La presunta crisi dei 5 stelle non c’è

29 Ottobre 2018

Se ne parla ormai quotidianamente. Che sia per sperare in una loro débâcle elettorale o per tentare di scongiurarla, resta il fatto che da molte parti si fa strada l’ipotesi che il comportamento dei vertici dei 5 stelle stia minando le basi di consenso per il movimento. La sudditanza nei confronti di Salvini, il via libera per la Tap, i supposti condoni fiscali con tanto di “manina”, la riduzione quantitativa del reddito o delle pensioni di cittadinanza, la mancata risoluzione del ponte genovese, le sparate di Grillo. Tutte questioni che non vedono particolarmente brillare nel firmamento politico tutte le stelle del M5s.

Sarà davvero così, o invece il suo elettorato rimane fiducioso nella scelta operata alle scorse elezioni? Insomma: c’è vera crisi, o questa c’è soltanto negli occhi di chi guarda? Le indagini demoscopiche effettuate nel periodo post-elettorale hanno mostrato una iniziale tenuta (e, anzi, un leggero miglioramento) del movimento nei primi mesi, fino all’indomani dell’avvento del governo Conte, nello scorso giugno. Successivamente, i 5 stelle hanno patito effettivamente una lieve crisi di consensi nel momento in cui appariva chiaro che la forza trainante del nuovo esecutivo era di fatto nelle mani di Salvini e della Lega, più pronta come sappiamo a indicare e delinearne le linee portanti.

Una piccola ma significativa quota del suo elettorato è passata senza grossi ripensamenti alla Lega, manifestando una certa simpatia per il decisionismo salviniano nelle questioni sociali (immigrazione, sicurezza), a fronte di un approccio giudicato forse troppo tiepido dei vertici pentastellati. Da qui l’irresistibile ascesa dei favori leghisti, che raddoppiavano il risultato delle consultazioni politiche in pochi mesi.

E siamo a luglio. Da allora, nel periodo successivo, non si sono registrati ulteriori sommovimenti nelle dichiarazioni di voto. Tutti i sondaggi davano la Lega intorno al 30-32% contro una percentuale leggermente inferiore, di 2-3 punti, dei 5 stelle, tutto sommato in buona tenuta. Nelle ultime settimane, nonostante i problemi citati più sopra, non sono emerse particolari criticità nell’adesione (virtuale) al M5s.

Certo, gli attivisti pugliesi bruciano le bandiere dei traditori, un po’ di scontento di base sull’ammorbidimento di alcuni dei punti essenziali del programma esiste. Ma nel contempo alcuni potenziali disertori sottolineano la capacità dei leader pentastellati, e Di Maio in particolare, di saper fare i conti con un opportuno ”principio di realtà”, senza rimanere prigionieri di parole d’ordine non del tutto attuabili.

Dunque la crisi, almeno per ora, sembra non esserci realmente, al di là di poco significative frange di dissenso interno. Certo, si avvertono anche alcuni dissapori tra gli eletti. Ma, d’altra parte, pure questo andava messo preventivamente in conto: senza linee programmatiche definite, senza l’ideologia di fondo che caratterizza al contrario il partner di governo leghista, e con la presenza di tante anime nello stesso movimento, non tutto può essere condiviso. Ma i 5 stelle stanno mostrando finora, benché con qualche difficoltà, di saper tenere sufficientemente unito il proprio elettorato. Ed era una scommessa comunque piuttosto ardua da mantenere, vista l’inesperienza nei decisivi ruoli esecutivi di molti tra loro. Quella scommessa pare dimostrarsi vincente, almeno per il momento.

TAG: movimento 5 stelle
CAT: Partiti e politici

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