I pretoriani di Matteo? Sono i verdiniani, ma sono già pronti al dopo-Renzi

16 Maggio 2016

La proposta che la scorsa settimana Ala (Alleanza liberal popolare – Autonomie), il gruppo parlamentare creato da Denis Verdini, ha avanzato sulla prescrizione, con una corsia preferenziale per i reati contro la pubblica amministrazione, e quindi di fatto un accorciamento dei tempi di scadenza, dimostra come ormai di fatto gli uomini e le donne di Verdini facciano a pieno titolo parte della maggioranza di governo. Una proposta che non nasce per caso, ma è figlia della partecipazione del senatore verdiniano, Ciro Falanga, al vertice di maggioranza sulla giustizia che si è tenuto tempo fa in Via Arenula alla presenza del ministro Orlando. Appuntamento servito a stendere le linee guida sui provvedimenti sulla giustizia da parte delle forze di governo proprio nel momento in cui si è riacceso, violentissimo, lo scontro tra magistratura e politica. Lo scambio al vetriolo tra Piercamillo Davigo, neo presidente dell’Anm, e Matteo Renzi, unito ai provvedimenti giudiziari nei confronti di esponenti politici (arresti o anche solo indagati) del Pd e – assoluta novità – del M5S, sembra tele trasportarci  come in Star Trek direttamente nei mesi del 1992 e 1993, il periodo più caldo di Tangentopoli. Se davvero è il tempo di un nuovo scontro tra politica e magistrati, il premier nonché leader del Pd su questo fronte potrà contare anche sul soldato Verdini, abituato da un quindicennio berlusconiano a combattere in trincea contro le toghe. Non in teoria, ma nella pratica, visto che può vantare sei procedimenti a carico, ultimo un rinvio a giudizio in aprile per il crac del Giornale della Toscana.

Anzi, nei corridoi di Palazzo Madama si sussurra che sia stato proprio Verdini a suggerire a Renzi di assumere un atteggiamento più soft e di rinunciare allo scontro frontale con i magistrati. “Nel fare la guerra ai giudici loro hanno tutto da guadagnare, noi tutto da perdere”, è il mantra che da anni Verdini va ripetendo, a Berlusconi, prima, e a Renzi, adesso. L’ex azzurro l’ha detto al premier e l’ha ripetuto a Luca Lotti, il sottosegretario alla presidenza del consiglio cui Denis affida i suggerimenti da recapitare al leader Pd. Verdini parla a Lotti perché Renzi intenda.

Ma quello della giustizia non è l’unico terreno in cui l’ex banchiere fiorentino non farà mancare il suo sostegno all’ex sindaco di Firenze in questa seconda parte di legislatura. Oltre a dar man forte al governo in Parlamento grazie ai suoi 20 senatori e 9 deputati, il supporto verdiniano si farà sentire nei prossimi mesi sui due appuntamenti più importanti per l’ex rottamatore: le elezioni amministrative di giugno e il referendum costituzionale di ottobre.

Alle Amministrative Ala sarà con il Pd e il suo peso si farà sentire soprattutto in Campania, regione da cui proviene la maggior parte dei suoi parlamentari. Napoli, per esempio, è l’unica città dove i verdiniani hanno presentato una lista propria in appoggio a Valeria Valente del Pd. Regista dell’operazione il senatore Vincenzo D’Anna. Ma anche negli altri comuni al voto in quella regione gli uomini di Denis non faranno mancare il loro sostegno ai candidati dem. Scendendo più a Sud, altra roccaforte verdiniana è Cosenza: qui Ala, con una lista civica, appoggia il candidato Pd Aldo Guccione grazie al lavoro di Giacomo Mancini junior – nipote dell’omonimo esponente socialista – e del deputato Pino Galati, che proprio qui ha la sua roccaforte elettorale. Qui proprio ieri è sceso a comiziare lo stesso Verdini. “Per noi le elezioni saranno una verifica, vogliamo testarci su alcuni territori e vedere come rispondono gli elettori”, ha detto l’ex forzista durante un incontro della sua lista a sostegno di Guccione. Risalendo lo stivale, eccoci a Grosseto, dove Ala ha dato vita a una lista civica – Passione per Grosseto – a supporto del candidato dem, Lorenzo Mascagni. King maker dell’operazione è Gianni Lamioni, coadiuvato dal fedelissimo di Denis, Massimo Parisi, e dall’ex sindaca di Castiglion Della Pescaia, Monica Faenzi. In altre città, invece, Ala non presenta liste sue e nemmeno civiche collegate, ma appoggia candidati “vicini” all’interno di liste altrui. E’ il caso di Torino, Milano e soprattutto Roma, dove Ignazio Abrignani vanta un bel pacchetto di voti da indirizzare a una decina di persone sparse nelle varie liste in appoggio a Roberto Giachetti. “Noi abbiamo fatto una scelta e stiamo col Pd di Renzi, lo sosteniamo ovunque è possibile, non come Alfano che hanno fatto alleanze a macchia di leopardo, un po’ con Renzi e un po’ con Berlusconi”, spiegano un gruppetto di deputati di Ala, chiacchierando nel Transatlantico di Montecitorio.

Già, ma cosa ci guadagnano da tutto ciò questi novelli pretoriani di Renzi? “Il nostro è un percorso che darà i suoi frutti nel medio-lungo periodo. Il premier conosce la nostra affidabilità. Il resto verrà da sé. Noi crediamo in lui per far ripartire il Paese”, continuano. “Se i senatori di Ala votano per dare più solidità all’azione di governo, non è scorretto dire che siamo in maggioranza, ma sul piano politico è improprio. Non abbiamo sottoscritto alcun patto se non quello di votare ciò che riteniamo utile al Paese”, ha ribadito ieri Verdini. Ma non si può affatto escludere che nel prossimo autunno, se Renzi vincerà il referendum, per i verdiniani possano aprirsi le porte del governo, magari con un viceministro o un sottosegretario.

E infatti il presidente del consiglio potrà contare sui suoi novelli pretoriani anche in vista della sfida più difficile, quella appunto del referendum, dove Renzi si giocherà tutto. Anche in questo caso Denis è pronto a dare una mano organizzando, nei suoi luoghi di maggior penetrazione territoriale (Toscana, Lazio, Campania e Calabria) comitati per il Sì. Mettendo a disposizione uomini e mezzi, e tutto il suo know-how di esperienza elettorale. Perché se fino a qualche tempo fa la vittoria del Sì sembrava scontata, ora non è più così. Non foss’altro per il fatto che il No attirerà il voto di protesta anti-renziano. Quindi, sul campo, ci vuole anche gente esperta. Mister Wolf è pronto a dare una mano. Tanto lui cadrà sempre in piedi: se vincerà il Sì, continuerà a sostenere Renzi; se prevarrà il No, i boatos parlamentari raccontano che Denis darà la sua disponibilità a entrare in una maggioranza a sostegno di un governo di unità nazionale per portare il Paese alle urne. Intanto, però, sta perfettamente a suo agio col giglio magico. “Stiamo aiutando il premier a liberarsi definitivamente della sinistra del partito. Realizziamo il vecchio sogno berlusconiano di mandare in soffitta i reduci dell’ex Pci. Vi pare poco?”, chiosano, strizzando l’occhio, i verdiniani.

TAG: denis verdini, elezioni, governo, Matteo Renzi, Pd, referendum
CAT: Partiti e politici

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