Il ritorno degli utili idioti
Tra le cose più curiose che la politica nostrana ci ha mostrato in questo confuso 2014, sicuramente un posto di rilievo è riservato alla infatuazione leghista per Putin e la Russia. Una tendenza trasversale all’interno del Carroccio che sembra apparentemente trovare il consenso di tutte le anime del movimento. Non esistono ragioni storiche, culturali, ideologiche per giustificare questo avvicinamento anche se nel corso dell’anno non sono certo mancati momenti di riflessione e approfondimento curati dai soliti maitres à penser vicini al movimento ex-padano con lo scopo appunto di trovare elementi di vicinanza e di ineludibile convergenza nel nome della geopolitica. E’ stata pure costituita da persone vicine alla Lega una associazione culturale dalle attività e obiettivi non sempre noti, ma facilmente immaginabili. Tale deriva russa si è manifestata dopo la svolta a destra di Matteo Salvini e il conseguente allineamento sulle posizioni lepeniste, nazionaliste, antieuro ed antieuropee. Tutt’altra cosa rispetto a quanto abbiamo assistito nel recente passato nel Carroccio, basti ricordare l’appoggio all’indipendentismo catalano, ormai dimenticato dai leghisti, ma ai tempi una forma di lotta prediletta dagli indipendentisti di casa nostra, indipendenza dalla Spagna in quel caso, ma fortemente all’interno dell’Europa che sicuramente è in crisi istituzionale, da rinnovare, riformare, ma non da abbattere. Nella competizione mondiale est-ovest, la Lega e i movimenti di destra scelgono l’est, non certo per difendere le economie dei rispettivi paesi dai rischi e dalla destabilizzazione create dai dazi e dai costi volatili dell’energia, ma semplicemente per motivi ben più prosaici. E’ nota la sponsorizzazione putiniana della Le Pen, qualcuno dalle parti di via Bellerio forse spera nello stesso trattamento, ma al momento non ci sono evidenze in merito. Si potrebbe poi aggiungere che la nuova Lega Nazionale posizionata a destra non abbia certo interesse e credibilità per ospitare o appoggiare idealità libertarie e liberali e quindi non le resta che inventarsi una storia russa pur di compattare ideologicamente un movimento che non può e non potrà più contare sui tradizionali cavalli di battaglia di bossiana memoria. Per ora il giochino di difendere Putin e la Russia dalla aggressione della cattiva Europa ha gioco facile sulle anime semplici degli elettori della nuova Lega nazionale, su chi ha bisogno sempre di un nemico per votare qualcuno, ma è una linea politica che mostra già la corda, tant’è che ora si preferisce parlare di fisco, di immigrazione, di Renzi piuttosto che avventurarsi sulle sabbie mobili della geopolitica. Per i più raffinati o per chi è abituato a sopravvalutare i leader politici, la questione è derubricata semplicemente a lobbying, una lettura del fenomeno non certo peregrina, è noto infatti l’attivismo in tal senso degli oligarchi di Mosca in giro per l’Europa.
Parlando recentemente con un amico vicino di casa, un russo, milionario, con attività svariate in giro per il mondo, sede in Milano centro, non mi sono lasciato perdere l’occasione per chiedergli cosa ne pensasse di Salvini, della Lega, delle destre che appoggiano Putin. Ricevo una risposta lapidaria: la Russia, fin dai tempi dell’Urss, da Lenin in poi ha avuto sempre bisogno di utili idioti in occidente, che ingenuamente o per interesse, hanno fatto il gioco delle oligarchie moscovite. Il passato evidentemente si ripete.
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Un commento
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quando Bush annunciò l’imminente guerra in Afghanistan, il mio vicino di casa leghista espose la bandiera americana; rimase piantate nel suo ‘backyard’ per mesi. Apprezzava l’interventismo che non ammette mediazioni, come forma estrema di quell’avercelo duro che fece la fortuna mediatica di Bossi. Credo che con Putin abbia luogo qualcosa di simile: apprezzano l’uomo forte, padrone della patria, che se ne frega dei trattati e degli spiragli di mediazione..