Cos’è la luna di miele politico-elettorale? Lo sappiamo: è quel periodo post-voto, di lunghezza variabile, in cui una parte significativa dell’elettorato di un certo paese (o, se volete, di una certa Nazione) tende a cambiare il proprio orientamento di voto, a favore del partito, della coalizione o del candidato vincente.
Accade piuttosto spesso, specie quando la vittoria è stata una sorta di landslide, una vittoria schiacciante di una parte politica: nelle settimane successive al successo di Berlusconi, nel 2001 e poi nel 2008, i sondaggi raccontavano di quasi 10 punti in più negli orientamenti di voto per Forza Italia, con un gradimento per l’allora premier che superava il 65% degli italiani.
È una sorta di effetto bandwagon. In senso letterale il termine inglese bandwagon indica il carro che trasporta la banda musicale in una parata. Salire sul carro della banda è dunque gratificante poiché permette di condividere il centro dell’attrazione del pubblico. Salire sul carro (del vincitore) è una delle principali conseguenze del cosiddetto clima di opinione politico-elettorale, che ha un certo effetto nei sondaggi post-voto: elettori non completamente convinti della propria scelta elettorale, tendono a dichiarare (mentendo) di aver votato il partito o il candidato vincente, salendo in pratica “sul carro del vincitore”, oppure ci salgono nelle dichiarazioni di voto post-elettorali.
Non conterebbero più dunque le appartenenze, o i più stabili atteggiamenti, contano le emozioni del momento, nell’elettore “liquido”, conta il clima di opinione sempre più fluido e intercambiabile, cui il cittadino provvisoriamente si adatta, almeno finchè non ne arriva un altro a sostituirlo.
Dunque, le aspettative dell’attuale post-voto, con Meloni e il destra-centro nettamente vincitori il 25 settembre, andavano in direzione di una significativa luna di miele, almeno fino al momento in cui verranno al pettine tutti i problemi irrisolti nel nostro accidentato paese, tra un paio di mesi.
Ma così non è stato. O meglio, c’è stato sì un movimento significativo di voti e di fiducia verso Fratelli d’Italia e la sua leader, ma quel movimento è sostanzialmente tutto all’interno della sua area politica. L’incremento di 4-5 punti percentuali del partito di Giorgia Meloni è la conseguenza diretta dell’ulteriore tracollo degli altri partiti dell’alleanza: Forza Italia perde altri 2 punti nell’ultimo mese, mentre la Lega lascia oltre un punto percentuale, senza che Fratelli d’Italia né l’attuale premier riescano a convincere, se non in misura alquanto ridotta, gli italiani che non si sono recati alle urne o hanno preferito altre scelte elettorali.
Se dunque il principale partito di governo cresce fagocitando gli elettorati “amici”, gli altri elettori restano ancora in attesa di capire se e quanto il passaggio tra Draghi e Meloni abbia reso il nostro paese più affidabile, sia nel programma economico che nel rapporto con il mondo internazionale.
Università degli studi di Milano
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