L’incoerenza dei politici e quella dei loro elettori

18 Febbraio 2024

È forse Matteo Salvini l’emblema più riconosciuto dell’incoerenza nel tempo delle proprie opinioni, l’uomo politico che più si è rimangiato affermazioni apodittiche su molti argomenti. Nel corso dell’ultimo decennio, sono state parecchie le idee da lui espresse su alcuni temi che verranno completamente ribaltate dopo poco tempo. Tra i numerosi ultimi esempi, quello sul ponte sullo Stretto: pochi anni orsono il segretario leghista si era dichiarato fermamente contrario alla sua costruzione, mentre da qualche mese continua – ai giorni nostri – ad esserne il principale sponsor. Ancora più ravvicinato nel tempo il cambiamento di opinione sull’abbassamento dei limiti di velocità nelle grandi città: giusto un anno fa ha indicato come prima cosa “l’implementazione di zone 30”, al fine di “mitigare le differenze di velocità esistenti tra pedoni e traffico motorizzato”; oggi si scaglia in maniera veemente contro Bologna, in particolare, paradossalmente rea di aver aderito e applicato proprio la sua direttiva.
Un comportamento che somiglia molto allo stesso trasformismo della Lega, tempo fa soltanto “Nordista” e con una netta ostilità nei confronti della destra estrema e neo-fascista, oggi divenuta una “Lega Nazionale” dialogante, se non addirittura coalizzata, con tutte le forze politiche europee di quell’area. Come ha argomentato recentemente il suo fondatore, Umberto Bossi, con Salvini la Lega ha abbandonato il suo imprinting originario ed è diventata la copia meno fortunata di Fratelli d’Italia, ma dovendo scegliere tra la copia e l’originale, “un elettore chi vuoi che voti?”. E lui soffre, a vedere una Lega di estrema destra.
Ma ammettiamo pure che un leader politico possa mutare opinione su una serie di argomenti, spesso difendendo questo mutamento con l’idea che soltanto gli stolti non cambiano mai idea, il che è tutto da dimostrare, peraltro. La cosa però interessante, e forse un po’ preoccupante, è che nel tempo anche il suo elettorato tenda poco alla volta ad uniformarsi anch’esso alla “nuova” opinione che professa il suo partito o il suo segretario.
Gli esempi che si possono fare sono alquanto indicativi, e non riguardano soltanto Salvini e il suo partito, ma anche molte delle altre forze politiche. Il Partito Democratico, ad esempio, quando nel 2019 venne ratificato il Reddito di Cittadinanza, votò a sfavore con dichiarazioni molto pregnanti e sdegnate, come se fosse un’elemosina di stato; poi nell’ultimo anno, quando il governo Meloni lo abolì, si schierò al contrario contro l’abolizione, anche in questo caso con prese di posizione molto sdegnate. Ebbene, l’elettorato del PD nel corso degli ultimi tre-quattro anni ha progressivamente mutato anch’esso il proprio pensiero, passando da un livello di favore per il reddito di cittadinanza del 25% (2020) all’attuale 70% (2023). Non è certo il solo a venir condizionato così fortemente dalle giravolte dei vertici di partito.
Il caso più eclatante è certamente quello degli elettori di Fratelli d’Italia, da sempre contrari – con una maggioranza vicina al 65% – a restare nella UE e nell’orbita Euro, ma approdati dopo la svolta atlantista ed europeista di Giorgia Meloni alla rapida accettazione di entrambi gli obiettivi. Una situazione molto simile a quella dei simpatizzanti per il Movimento 5 stelle, protagonisti di una veloce trasmigrazione dal No-Euro al Sì-Euro, sebbene rimanga ancora qualche remora, nel 20-25% degli attuali votanti di Giuseppe Conte.
Una situazione come si è visto abbastanza paradossale: se i leader politici cambiano spesso idea per motivi più che altro tattici o strategici, non certo per profonde conversioni, rimane piuttosto difficoltoso comprendere queste stesse ri-conversioni in cittadini, uomini e donne, che non sono chiamati a rispondere in prima persona a progetti o alleanze tra le forze politiche che a volte “impongono” queste micro-rivoluzioni di pensiero. È come se gli elettori non avessero maturato opinioni nel profondo e, solamente, si adeguino a ciò che per loro decidono i loro partiti di riferimento: una volta, si diceva che questi ultimi “dettavano la linea” cui occorreva adeguarsi, rinunciando alle proprie idee, se per caso ci fossero state.
Insomma, pare che l’unica fedeltà che pare irrinunciabile sia quella legata alla propria squadra di calcio. Tant’è: l’unica fede che non muore mai.

Università degli Studi di Milano

TAG: fiducia nei partiti
CAT: Partiti e politici

Un commento

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  1. massimo-crispi 2 mesi fa

    È esattamente come lei scrive, perché l’elettore medio italiano è una pecora. Non ha un’opinione, vota secondo gli umori, segue la corrente principale e si lascia incantare dalle promesse, soprattutto economiche. Senza pensarci su tanto. Piove, governo ladro.
    Infatti è più interessante prendere in considerazione l’elettore che si rifiuta di votare, cosa che difficilmente i politici fanno anche perché, proprio i nostri attuali politici, un po’ tutti, non sanno come sedurre quest’elettorato fantasma.

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