Le matrioske della democrazia

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27 Aprile 2016

Aprire la grande matrioska della democrazia a volte non basta, ed è necessario, dopo un certo tempo, aprire anche le matrioske più piccole per sapere cosa pensano di un possibile accordo i votanti di un singolo partito, i sostenitori di un determinato movimento. Il corpo elettorale nel suo intero si è già espresso, ma non è possibile ricavare, da quell’espressione, una risposta ai tanti problemi che possono segnare di volta in volta il destino di un popolo, e così, un pò per guardarsi le spalle, un pò per prendere lo slancio, i capi consultano la base in un esercizio di democrazia supplementare.

È successo l’anno scorso in Grecia, quando Tsipras minacciò di consultare la base di Syriza prima di firmare l’accordo con la UE che avrebbe segnato i passi del suo governo, ed è accaduto in Germania nel 2013, quando la SPD sottopose a votazione interna l’accordo che aveva stretto con la CDU di Angela Merkel. La scelta del primo ministro e delle relative politiche di governo è stata dunque lasciata nella mani di cittadini schierati e partecipanti.

È accaduto recentemente anche in Spagna, dove Podemos ha chiesto se doveva accordarsi o meno con il PSOE ai suoi simpatizzanti, benché in quel caso non ci fosse alcun accordo programmatico su cui votare, avevano per così dire abbassato la posta: Volete davvero che appoggiamo un governo moderato, come ci consigliano i giornali? Non è meglio proseguire per conto nostro, come vi diciamo noi? Era come chiedere a un bambino se avesse ragione il babbo o il patrigno.

Questi referendum interni, in effetti, funzionano con scoraggiante puntualità: non si è ancora registrato alcun caso in cui la volontà degl’iscritti collida con quella dei capi. In Grecia, Tsipras è uscito più forte di prima dal confronto; in Germania, Sigmar Gabriel festeggiò insieme al 76% dei SÌ anche il nuovo incarico a Ministro dell’Economia e dell’Energia; mentre in Spagna Pablo Iglesias ha inaugurato la campagna elettorale addirittura prima dello spoglio dei voti: le bamboline più piccole riservano, a quanto pare, sorprese microscopiche.

In Italia non è ancora accaduto, e non ci siamo neppure andati vicino, ma l’ultima volta che se ne parlò fu nel 2013, quando il Movimento 5 Stelle doveva decidere se appoggiare o meno la nascita di un esecutivo PD. In quel caso Grillo e Casaleggio presero le parti dei simpatizzanti, e decisero per conto loro: si sa che per le bambole di legno gli umili hanno sempre avuto un debole.

In effetti si ha l’impressione che, una volta scelto il segretario con un meccanismo di partecipazione democratica (anche rappresentativa va bene), questi dovrebbe poi essere capace di sbrigarsela da solo, o almeno non ricorrere all’ombrello dell’appoggio plebiscitario se non in casi di drammatica incertezza.

Ma sono sempre più alla mercé del vento che tira, questi capofila scelti da basi così partecipative che potrebbero rimproverargli, nel caso in cui qualcosa non gli piaccia, di non averle fatte partecipare abbastanza. Assistiamo pertanto, più che all’esplicitazione di una strategia politica, al suo accenno, senza specificare come, con chi e in che modo potrebbe essere ottenuto un risultato diverso (se non migliore). Il timido abbozzo di un cammino da percorrere è pronto a esser rinnegato, se non riceverà un numero sufficiente di I like.

C’è anche chi a queste pratiche non si sottomette, convinto d’interpretare sempre e comunque bene quel che piace al popolo. In qualità d’insiemi più piccoli della società che vorrebbero interpretare e dirigere, i partiti rispecchiano l’idea che ne coltivano, e così come ci sono partiti in cui si vota su tutto, ci sono anche partiti in cui non si vota su niente: è noto in effetti che il PCUS e Forza Italia non brillavano per la loro pluralità.

Si preferisca la prima o la seconda filosofia, è difficile pensare a progetti abbastanza solidi, oggidì, da superare anche una prima, eventuale, sconsigliatissima incomprensione tra chi segnala il percorso e chi dovrà subire i sacrifici necessari a percorrerlo.

 

TAG: democrazia partecipativa, movimento 5 stelle, referendum, SPD, syriza
CAT: Partiti e politici

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