No all’euro e agli stranieri: cosa vogliono i meridionali che votano Salvini

1 Gennaio 2015

Nel dibattito meridionale oramai Salvini c’è già, a pieno titolo. Alla vigilia di Natale, dalla sua Milano, l’astro nascente della destra italiana è riuscito a polemizzare con un consigliere municipale di Napoli che aveva contestato la decisione di staccare gli allacciamenti abusivi all’elettricità del campo rom di Scampia, lasciando al freddo centinaia di adulti e bambini. In un post su Facebook Salvini lo ha definito “un poveretto”, oltre che “uno dei troppi avvocati delle cause sbagliate che ci sono in Italia”.

Una vicenda come un’altra che però dimostra come oggi l’effetto Salvini sia una realtà anche nel Mezzogiorno. Gli ultimi sondaggi danno la Lega davanti a Forza Italia a livello nazionale, mentre “Noi con Salvini”, la costola leghista per il centro-sud presentata a Roma a metà dicembre, al momento sarebbe vicina al 7 per cento. Un consenso tuttora limitato, ma a suo modo significativo, e impensabile solo fino a qualche anno fa, quando la Lega aveva ancora come motto “Prima il Nord” e quando Salvini non si faceva problemi a farsi riprendere mentre, da Pontida, cantava contro i napoletani “colerosi e terremotati” .

Da allora molte cose sono cambiate. Il vecchio modello folkloristico di Bossi (quello fatto di ampolle e cerimonie celtiche per intenderci) è stato accantonato per far spazio a un partito moderno di estrema destra, più vicino al Front National di Le Pen che agli indipendentisti scozzesi. Di Padania e secessione non parla più nessuno, mentre le nuove parole d’ordine sono “no all’euro” e “no all’immigrazione”. In gioco non c’è il Sud, ma la leadership del centrodestra a livello nazionale, che vista anche la crisi di Forza Italia, non pare più una chimera.

Per rendersi conto della svolta è sufficiente passare in rassegna alcuni dei nuovi adepti del movimento salviniano nel Mezzogiorno. Non ancora delegati ufficiali, come tengono a sottolineare loro stessi, ma aderenti al progetto. A Napoli tra i più entusiasti seguaci di Salvini c’è Gianluca Cantalamessa, figlio di Antonio, dirigente nazionale di Msi e An. “Rispetto alla malapolitica del passato e all’antipolitica grillina – dice – noi rappresentiamo la terza via. Anche al sud c’è un territorio che ha sempre rifiutato l’assistenzialismo, che è favorevole alla meritocrazia. Il punto principale è la difesa del made in Italy, inteso come tutela del prodotto, della cultura, della tradizione e dei valori italiani”. Secondo Cantalamessa, al contrario che in passato la Lega oggi è in grado di riscuotere consensi anche al sud e le adesioni starebbero arrivando da ogni schieramento. “Oggi non esiste più una distinzione tra nord e sud, né tantomeno tra destra e sinistra. C’è solo un paese in sofferenza a causa della crisi, e la distinzione va fatta tra chi ci sta guadagnando e chi ci sta perdendo. Noi stiamo con questi ultimi”.

Sempre in Campania, il partito di Salvini può contare sul particolare feeling instaurato con la città di Salerno, come dimostra il successo di pubblico dell’incontro tenuto dallo stesso Salvini a metà novembre. Qui tra i referenti del Carroccio vi è Luigi Pergamo, docente a Varese ma originario di Mercato San Severino, e salviniano della prima ora. Con la Lega si è candidato alle ultime elezioni europee nella circoscrizione Sud, dopo avere ottenuto l’investitura leghista con un intervento sul palco di Pontida. Il suo chiodo fisso, come si legge nel programma ufficiale sul suo sito, è la lotta all’immigrazione e all’euro, definito “la principale causa della crisi”. “Ho scelto di stare con la Lega – spiega – perché è l’unico partito che ha portato avanti questi temi seriamente. Sono stato a Pontida a maggio, ho parlato dal palco, ho ricevuto apprezzamenti e nessuna contestazione. E non ho sentito nessuna parola fuori posto nei confronti del sud”.

In Sicilia il referente di Noi con Salvini al momento è Francesco Vozza, rappresentante di Casapound Italia a Palermo. Il tutto a dimostrazione della intesa sempre più stretta tra Salvini e i “fascisti del terzo millennio”, già sancita a Roma da Borghezio. “Da siciliano ammetto di avere avuto inizialmente dei dubbi – dice Vozza – ma bisogna capire che non si tratta del progetto Lega Nord trasferito al sud, non siamo di fronte a una sorta di ‘colonizzazione’. Si tratta del progetto di Salvini per il Sud: vogliamo una classe dirigente pulita, che lavori per il proprio popolo”. Anche in questo caso, il primo punto del programma è rappresentato dalla questione immigrazione. “Non siamo xenofobi o razzisti. Il fatto è che i siciliani stanno subendo più di altri gli effetti della crisi, anche in quanto prima terra di approdo per i flussi migratori. La colpa della situazione attuale è dell’austerithy, ma l’immigrazione continua aggrava le cose”. Anche i salviniani di Sicilia guardano con ottimismo ai prossimi appuntamenti elettorali. “Stiamo ottenendo molte adesioni. Una buona componente è formata da elettorato grillino deluso, che si sta spostando: hanno capito che non basta urlare, bisogna anche incidere, portare a casa risultati. Ma la provenienza politica varia, così come l’età  e la classe sociale; anche se è importante la componente di piccoli e medi imprenditori, rovinati dalla crisi, e decisi a cambiare le cose subito. Avverto un clima positivo, penso che faremo bene in tutto il sud, ma sono altrettanto certo che il risultato migliore lo otterremo proprio in Sicilia”.

Un’altra roccaforte del salvinismo potrebbe diventare la Puglia. Nella presentazione del partito a Roma, quindici giorni fa, era presente, tra gli altri, Rossano Sasso, dirigente Ugl di Bari. Altro esponente di riferimento è Mimmo Foglietta, foggiano, ex segretario provinciale dell’Udeur, editore e presidente di una associazione antiracket locale. Più a sud c’è invece Paolo Pagliaro, editore e leader del Movimento Regione Salento, che di recente ha dichiarato di non escludere accordi tra il suo partito e quello di Salvini, visti i “molti punti programmatici in comune”. Ma i nuovi leghisti meridionali spuntano in ogni dove, complice il successo mediatico del leader. Come ebbe modo di ammettere qualche tempo fa Raffaele Volpi, il senatore leghista a cui è stata affidata la supervisione del progetto Sud, “alla mia porta bussano tutti: ex e non. Dai forzisti agli alfaniani, dai centristi ai vecchi finiani passando per qualche piddino”. A Isernia c’è l’ex presidente della Provincia, ed ex forzista, Luigi Mazzuto, a Roma gli ex An Silvano Moffa e Stefano Gaggioli, in Campania si fanno anche i nomi dell’ex ministro Mario Landolfi, e del presidente di Fare Ambiente Vincenzo Pepe, in Sardegna quelli di Marcello Orrù, sassarese del Partito sardo d’azione.

Il rischio, di fronte a tanto entusiasmo, è quello di assoldare anche personaggi scomodi. Tanto che Salvini ha promesso di “controllare riga per riga, passo per passo, ogni richiesta di adesione, specie da chi ha già avuto incarichi politici”. Una sintesi efficace la fa il salernitano Pergamo: “Mi rendo conto di come il clima è cambiato, in pochi mesi. A maggio noi meridionali eravamo ancora poco propensi a votare Lega, ho subito dure contestazioni e per ogni voto ottenuto ho dovuto faticare dieci volte più del normale. Adesso le cose stanno andando diversamente e abbiamo il problema opposto: tutti percepiscono Salvini come cavallo vincente e tutti vogliono salire sul carro, a partire dai trombati dei vecchi partiti, ansiosi di riciclarsi”.

@carlomariamiele

 

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CAT: Partiti e politici, Politica

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