La farsa delle parlamentarie grilline e il sogno infranto dell’uomo qualunque
La favola è finita, ma non tutti vivranno felici e contenti. Tra esclusi eccellenti, candidati a loro insaputa e i tanti delusi del popolo dei senza arte né parte che pensavano di poter sbarcare il lunario ottenendo con qualche clic un posto da deputato o senatore, le parlamentarie del Movimento 5 Stelle (che si sono svolte sulla famigerata piattaforma Rousseau) hanno deluso migliaia di attivisti e simpatizzanti del partito della Casaleggio Associati che si sono visti escludere – senza alcuna spiegazione – dalla loro “corsa al potere”. Il loro sogno era quello di poter diventare ciò che odiano: quei “politici di professione” che – nel loro distorto immaginario – sono persone che non hanno mai lavorato in vita loro e che vivono mantenuti dalla comunità senza far nulla.
La memoria di molti deve essere andata a cinque anni fa, quando con pochi clic e forti di un risultato inaspettato, molti personaggi improvvisati si sono ritrovati a Montecitorio e a Palazzo Madama armati di apriscatole e di slogan letti sul blog di un comico da ripetere a memoria. Qualcuno avrà pensato: «Se ci è riuscita una come Paola Taverna per me sarà una passeggiata». Ma una passeggiata non è stata. Nelle segrete stanze della piattaforma Rousseau è infatti accaduto quello che accade un po’ in tutti i partiti: qualcuno ha operato una selezione. Il motivo di questo intervento, che con l’anarchia della rete c’entra ben poco, è facilmente intuibile e in parte è stato confermato anche da fonti interne allo stesso M5S: si è cercato di evitare candidature imbarazzanti di personaggi sopra le righe, teorici delle scie chimiche e dell’esistenza delle sirene, incalliti haters e disoccupati in cerca del “colpaccio”.
La scelta non stupisce affatto. In questi cinque anni il cartello nato con lo slogan “uno vale uno” è cambiato molto, sia nella forma che nella sostanza. Le nuove regole interne hanno dovuto fare i conti con i tanti guai giudiziari dei pochi sindaci eletti, da Virginia Raggi a Chiara Appendino, da Patrizio Cinque a Filippo Nogarin, per citare i casi più noti. E anche la scelta di designare come candidato premier il meno ortodosso dei parlamentari segna una forte “normalizzazione”. Luigi di Maio sembra più lo steward di un meeting di Comunione e Liberazione più che uno dei tanti urlatori di piazza dei “vaffa day” che furono.
Il fatto è che il Movimento 5 Stelle diventa sempre più un partito azienda e il sogno della “democrazia dal basso” si è ormai infranto sotto i colpi delle troppe figuracce e dei troppi fallimenti di questi anni. La Casaleggio Associati sa che il consenso ottenuto e mantenuto grazie a un abile lavoro di propaganda 2.0 deve ora essere distribuito senza commettere troppi errori e affidato il più possibile a persone fidate. Se poi ci saranno nuove defezioni (e ci saranno), magari dovute a qualche abile hackeraggio, sarà un buon pretesto per limitare ancora di più l’influenza del “popolo della rete” e poter decidere tutto in autonomia, senza ricorrere troppo agli imprevedibili clic.
Sia chiaro. Il problema della scarsa selezione delle classi dirigenti riguarda tutte le forze politiche, a cominciare dai partiti tradizionali. Ma il Movimento 5 Stelle aveva teorizzato e provato a mettere in pratica l’ascesa al potere dell’uomo qualunque, ovvero l’estrema negazione della figura stessa del politico. Ora torna sui suoi passi, ammettendo implicitamente il fallimento di quell’idea e selezionando – seppur con criteri e mezzi improvvisati – una sorta di personale politico.
L’uomo qualunque, che un tempo aveva confidato negli sketch di un comico per ottenere un posto al sole senza averne i meriti e sanare così la sua atavica invidia sociale, si ritrova ora a osservare a testa in su la nascita di una nuova élite a cui magari presterà ancora una volta il voto pur sapendo che non potrà mai far parte di essa, portandosi dentro l’eterna infelicità di chi da adulto continua a credere alle favole…
7 Commenti
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articolo pieno di bile… poverini
nader, forse esageri. Penso che tu voterai M5S. Io non voto da 5 lustri.
Il problema è che il M5S non è “l’uomo qualunque”. E’ composto e votato da alcuni milioni di cittadini che vogliono essere considerati tali e non da sudditi. Persone che vogliono cambiare sul serio questa società, soprattutto quella italiana, che continua ad essere dominata da caste privilegiate e corrotte, oltre che arroganti e rapaci.
Beniamino, 25 anni che non vota. E cosa ha ottenuto? Se la percentuale dei non votanti avesse un ruolo nel validare/certificare le elezioni, ovvero potesse invalidarle, magari quando fosse oltre il 50% +1 degli aventi diritto per costringere a riproporre programmi e/o cambiare i candidati da fare eleggere, potrei encomiarla per il contributo. Ma “sic stantis rebus” purtroppo questa passività di non azione non serve, se non ad una limitata effimera soddisfazione personale. Potrei essere d’accordo a non votare se questo agire fosse compatibile con una azione concreta, una sorta di bocciatura ai programmi/candidati oggi proposti dai partiti (tra l’altro credo del tutto costituzionale perché sinonimo di sovranità). Questo pensiero mi viene se analizzo quello che chiamo il “caso Ostia” , dove chi amministra oggi, a prescindere da chi, lo fa con solo il 16% dei consensi! E questa non è democrazia. Saluti MB
Sic stantibus rebus… ;-)
il solito deficiente di fabio salamida, un perfetto imbecille analfabeta e povero dentro come pochi. La sua frustrazione lo porta a scrivere (si fa per dire) solo ed esclusivamente contro l’unico movimento che vuole andar contro ad un sistema. Per mezzo secolo abbiamo avuto la peggior classe dirigente d’europa ma quel cretino di salamida, invece di prendersela con i colpevoli del disastro , si è specializzato nel trovar difetti al movimento cinque stelle. Neanche riesce ad immaginarlo un articolo costruttivo e pur di dare sfogo alla propria frustrazione, attribuisce ad altri caratteristiche appartenenti proprio ad egli stesso: incalliti haters e disoccupati in cerca del “colpaccio”…..
dando inoltre sfoggio di un qualunquismo che farebbe impallidire persino un borgataro di tor bella monaca. Non ragiona che sulla base di sterili etichette come quella ripetuta alla nausea del “comico” Ma non sai proprio dire altro ? Questo è un Paese talmente unico nella propria assurdità, che offre il palco alla mummia di berlusconi , un uomo totalmente ridicolo per il quale una domanda sorge spontanea : rebus sic stantibus …. ha senso affermare che il comico è Beppe Grillo ?