Passo felpato, modi garbati, abiti sobri. Chi conosce Salvatore Torrisi, l’ex senatore di Alternativa popolare protagonista di un capolavoro al Senato a sua insaputa, lo descrive così. Da Paternò, patria della famiglia LaRussa e di Salvatore Ligrrsti, con furore. «Totò» si presenta nei palazzi della politica romana agli inizi del 2008. Eletto nel Pdl di Silvio Berlusconi, Torrisi è da sempre un uomo che risponde al verbo del ministro degli Esteri. Di più: Torrisi appartiene alla galassia catanese di Alternativa. Che in molti definiscono la vera roccaforte di Alfano. Una garanzia.
Il refrain è sempre lo stesso: «A Catania e in provincia Angelino fa bottino pieno». Il tutto non si verifica grazie a Torrisi da Paternò, ma grazie all’ex senatore Pino Firrarello che di gente in fila alle urne se ne intende. Torrisi ha un altro profilo. E’ un avvocato, molto stimato in città – è stato presidente dell’ordine degli avvocati – si destreggia con l’uso della parola, e si è costruito un cv diverso rispetto ai colleghi parlamentari dell’isola. «È stimato», ripetono nel salone Garibaldi di Palazzo Madama. E la stima ha fatto sì che si ritrovasse presidente della commissione Affari costituzionali – per intenderci quella che determinerà le sorti della riforma elettorali – con un voto trasversale. Il tutto si è anche manifestato grazie alla sua anima democristiana, figlia di una tradizione tutta familiare. Totò scopre la passione per la politica grazie al padre Nino, dc di rito andreottiano che i più nell’isola ricordano per esser stato presidente della provincia negli anni ’80.
L’altro suo padre nobile è lo zio, Nino Lombardo, a lungo deputato nazionale e regionale in quota Dc, e oggi alla tenera età di 90 anni pronto a scendere in campo per la corsa a sindaco di Paternò. Chi lo conosce arriva a dire che l’episodio di ieri sia servito a Totò «per uscire dallo stato di peone». Perché sotto sotto Torrisi sapeva e sa benissimo che non sarebbe stato ricandidato alle prossime elezioni. E che il protagonismo di queste ore, associato a una certa abilità a tessere relazioni, gli servirà un giorno a farsi eleggere membro del Csm. «Da sempre il suo sogno», confida un senatore che è più di un collega.
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