Da zavorra del Pd a eroe. La strana parabola di Ignazio Marino

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5 Dicembre 2014

Che si trattasse di un alieno lo si era capito da tempo. “Marziano” era l’appellativo con cui oramai veniva etichettato da chiunque. Ovviamente con accezione del tutto negativa, visto che extraterrestre in questo caso voleva dire alieno al palazzo, sprovveduto, analfabeta della politica, finito, per uno strano scherzo del destino, al posto sbagliato.

A poco più di un anno dalla sua elezione, il sindaco di Roma era diventato un impiastro. Una zavorra scomoda anche per il suo partito, il Pd, che non vedeva l’ora di liberarsene e che oramai lo contestava apertamente.

Alla sua cattiva amministrazione sono stati attribuiti tutti i mali di Roma, dal mancato decoro urbano fino all’atavico traffico automobilistico.

Anche la “rabbia delle periferie”, propagatasi nelle ultime settimane da Tor Sapienza a tutto il circondario romano, sembrava essere, per qualcuno, la logica conseguenza dell’incapacità amministrativa del sindaco.

Fino ad arrivare al paradosso del “panda-gate” (lo scandalo scoppiato in merito a una serie di multe ricevute per essere entrato con un pass scaduto nella Ztl e mai pagate), trattato alla stregua di una trattativa Stato Mafia.

Pure la meritoria pedonalizzazione dell’area del Colosseo – primo provvedimento della giunta, attuato a pochi giorni del suo insediamento – era diventata il simbolo dell’inadeguatezza del sindaco. Un ottimo tema polemico con cui animare la conversazione nei salotti romani.

Il tutto fotografato da un sondaggio commissionato dal Pd romano (il partito di Marino, mica uno dell’opposizione)  e pubblicato a ottobre, che testimoniava il crollo verticale del gradimento del sindaco, oramai apprezzato solo dal 20 per cento dei suoi concittadini.

Poi succede l’imprevedibile.

Arriva un’inchiesta, “Mafia Capitale”, che rivela il marcio che da anni avvolge l’Urbe, coinvolgendo esponenti di destra e di sinistra. Tra gli indagati c’è l’ex sindaco Alemanno (lo stesso che solo quindici giorni fa marciava alla testa di cinquemila persone, all’Esquilino, per protestare “contro il degrado”, “contro l’immigrazione incontrollata” e, naturalmente, “contro Marino”) e politici di spicco del Pd romano, che infatti viene prontamente commissariato.

Il marziano, manco a dirlo, ne esce pulito., 

Anzi, diventa subito il martire e l’eroe. Ancora una volta, sembrerebbe, per caso, e suo malgrado, Marino diventa colui che ha difeso il piccolo avamposto di legalità contro l’avanzata delle truppe fascio mafiose (e anche contro la componente corrotta del Pd), resistendo a ogni pressione e senza mai mollare di un centimetro.

Su Repubblica oggi viene definito “un eroe, la madonna pellegrina da portare in giro nelle periferie per recuperare un po’ di credibilità”. Anzi, di più: “un cavallo vincente”, mentre la sua giunta diventa “un baluardo contro la criminalità mafiosa  che aveva infiltrato tutta la politica romana”.

Su di lui punta, adesso punta tutto Matteo Renzi, che pure fino a poco tempo fa preferiva non farsi vedere con Marino in occasioni pubbliche.

Matteo Orfini, commissario del Pd di recentissima nomina, ha per lui solo parole di stima: “E’ stato l’argine ai fenomeni criminali che cercavano di infiltrare completamente la macchina comunale. Marino l’ha resa difficilmente aggredibile”.

Oggi c’è addirittura chi si preoccupa dell’incolumità di Marino, tanto che il Prefetto di Roma Pecoraro ha parlato dell’opportunità di una scorta.

Lui però non ne sembra troppo convinto: “Mi hanno chiesto di rinunciare ad andare in bicicletta e di accettare la protezione che ho sempre rifiutato. Ho risposto che voglio pensarci perché per me non è facile rinunciare alla libertà di potermi muovere come un normale cittadino”.

Marziano come sempre.

TAG: alemanno, Ignazio Marino, mafia capitale, Matteo Renzi, Pd, Roma
CAT: Partiti e politici

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