La destra italiana? Sogna la Francia e le manca tanto Silvio

7 Dicembre 2015

La destra, dunque. Dopo la magnifica vittoria francese, è possibile pensare che una cosa del genere possa accadere anche nel nostro paese? I sondaggi più recenti sembrerebbero escluderlo, per due motivi sostanziali: il primo legato al sistema di voto, il secondo al tipo di offerta attuale ed alla sua forza. L’Italicum, come molti sapranno, non permette una vittoria al primo turno se non sopra al 40% dei suffragi, ed il ballottaggio è limitato alle prime due formazioni politiche. In Francia, al contrario, sia nelle recenti “regionali” che nelle politiche, l’accesso al secondo turno è consentito a tutte le formazioni che superino una certa percentuale, non particolarmente elevata (10% o 12.5%). Può capitare dunque che la destra di Le Pen possa vincere in molte “regioni” o molti collegi. Da noi solo una destra unita (Forza Italia + Lega + i Fratelli) potrebbe arrivare a giocarsi le proprie chance in un ballottaggio. Ma un’unità dell’intera area è altamente improbabile.

I tre partiti che popolano il centro-destra italiano hanno scarsissime probabilità di fondersi, anche provvisoriamente, in un’unica formazione, causa una sostanziale perdita di consensi collettiva, viste le defezioni che deriverebbero dagli elettori di ciascun partito. Un elettore (ancora) di Forza Italia non può concepire una fusione con la Lega; ancor meno può accadere il contrario. E dunque, nel caso di un CD unito, una quota considerevole delle attuali adesioni alle 3 formazioni la diserterebbe, cercando altri lidi. La sola possibilità di andare al ballottaggio, per loro, dovrebbe considerare un cambiamento della legge elettorale, in cui fossero le coalizioni ad accedere al secondo turno, e non i singoli partiti. Impossibile, oggi.

D’altra parte, la forza ed il livello dei consensi di ciascuno dei tre partiti, anche considerando allarmi ancora più inquietanti, non riuscirebbe ad arrivare alle percentuali francesi. La Lega sconta il suo storico radicamento nordista, e nonostante Salvini cerchi disperatamente di ricrearsi una verginità meridionale, anni di slogan contro il sud non possono essere facilmente dimenticati. Anche dopo i tragici fatti parigini, la forza leghista non riesce, né riuscirà, a superare il 20% dei consensi. Strada chiusa, quindi. Forza Italia vive una spirale regressiva molto evidente, e l’avanzare di età del suo leader non permetterà importanti incrementi nei prossimi mesi. Prima che si trovi un nuovo referente, alla sua altezza, passerà molto tempo. Troppo, per poter tornare velocemente ai livelli del decennio scorso.

I Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni avrebbe la possibilità, in via teorica, di proporsi come un Front National italico, ma lo spessore politico di questa formazione è ancora troppo fragile, e incerto l’appeal della sua leader. Forse, in un futuro remoto, qualcosa potrebbe migliorare, ma gli attuali consensi per il partito stentano a superare il 5%, anche nelle più favorevoli rilevazioni demoscopiche. Anche da questo lato paiono quindi altamente improbabili successi oceanici alla francese.

Ed è allora un “peccato”, dal loro punto di vista, che non ci sia nel nostro paese un partito, un leader universalmente riconosciuto, una formazione politica che riesca a capitalizzare tutte le paure e le incertezze politico-religiose che stanno attanagliando anche molti dei nostri connazionali. Perché in quel caso, una vittoria del centro-destra sarebbe sicuramente possibile, forse addirittura probabile. Ma inventare un movimento politico, o un leader, che sappia coniugare efficacemente la gestione della paura con una riconosciuta capacità di governo non sembra facile, di questi tempi. Ci vorrebbe un nuovo Berlusconi, forse. Che non c’è.

TAG: destra, elezioni, matteo salvini
CAT: Partiti e politici

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