Il giorno dopo, cosa rimane delle primarie del Pd? O meglio, del centro-sinistra? Una folla di cronisti, commentatori, politici, blogger, minoranze interne al partito e maggioranze delle altre formazioni politiche, uniti nelle critiche. Che sono le seguenti, a seconda dei casi.
1. Il popolo delle primarie non ci crede più: scarsa affluenza alle urne.
2. Le truppe cammellate vengono pagate per andare a votare.
3. Renzi si fa aiutare da Verdini per far passare i propri candidati.
4. Il doppio ruolo premier-segretario di Renzi fa disamorare gli elettori del Pd.
5. La svolta centrista del partito favorisce i candidati di centro e snatura la vera anima dei democratici.
6. C’è forte rischio di inquinamento: cinesi, rom, disoccupati napoletani, rumeni, ecc.
7. Aggiungete a penna qualche altra vostra critica…….
Tutto vero o, quanto meno, tutto verosimile. Le critiche ci stanno. Alla prova dei fatti, forse, l’entusiasmo dei primi anni di primarie è venuto un po’ a mancare. Però, però. In ogni occasione, anche nel passato, le critiche sono piovute per queste o altre ragioni. Non c’è una regolamentazione decente, c’è la possibilità di votare più volte, si gonfiano i numeri perché non esiste un controllo effettivo dei partecipanti.
Insomma, sono primarie del Pd, o dell’area di centro-sinistra. Saranno anche fatti loro se non regolamentano a sufficienza questo tipo di elezione. Non lo fanno forse per poter far vincere chi gli pare? Intanto le cose funzionano, bene o male, da più di un decennio. Nessun’altra forza politica è capace di organizzare una cosa del genere, né ha la trasparenza necessaria per lasciare che i candidati vengano scelti dai cittadini, e non dagli uffici politici. E si tratta ogni volta di decine di migliaia di elettori che, al di là di qualche scemenza locale, fanno a volte lunghe code per poter decidere.
Si è parlato molto di Roma e di Napoli, in questi giorni, e con molte ragioni. Sono le città più importanti, e sono accaduti anche fatti poco simpatici, qua e là. Ma si è votato anche a Bolzano, a Trieste, a Grosseto, a San Benedetto del Tronto, a Battipaglia, a Benevento, a Monserrato, a Castellarano, e in tanti altri comuni sparsi in tutta la penisola. A Milano si è votato un mese fa, in altri posti si voterà tra qualche settimana. E’ un metodo ormai acquisito perché gli elettori di centro-sinistra decidano loro con che candidato andare alla competizione comunale. Ma anche per le regionali, e per le politiche nazionali.
A volte l’affluenza è alta, altre volte è più bassa. Dipende dalla posta in gioco, dal momento politico specifico, dalla voglia di cambiar faccia alla città (come a Milano nel 2010), oppure dal possibile disamoramento di una parte di elettori (come a Roma quest’anno). La storia delle primarie è ormai sedimentata in quell’area politica, anche se la cronaca, a volte, offre qualche elemento negativo su cui puntare la critica degli opinionisti. Ricordate Milano? I cinesi inquinano le elezioni! O la stessa Roma: gli elettori di Verdini faranno vincere Giachetti (ma quanto saranno mai, gli elettori di Verdini nella capitale?).
Però, nonostante tutto, il popolo di centro-sinistra ci va, a votare. Gli altri elettorati, le altre forze politiche fanno ogni tanto cose simili. Si sa: i 5 stelle hanno scelto il loro candidato milanese in circa 500, quello romano in poco più, forse 3mila, ma non si sa esattamente. Il centro-destra non è ancora riuscito a organizzarne di decenti. Cosa sarà meglio, secondo voi?
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Le primarie vanno ben regolamentate e controllate. Vanno fatte. Il resto è aria fritta.
Obbligatorie? E chi le paga? Quale forza politica ha le risorse per garantirsi il rientro delle spese sostenute?
Dunque ,come cantava qualcuno tutto va ben?
30 mila o 50 mila votanti sono un numero davvero considerevole. Vogliamo pensare / far credere che tutti abbiano ricevuto quattrini in cambio di un voto preordinato? A me sembra un segnale positivo, un indicazione sulla voglia di partecipare che, al di là dei numerosi scandali, ancora tante persone conservano.
I cinquestelle, i diretti concorrenti, che cosa propongono invece?
A Milano votazioni, non on line, in un unico seggio con circa 300 partecipanti e la designazione della vincitrice grazie a 50 voti. E per conoscere il risultato sono dovuti passare 15 giorni. A Roma, cambio di programma, votazione on line, ma mistero sul numero dei votanti e sulle preferenze. E poi chi certifica la regolarità del voto nel caso dei cinquestelle? Semplice, il controllore che è anche il controllato.