Van der Bellen è segno di una nuova contrapposizione politica europea

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25 Maggio 2016

Il neo presidente austriaco Van der Bellen è un candidato indipendente seppur di estrazione ecologista. Fu leader dei Verdi austriaci e per questo appoggiato dal partito ambientalista, che in Austria ha percentuali maggiori di quello tedesco.

Van der Bellen ottiene il consenso del popolo progressista e aperto, Hofer di quello conservatore e chiuso nel proprio recinto. Van der Bellen vince nelle città e nelle aree urbane (Vienna, Salisburgo), Hofer nelle realtà decentrate e nelle campagne.

I primi tre candidati alle elezioni presidenziali austriache (lì votano direttamente una figura che ha lo stesso potere del nostro di Presidente della Repubblica) nonsono espressione dei due volkspartei, i partiti popolare e socialdemocratico che ottenevano i due terzi dei voti fino a poco tempo fa (mentre o due candidati presidente non raggiungono il 25 per cento).

Questa situazione potrebbe portare ad avere i nazional populisti di Fpo a diventare primo partito. Ma anche di avere come secondo partito proprio i Verdi, che già possono contare su un 14 per cento dei consensi secondo le ultime elezioni politiche.

Situazione che potrebbe influenzare ancor di più anche i cugini tedeschi, dove la Cdu della Merkel continua a rimanere ampiamente primo partito mentre i socialdemocratici a fatica orbitano intorno al 20, con i Verdi che continuano a crescere anche grazie alla vittoria nel land tedesco del Baden Wurttemberg.

Qualcuno fa presente che c’è già chi ha visto lo scontro tra un verde e uno di estrema destra, in una grande città europea. Stiamo parlando di Roma, dove nel 1993 Rutelli (all’epoca leader dei Verdi) sfidava vittoriosamente Gianfranco Fini (appoggiato da Msi e Berlusconi). Una situazione creata anche qui da una fase di rottura, quella creata da tangentopoli.

In Italia i Verdi sono però stati sempre un piccolo partito, che ha permesso di progredire su alcune battaglie ma che ha anche commesso errori, prima di tutto ragionare come un tradizionale partito italiano subendone tutte le brutture e le storture.

Non solo: non sono riusciti ad essere catalizzatore di un cambiamento della politica e nella politica, non sono riusciti ad aggregare altre realtà politiche minori, come ad esempio i Radicali del compianto Pannella che ora devono decidere del loro futuro guidati da una classe dirigente ringiovanita.

Ora, tornando all’Europa, va detto come i grandi partiti tradizionali (quelli conservatori, quelli socialdemocratici) stiano subendo dei contraccolpi tali da ridefinire lo scacchiere delle forze politiche. Intanto una crescita forte di partiti nazionalisti, identitari, xenofobi e alcuni dichiaratamente fascisti, dall’altra una timida crescita delle forze ecologiste e di sinistra, più alcune di alternativa per il cambiamento (pensiamo a Podemos in Spagna o al Movimento 5 Stelle in Italia). Un giorno potremmo vedere Alternative fur Deutschland battersi con i Verdi e la Cdu della Merkel per il primo partito così come i 5 stelle si battono con il Pd.

Infine un accenno all’Islanda, dove come primo partito potrebbe essere quello dei Pirati e gli Stati Uniti, dove Trump diventa l’emblema di una destra repubblicana che fa sintesi tra le posizioni di Matteo Salvini e quelle di Berlusconi, mentre a sinistra Sanders diventa competitivo con Trump metre la Clinton, espressione dell’apparato di potere, perde progressivamente colpi.

TAG: Austria, europa, partiti, politica
CAT: Partiti e politici

2 Commenti

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  1. marco-baudino 8 anni fa

    Tutto vero! I Partiti “di sistema” stanno entrando in crisi, tutti e in tutto il mondo, soprattutto quello occidentale che noi conosciamo bene, che è stato driver dell’economia e della politica nell’ultimo secolo e che sta per subire lo spostamento del baricentro verso Cina e India, sempre più influenti ed economicamente dotati…
    La crisi dei Partiti “di sistema” è, sembra evidente, spinta da una consapevolezza popolare che capisce che essi, i Partiti di Sistema, non fanno gli interessi del Popolo, ma quello delle Lobbies di potere… è da meditare, la cosa, da meditare.
    Ma che sia la volta buona, che si possa innescare quella economia alternativa circolare e sostenibile pronta ad emergere ma che ancora latita, nonostante la spinta, sempre più forte e chiara, di Jeremy Rifkin, Livio Desantoli, Carlin Petrini, Papa Francesco, i quali dimostrano, con i loro “credo”, che il Sistema sta crollando sotto il peso della sua INSOSTENIBILITA’?
    La “Casa Comune” di enciclica memoria ha bisogno di nuove prospettive e di nuove configurazioni etiche sociali ambientali, che esistono, sono possibili, sono PRSTICABILI. Qualche esempio? Energie Rinnovabili di nuova generazione, efficiente e non speculativa, per una produzione territoriale e distribuita; nuovi materiali, naturali, alternativi alla plastica; nuovi prodotti facili da smaltire e senza conseguenze nefaste (la plastica che galleggia nei mari e oceani); risparmi energetici e focus sugli sprechi alimentari… ci sono, le soluzioni sostenibili, eccome se ci sono; ed esiste la consapevolezza che, o si cambia o non ce ne è più per nessuno. E i Partiti “di sistema” credo non l’abbiano ancora capito, legati a vari TTIP e accordi universali che la gente NON vuole! E vinca Vanderbellen, o chiunque rappresenti la voce nuova e alta del Popolo. “…intanto le espressioni dell’apparato di potere, perdono progressivamente colpi”

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  2. e-rigitano 8 anni fa

    Sta entrando in crisi il modello dei partiti in quanto tale, quello che interpreta la politica in democrazia molto come elezioni e propaganda elettorale, quelli del “intanto dammi il voto, poi vediamo che si può fare”, come se ci si possa sempre autoassolvere o fare finta di nulla dei perché accadano certe cose e certe altre no.

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