L’improbabile politica impressionista del PD

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27 Luglio 2022

Enrico Letta dice di volere un PD che richiami i colori di Van Gogh! Bene, meglio rifarsi a un artista coi fiocchi che ripercorrere in maniera insopportabilmente flaccida un passato prossimo da mettere da parte una volta per tutte. Il dubbio sorge sulla conoscenza che l’irrealizzabile “compagno segretario” del più sostanzioso partito della sinistra italiana ha dello straordinario pittore olandese. Per meglio dire, Letta conosce i risvolti dialettici della sua frase a effetto? Sa del significato autentico della metafora che ha divulgato, o gliene attribuisce uno improprio? Una forza politica perpetuamente in divenire, che ha tranciato con apparente disinvoltura ogni legame con la sua tradizione più gloriosa e significativa, tanto che un pensiero di Gramsci o una posizione morale di Berlinguer striderebbero fortemente con la sua attuale linea di condotta: questo è il PD, un patrimonio culturale liquefattosi per assumere la forma dell’acqua e adattarsi alle linee e al peso specifico di un qualsiasi contenitore. E come l’acqua, il PD, una volta rinunciato alla sua solida configurazione, ha necessità di essere contenuto, delimitato e plasmato da un sistema di potere estraneo al dibattito e al confronto, sì da esistere in una forma incongrua che va modellandosi agli umori e alla volontà di chi l’ha predisposta all’imbottigliamento e ne dispone. Il PD privo di P (fosforo) e in versione H2O (acqua) riempie le otri del potere fine a se stesso, lasciando a secco la pianta dell’ideologia.

Pertanto, se Letta vuole aggiungere macchie di sfavillante impressionismo all’illustrazione politica del suo partito, chiuda quel laboratorio dilettantistico di acritici pensatori, disarmanti strateghi e impersonali dirigenti che ne costituiscono la guida. E promuova al suo interno anime e menti in grado di rappresentare in maniera consona la base ipercritica, cresciuta a dismisura rispetto al suo apice, sprofondato, ormai, in una sorta di sonnambulismo intellettuale che ha del grottesco. Via, se proprio egli è in cerca di estro per rivitalizzare il pensiero spento che caratterizza l’attuale centro-sinistra si disponga nei confronti della politica come Van Gogh verso la pittura! Questi modificava la realtà, alterandone alcuni tratti, i colori e la forma sull’onda della propria emotività. Ora chiedo: Letta ha la sensibilità, la giustezza, il piglio per ispirarsi a un grande artista per modificare una realtà che umilia fuori misura il paese e la stragrande maggioranza di chi lo abita? Se, per esempio, guardiamo alla “Notte stellata”, uno dei capolavori del magnifico Vincent, contempleremo gli astri che sembrano girare vorticosamente su sé stessi: incantano e, al contempo, inquietano. La domanda d’obbligo, a questo punto, è: Il PD può immedesimarsi davvero nel tormento dei sensibili e dei creativi per poter liberare una sofferta energia mentale e incantare? Naturalmente, gli amanti della bellezza pura vedrebbero di buon grado l’ingresso del giallo-luce e le pennellate rivelatrici di Van Gogh in una politica altrettanto limpida. Sarebbe la più naïf delle contaminazioni di questo nuovo secolo!

 

 

TAG: enrico letta, Pd, politica italiana, van gogh
CAT: Partiti e politici

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