Sorpresa! Lo sciacallaggio non premia Salvini e Le Pen
Nemmeno il tempo di far entrare in azione le teste di cuoio e già un po’ tutti gli analisti politici stavano prefigurando la clamorosa avanzata del Front National in Francia dopo l’attentato a Charlie Hebdo. Addirittura qualcuno sosteneva che, mentre teneva il suo discorso dai toni presidenziali, Marine Le Pen si stesse “fregando le mani” (va bene la fissazione dei politici per il consenso, ma speriamo non fosse vero). Lo stesso accadeva in Italia, Matteo Salvini pochi minuti dopo l’attacco dei terroristi stava già twittando come un forsennato dando addosso agli immigrati (con la bizzarra equazione immigrazione = terrorismo, tanto più bizzarra visto che già si sapeva che i due attentatori erano di nazionalità francese) e i sopraccitati commentatori già immaginavano un balzo della Lega Nord nei sondaggi.
Niente di più facile da immaginare, d’altra parte: la paura per il terrorismo islamico è cresciuta, sarebbe stato logico immaginarsi che assieme alla paura crescesse anche il consenso per due partiti che puntano forte e in modo spregiudicato su questo tipo di temi. Le cose, però, non sono affatto andate così. Un sondaggio Bva di pochi giorni fa segnala infatti come il Front National non solo non sia cresciuto, ma sia addirittura sceso al 28% e sia stato superato dal Partito Socialista.
C’è di più: François Hollande, uno dei presidenti meno popolari della storia francese, ha fatto un balzo in avanti nella popolarità, guadagnando 21 punti e arrivando al 40%. Marine Le Pen, invece, resta inchiodata al suo 30% (non che sia poco, ma ci si aspettava un’impennata e invece). Cos’è successo? Perché le cose sono andate così storte per Le Pen e compagni? In tanti hanno sottolineato come l’accento posto sull’unità nazionale e sui valori condivisi – sfociato nella storica manifestazione di Parigi – abbia giovato moltissimo a Hollande. La Le Pen, però, ha scelto un’altra strada, che l’ha portata lontano da Parigi a fare una piccola manifestazione di partito in una roccaforte del FN. Un’assenza importante e che probabilmente ha fatto storcere il naso, ancor più, a chi la vede come leader di un movimento popolare francese, non di un partito-setta che sta per conto suo.
In più aver puntato il dito contro l’immigrazione di massa come fonte del fondamentalismo in terra francese può aver stranito i più, dal momento che gli attentatori erano nati e cresciuti in Francia. Il nemico, insomma, non arriva da fuori, nasce all’interno dei confini francesi ed è su questo che si dovrebbe riflettere.
Lo stesso grosso limite di analisi potrebbe aver messo in difficoltà Matteo Salvini. La Lega Nord non cresce nei sondaggi, è arrivata al massimo storico del 13/14% e da lì non si è mossa, nemmeno in seguito all’attentato di Parigi. Secondo i sondaggi Ixè del 23 gennaio, il partito di Salvini è al 13,5%, nelle ultime due settimane avrebbe quindi guadagnato uno 0,5 (ovvero, niente); mentre secondo i sondaggi Emg di lunedì scorso, la Lega passa dal 14,3 al 14,1%. Non c’è stata alcuna crescita. La questione Charlie Hebdo, al momento, sembra non aver in alcun modo influito sul consenso guadagnato dalla Lega Nord (si vedrà se le cose cambieranno col passare del tempo).
Due leader politici che hanno puntato tutto sulla pancia del paese, anche a costo di gravi forzature, che hanno cercato di sciacallare sulle paure, si sono ritrovati con in mano un pugno di sabbia. Potrebbe essere un segnale positivo per Francia e Italia.
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