La prima partita la vince Renzi. Ma il campionato è lungo

1 Ottobre 2016

Chi ha vinto? Quanti voti si sono spostati? Queste le consuete domande che vengono rivolte agli esperti demoscopici all’indomani dei dibattiti televisivi, dei faccia-a-faccia tra i candidati o i rappresentati delle diverse fazioni politiche. Già. Se no, per quale altro motivo si farebbero questi dibattiti, se non per provocare qualche reazione nell’elettorato non così certo del proprio voto?

Hillary e Donald, Renzi e Zagrebelsky, Raggi e Giachetti, Sala e Parisi. Tutti si mettono in gioco nella speranza che la propria prova televisiva faccia cambiare idea a qualche avversario, o riesca almeno a portare dalla loro parte qualche indeciso. Non si fa per intrattenimento, sebbene sempre più questi programmi vengano chiamati con il termine di “infotainment”, cioè un po’ informazione e un po’ spettacolo.

Anche ieri sera, nel duello tra il Presidente del Consiglio ed il Prof costituzionalista, ad una piccola quota di spettacolo, quanto meno nelle prime fasi del confronto, abbiamo effettivamente assistito. Ed un’audience valutata quasi all’otto per cento conferma che una certa attrattività c’è stata, per almeno mezzoretta. Poi i duellanti hanno perso un po’ di verve e si sono attorcigliati su loro stessi, ripetendo spesso come un mantra le proprie parole d’ordine: si al cambiamento, da una parte, no al cambiamento pasticciato, dall’altra. Insomma, cose che un po’ si sapevano già…

Ma veniamo alle domande clou, quelle che aspettano una risposta decisiva, non certo per i risultati finali del referendum, ma almeno per alimentare un po’ di querelle “del giorno dopo”. Un piccolo esperimento svolto da un importante istituto di ricerca, di cui taccio il nome, cercava di capire se e in che misura il dibattito fosse riuscito a far cambiare idea ad un campione di telespettatori, convocati on-line appositamente.

Sebbene non statisticamente rappresentative dell’intero elettorato italiano, le loro impressioni hanno sottolineato un paio di cose già emerse in qualche commento. Prima di tutto, che Renzi si è dimostrato più capace di Zagrebelsky nel comunicare il proprio messaggio, senza risultare troppo spocchioso nei confronti del rappresentante dei “parrucconi”, soprattutto nella prima fase. Poi, alla lunga, il professore è riuscito a recuperare qualche punto sul suo avversario, nell’analisi puntuale della riforma, sebbene con un pizzico di noia ulteriore.

Infine, circa il 10% ha ammesso di aver cambiato idea sul proprio voto, dopo la visione della trasmissione, la maggior parte passando dal No al Si; ed un altro 10% si è convinto di recarsi alle urne, in questo caso in quote abbastanza simili tra le due scelte.

Dunque questi dibattiti servono? Producono effetti duraturi sull’elettorato? Le analisi svolte spesso nel corso degli anni ci suggeriscono una risposta semplice: tendenzialmente no. Una singola trasmissione non può avere riscontri che riescono a sedimentarsi nel tempo. Ma se il numero di dibattiti aumenta, e se le competizioni evidenziano più volte il predominio dialettico di una parte sull’altra, il risultato sarà che il clima di opinione che si crea diventa essenziale per la scelta di voto dei cittadini chiamati alle urne.

Anche se l’audience non è eccelsa, il passa-parola, l’interazione con amici, parenti e conoscenti, i riflessi sui media e nella rete producono un effetto che si amplia e stabilizza nel tempo, generando appunto un clima di opinione favorevole a quella parte.

Ieri sera abbiamo registrato un piccolo tassello a favore del Si, ma giusto un piccolo provvisorio tassello, che non basta ovviamente ad indirizzare il voto. Vedremo cosa accadrà nei prossimi appuntamenti. Ma quel che è certo è che i sostenitori del No dovranno scegliere meglio i propri rappresentanti, per invertire questa minima iniziale tendenza.

TAG: referendum
CAT: Partiti e politici

4 Commenti

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  1. giancarlo-anselmi 8 anni fa

    Personalmente, essendo a favore del SI, auspico che i Travaglio, i Brunetta, i D’Alema e i Professori continuino ad apparire in TV. Le sguaiate e volgari performances di Travaglio, le rancorose e sarcastiche argomentazioni di D’Alema, le clownesche esibizioni di Brunetta e la composta immobilità del prof. Zagrebelski, sono tutte a favore del SI.

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    1. evoque 8 anni fa

      Anche se io rifuggo questi dibattiti come fossero la peste, sono d’accordo con quel che scrivi. E poi anch’io sono per il SI’…-‘)

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  2. mabau-smart 8 anni fa

    beh, d’altronde dai fautori del “piutost de nient, a l’è mei piutost” (di fantomatica saggezza popolare, che si deve rispettare, ma fortemente generalista) non posso che leggere commenti poco rispettosi per una schiera enorme di oppositori, a cui dovrebbero essere citati anche costituzionalisti affermati che spiegano molto bene, senza essere sguaiati, volgari, rancorosi, sarcastici, clowneschi, immobili, MA semplicemente P R O F E S S I O N A L I, come questa riforma sia da fare abortire. Prima di prendere posizioni, non bisogna essere condizionati da politici e giornalisti (sempre di parte, anche se le parti sono ben rappresentate, da Dx a Sx, negli schieramento pro NO), ma analizzare cosa gli esperti dicono. Senza rancore, stando sereni…

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    1. mabau-smart 8 anni fa

      errata corrige: è sparito un verbo dal mio testo originario, che provvedo ad inserire, per buona pace della sintassi: “a cui dovrebbero essere AGGIUNTI e citati anche costituzionalisti affermati….”

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