Gli elettori di Pd e 5 stelle sono lontani, e diversi

4 Febbraio 2024

Nel mio ultimo articolo sottolineavo come, in questi mesi, discutere sul tipo di coalizione da mettere in campo per essere sufficientemente competitivi con i partiti di governo, in vista delle prossime politiche (nel 2027!), appare prematuro. E forse anche totalmente fuori luogo, quanto meno per due ordini di motivi, entrambi esiziali per una comune progettualità immediata.
Il primo è il fatto che ognuna delle due forze maggiori (Pd e 5 stelle) tenderà alle europee a massimizzare i propri consensi, a scapito anche del possibile futuro alleato, il che significa sostanzialmente una sana competizione politica; il secondo riguarda invece la percezione diversa che sia i due elettorati che i suoi dirigenti hanno dell’Europa, degli impegni da prendere e in particolare degli aiuti per l’Ucraina, scelte in qualche modo non compatibili con l’ipotesi di alleanza programmatica.

Questo secondo punto è forse quello più rilevante, non soltanto per quanto concerne l’immagine che ne deriva in vista delle consultazioni europee, bensì soprattutto per il possibile processo di “unificazione” dell’elettorato di opposizione in vista di una alternativa al governo Meloni.
Già si continua ancor’oggi a discutere, tra mille evidenze, sulle diverse anime che popolano il Partito Democratico, tra gli ex-margherita e gli ex-Ds, tra la componente cattolica e quella laica, tornata prepotentemente evidente con l’affaire veneto, con l’astensione cioè di una consigliera regionale sulla legge sul fine vita. Ma se le distanze tra i diversi dem paiono a volte piuttosto marcate, lo sono in maniera molto molto più profonda se compariamo il pensiero, le opinioni degli elettori del Pd con quello degli elettori dei 5 stelle. Una distanza così “incommensurabile” che diventa complicato pensare che questi due elettorati possano un giorno unirsi e identificarsi in scelte politiche e strategiche comuni, al di là della evidente comune alterità nei confronti dell’attuale maggioranza parlamentare.
Sì, perché anche se sappiamo che per coalizzarsi non è indispensabile pensarla alla stessa maniera su tante cose (si vedano ad esempio le differenze tra i vari partiti di centro-destra), su alcune questioni di fondo e soprattutto sulla percezione che si ha del proprio (futuro) partner non è possibile avere sentimenti così contrastanti.

L’elettore medio pentastellato ha infatti un giudizio piuttosto insufficiente sia sul Pd (solo poco più di un quarto lo valuta positivamente) che su Elly Schlein, che invece va un pochino meglio, ma solo di una decina di punti (36% di giudizi positivi). Non molto migliore l’opinione dell’elettore Pd sul Movimento 5 stelle, con solo un terzo di valutazioni positive sulla forza politica che dovrebbe essere il futuro alleato di governo. Un deciso miglioramento, infine, nel giudizio sul leader pentastellato Giuseppe Conte, che peraltro si ferma comunque ad un 50% di voti positivi nei suoi confronti.
Premesse come si vede non particolarmente rosee per impostare un discorso comune, un cosiddetto “campo largo” da contrapporre a Meloni & Co. Se non c’è in generale un grande amore reciproco, anche le opinioni su alcuni temi-chiave appaiono spesso divergenti: la scelta dell’Europa e della sua moneta vede una distanza significativa di almeno 20 punti percentuali tra i due elettorati (la quasi totalità di chi vota Dem a favore di Euro ed UE, soltanto i due terzi tra chi vota M5s. Sui temi internazionali, nei confronti di Ucraina, sul conflitto Palestinese-Israeliano, per la guida degli Usa (Biden-Trump) e i rapporti con gli stati europei, e perfino sui temi dell’immigrazione e della globalizzazione, per non citare il ben noto dissidio sullo smaltimento dei rifiuti, le posizioni dei due elettorati rispecchiano a grandi linee quelle dei rispettivi leader.
Insomma, divergenze sia ai vertici che alla base decisamente inquietanti per un’ipotesi di futura alleanza. L’unica nota positiva, forse, è legata al fatto che i due partiti sono votati da elettorati così distanti, sia nelle loro opinioni, come si è visto, sia per le loro caratteristiche socio-territoriali, che non c’è un forte rischio di sovrapposizione. Le loro percentuali si possono dunque facilmente sommare, e non si elidono a vicenda, come è invece accaduto negli ultimi anni per il centro-destra. Una piccola speranza per il loro futuro….

Università degli Studi di Milano

TAG: accordo m5s-pd, m5s, Pd
CAT: Partiti e politici

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