Sicilia, Crocetta non si dimette e si inventa l’autosospensione

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16 Luglio 2015

Il 28 ottobre 2012 era la rivoluzione. Oggi è tutto un disastro. Il governatore Rosario Crocetta si autosospende. Galeotta fu una intercettazione pubblicata questa mattina dal settimanale l’Espresso in cui Salvatore Tutino, medico personale del governatore, primario di chirurgia della struttura ospedaliera di Villa Sofia e indagata per truffa, dice al presidente della regione: “La Borsellino va fatta fuori come suo padre”. Dall’altro capo del telefono Crocetta non reagisce, non si indigna, resta immobile. Silenzio. È la fine, forse, di una pagina politica in cui la Sicilia e i siciliani per diverso tempo avevano riposto fede. Salvo poi pentirsene amaramente. Perché le liturgie della maggioranza di Rosario Crocetta ricordano le memorabili gesta di Raffaele Lombardo. Quest’ultimo autore di un capolavoro: eletto con il centrodestra nel 2008, si ritrova nel 2010 con una maggioranza differente e con un Partito democratico a far da stampella nel segno della “responsabilità” e, manco a dirlo, dell’abusata “legalità”. Lo stesso Pd che ha sostenuto fin dal primo momento Rosario Crocetta. Lo stesso Pd che ha tessuto accordi e accordicchi con i transfughi del cuffarismo e del lombardismo. E’ la fine di una pagina politica, dicevamo. Perché della rivoluzione non c’è traccia. Gli annunci sono rimasti tali. L’abolizione delle province, strillata da Crocetta negli studi di Giletti nel gennaio del 2013, è ancora al palo. L’annuncio, infatti, è semplicemente servito per commissariare le nove province di Sicilia e per piazzare gli uomini del cerchio magico crocettiano come commissari straordinari. Ecco, cosa è stato Rosario Crocetta in quasi tre anni. Nomine, riforme mancata, alleanze variabili, e conti in disordini (oggi si parla di un buco di bilancio di 1,8 miliardi di euro). Trentassette assessori in circa tre anni rappresentano una cifra record da quando sono state istituite le regioni italiane. La spending review è rimasta nei cassetti di Palazzo d’Orleans. Così, passo dopo passo, l’Isola ha rappresentato sempre più un problema per Renzi e per la sua maggioranza. Assumendo le sembianze della Grecia d’Italia. Ma dopo tutto questo Crocetta non demorde. Quell’intercettazione di cui sopra imbarazza il Pd – che in queste ore sta chiedendo espressamente le sue dimissioni – ma non Crocetta, il quale si inventa l’autosospensione evitando il gesto di responsabilità, le dimissioni, che ormai tutti si aspettano. Dettaglio di non poco conto: nello Statuto siciliano non esiste l’istituto giuridico dell’auto-sospensione del presidente della Regione.

 

Twitter: @GiuseppeFalci

TAG: dimissioni, lucia borsellino, Matteo Renzi, Pd, rosario crocetta, Sicilia
CAT: Partiti e politici

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