Jeremy Corbyn nuovo leader, il Labour Party vira a sinistra

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12 Settembre 2015

Solo fino a pochi mesi, nessuno avrebbe pronosticato il risultato di questa mattinata: Jeremy Corbyn è stato eletto leader del Partito Labourista Inglese. Corbyn ha ottenuto la maggioranza assoluta – il 59,8%, ovvero a circa 250.000 voti – evitando il ballottaggio. Staccati, e notevolmente, gli altri tre candidati: Andy Burnham, dato per favorito fino a due mesi fa, ha ottenuto il 19%, Yvette Cooper il 17% e Liz Kendall il 4,5%, secondo i dati resi pubblici dal Partito Labourista.

Quella di Corbyn, però, non è stata una cavalcata trionfale, ma una corsa a ostacoli in cui il nuovo leader era partito come “no-hope candidate” e vittima sacrificale della sinistra del Partito, in minoranza da quando Blair prese le redini nel 1994. La stessa candidatura di Corbyn era in serio rischio, poiché è riuscito a trovare 35 parlamentari che lo sostenessero, come da regolamento, solo il giorno prima della scadenza per le presentazioni della candidatura. Nessuno infatti osava sfidare la maggioranza blairista. Nemmeno i membri del suo staff, 20, pensavano di avere qualche chance. Curioso l’aneddoto, riportato dal The Guardian, secondo cui la collaboratrice personale di Corbyn, Kat Fletcher, scommise per solidarietà 20 sterline sulla candidatura di Corbyn, quotata 1-100.

Da quel momento in avanti, però, il rappresentante della sinistra interna al Labour ha trasformato quella che era una sconfitta in partenza, in una clamorosa e netta vittoria destinata a cambiare la ventennale politica centrista del partito. I risultati delle votazioni, cominciate il 15 agosto e concluse i primi giorni di settembre, hanno incoronato senza appello Corbyn, trasformando la minoranza in maggioranza già al primo round.

Corbyn è riuscito in un compito che nessuno in Italia sembra in grado di sostenere: rivitalizzare una sinistra alternativa capace anche di governare. Trovare analogie con personaggi italiani appare difficile. Per età, cultura e storia politica assomiglia a Sergio Cofferati – il britannico ha vasto seguito tra i sindacati. Ma ha anche adottato una dialettica e uno stile più vicino al M5S, poiché si è prodigato per ripartire dal basso, dalle piazze, dalle periferie, evitando il marketing televisivo che aveva contraddistinto le passate elezioni labouriste e proponendo consultazioni Web per riavvicinare gli inglesi alla politica. “Fondamentalmente molte persone si allontanano dal processo politico quando i maggiori partiti non dicono nulla di differente su come gestire l’economia” ha dichiarato Corbyn durante la chiusura della campagna elettorale.

Un nuovo partito che si appresta a ricollocarsi a sinistra, sconfessando la politica economica e internazionale che lo aveva caratterizzato negli ultimi 20 anni. Corbyn è dichiaratamente anti-austerity e ha proposto una politica di taglio del deficit e aumento della spesa per sostenere la crescita: proposte che gli sono valse pesanti critiche da parte dei membri del suo stesso partito, con Andy Burnham, il principale sfidante, che ha definito un “disastro” l’eventuale elezione di Corbyn. Altre proposte riguardano l’istruzione (costi più accessibili e maggiori borse di studio), la politica estera (demilitarizzazione), l’accoglienza per i profughi di guerra e la nazionalizzazione delle infrastrutture strategiche e delle risorse.

L’elezioni di Corbyn non è l’unico indicatore della nuova pelle del partito: ieri il candidato di sinistra Labour Sadiq Khan – figlio di immigrati pakistani – si è aggiudicato nettamente il ballottaggio interno per concorrere alla carica di sindaco di Londra.

È ancora troppo presto per prevedere sviluppi epocali, poiché Corbyn è, al momento, solo Leader dell’Opposizione. Inoltre, alcuni parlamentari si sono rifiutati di fare quadrato attorno al nuovo leader per le troppe divergenze sul fronte economico e sociale. Le resistenze interne esistono e saranno ancora forti, ma la ricostruzione di una sinistra cancellata dall’uragano Blair negli anni 90’ è in atto e l’alternativa al Partito Conservatore appare più appetibile. Se Corbyn piace alla base Labour, molto dipenderà, per l’affermazione alle elezioni nazionali, dalla sua capacità di parlare con il ceto medio e attrarre nuovi voti da chi non crede più nella politica, come lo stesso neo-leader ha dichiarato più volte.

Le prime partite si giocheranno sulle elezioni comunali e delle contee, perché la legislatura guidata da Cameron è appena cominciata. Il nuovo corso britannico resta un cantiere aperto cui le sinistre europee guarderanno con interesse.

TAG: Corbyn, Gran Bretagna, Labour, politica
CAT: Partiti e politici

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