l’Unità​.
“Nella vita bisogna essere sempre più folli, più utopisti. Bisogna avere il coraggio di sognare. Da ragazzino dissi a mio padre che volevo la luna. Oggi non ho cambiato idea”.

TAG: berlinguer, Ingrao
CAT: Partiti e politici

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