Tra Imu e Tasi, il Pd di Renzi è l’erede ufficiale di Forza Italia

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26 Agosto 2015

È proprio vero che quello che conta sono i voti e per ottenerli bisogna raccontare le balle più grosse.

Il premier nominato Renzi non è da meno ai suoi predecessori o, forse, sarebbe meglio dire che non è da meno al suo maestro Berlusconi.

Ancora ieri all’incontro aggregativo di CL ha ribadito l’intenzione di tagliere IMU e TASI. Questa volta, la notizia “vera” è che ha rilanciato, non una tassa, bensì due. Vuole fare meglio del maestro e vuole essere più originale delle scorse settimane, dove l’annuncio non ha prodotto un vantaggio nei sondaggi.

A parte questi piccoli dettagli, qualcuno, forse vicino a lui, dovrebbe ricordargli che sono due tasse locali e che altri politicanti hanno già abolito e reintrodotto con nomi diversi. Negli ultimi dieci anni hanno cercato di toglierle, ma non sono state mai abolite proprio perché per un Comune non è possibile sopravvivere senza.

Ci sono due elementi da considerare quando si vuole fare politica seria:

  1. non si dovrebbero prendere risorse dai Comuni, i quali non possono sopravvivere se non alzando le addizionali comunali oppure introducendo altre tasse, magari legate alla casa o sullo “sporco” ma con nomi diversi dagli attuali
  2. attuare una politica economica e fiscale a vantaggio della collettività e non messaggi propagandistici per i sondaggi

chi è al potere, vuole capire che la politica non è fatta solo di sondaggi e di poltrone? Non si specula sulle persone attraverso anche una discontinuità della politica fiscale.

La riduzione o eliminazione dell’IMU e della TASI porterebbe soltanto problemi ai Comuni, che sono già stretti in termini di budget e molti di essi sono sull’orlo del fallimento, ma soprattutto chi se ne avvantaggerebbe ? soltanto proprietari immobiliari e soltanto a livello di nucleo familiare per un importo anche abbastanza ridotto.

Se si pensa ad alcuni comuni, dove già l’IMU per alcune categorie di case o di reddito non sono soggetti, quale beneficio fiscale avrebbero questi cittadini? Ovviamente negativo, perché per coprire un taglio di questa portata, i comuni aumenterebbero le addizionali comunali che colpirebbero tutti, sicuramente i lavoratori dipendenti, in quanto le addizionali sarebbero trattenute direttamente dal sostituto d’imposta, appunto l’azienda.

Ci sarebbero altre imposte che il governo seriamente dovrebbe considerare di tagliare, come per esempio il ripristino dell’IVA al 20% dove porterebbe vantaggi sostanziali all’economia nazionale e tutti avrebbero un vantaggio in termini di potere di acquisto con possibile ripresa delle vendite. Oppure riduzione dell’IRPEF, dove ne trarrebbero vantaggio tutti, o almeno chi paga le tasse. Oppure riduzione o eliminazione della patrimoniale sui depositi, che a mio parere è anche incostituzionale (art. 47), oppure ridurre il debito pubblico, che è assolutamente fuori controllo.

È proprio vero che il PD non è più il vero PD che sarebbe dovuto essere, ossia una realtà socialdemocratica rivolta ad un elettorato e popolo del centrosinistra. Adesso è ufficiale che si tratta dell’erede di Forza Italia, un partito della nazione con quasi le stesse persone e con gli stessi slogan e con lo stesso vincente antirenzismo manifestato dalla sinistra.

TAG: tasse
CAT: Partiti e politici

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