Del PD, dell’avanspettacolo di una finta scissione e delle di lui sciantose

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14 Dicembre 2014

Qui di fianco Andrea Daniele Signorelli si esercita con inusitata  bontà e applicazione di raffinata intelligenza nella analisi di scenario sulla ipotesi di scissione del PD. Uno sforzo, quello della analisi,  che anche lui si chiede perché vada compiuto ma, diciamocelo, in un mondo triste e buio, in una domenica dove nemmeno si scia, gli psicodrammi conditi con consumata arte messi in scena da una compagnia di giovani speranze continua ad avere il sapore della politica senza però (concessione al moderno) il fumo delle sigarette ma ancora saldamente nella versione analogica (non essendo pervenuta, checché se ne dica, quella digitale).

Posto che nella politica italiana non si guarda avanti più di sei mesi, e con questo avrei già risposto, ma ci torno sopra più sotto, lo scenario che Signorelli esclude in caso di scissione è il più probabile, e cioè quello tedesco. Si formerebbero in Italia due partiti a destra e sinistra dei due partiti maggiori, una Linke alla Oskar Lafontaine e una destra animata  da movimenti anti euro o spiccatamente estremisti. In mezzo una sana socialdemocrazia e un sano partito moderato che sarebbero “costretti” dalle condizioni elettorali a stare insieme (scomparsi i miei amici Liberali). Togliete il termine “sano” e ditemi se da scenario tedesco non assomiglia alla sua versione italica in salsa Nazarena (ah sì, sarebbe di moda aggiungere un “horribile dictu” e una espressione apertamente schifata salvo poi augurarsi che funzioni).

Perchè non si farà una scissione simile? Beh, il partito di sinistra finirebbe monopolizzato dalla CGIL con il blocco sociale di Landini che arriva fino alla Autonomia a dettare legge: non potrebbe essere altrimenti e vorrei proprio vederlo Baffino, uno che non ci stava nemmeno quando era segretario della FGCI: minoranza nel PD è un conto ma minoranza degli operai non se ne parla nemmeno. Ergo, prudentemente ritirato con sdegno a fare vino mentre il Tortellino Magico manda un certificato medico per colpo della strega: roba da spedirgli subito la visita fiscale e togliergli ogni difesa sub articolo 18.

No, l’inasprimento dello scontro interno è la dimostrazione che non può esserci rottura nel PD e che la minoranza ha solo una chance, non avendo l’arma della scissione: far pagare il proprio peso ora perché se le primarie servono per indicare il capo del partito e il candidato premier (una aberrazione su cui vorrei discutere), certamente sono inammissibili per indicare il Capo dello Stato (salvo nel caso di Grillo ma lì è fatto apposta per prendere in giro un po’ di onanisti da smarth phone ancora convinti che la democrazia sia una app che si può scaricare).

E’ questo un attentato al bipolarismo? Sì, e allora? La geometria è uno strumento come altri in politica, non è una pietra miliare della Costituzione: che infatti bipolarista non è in nessuna sua parte. Matteino, testa fina, fa apposta riferimento all’Ulivo bipolare e si chiede pubblicamente a cosa sia servito per vent’anni dato il livello della palta nella quale siamo finiti; e lo dice senza aggiungere per educazione che il bipolarismo italiano era strutturale  per tenere in cattedra i frutti trasformisti della prima Repubblica, da D’Alema a Bindi, in sano accordo con l’unico, autentico frutto del bipolarismo e di Mani Pulite che fu Silvio Berlusconi.

Quindi, in attesa del Palio del Quirinale e del conseguente oblio di purosangue e ronzini scossi o abbattuti prima e durante la vera corsa, lasciamo scivolare questa domenica dalle ugge scissioniste in quello che è, un pezzo di avanspettacolo prima dell’ingresso delle sciantose. Per ora in cartellone: “Vieni avanti, Fassina”.

 

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CAT: Partiti e politici

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