Contrordine compagni: per salvare Marino il Pd sacrifica Tor Bella Monaca

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8 Luglio 2015

Tor Bella Monaca come Ostia. Marco Scipioni come Andrea Tassone. Aspettando che il ministro Alfano si pronunci sulla relazione del prefetto Gabrielli, la prima vittima “sacrificale” per salvare il comune di Roma e il sindaco Ignazio Marino è già in arrivo. E’ il presidente del VI Municipio di Roma, Marco Scipioni, a cui è stato chiesto un passo indietro dal proprio partito, il Pd,  tentando di ripetere forse l’operazione del municipio di Ostia, quando il minisindaco Andrea Tassone venne accompagnato con gloria dal partito alle dimissioni come “un eroe antimafia”, per poi essere arrestato lo scorso giugno proprio nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale.

“Dopo una approfondita verifica degli atti amministrativi e dopo aver valutato le modalità di relazione tra il governo municipale e l’organizzazione territoriale del Pd – scrivono in una nota Matteo Orfini, commissario del Pd romano, e Gennaro Migliore, commissario del VI Municipio capitolino – abbiamo valutato che nel territorio del VI Municipio non sussistano più le condizioni affinché il presidente Marco Scipioni rappresenti la nostra organizzazione al vertice dell’istituzione municipale. Siamo convinti che la via maestra sia quella che noi, per le vie brevi, abbiamo chiesto al Presidente Scipioni, ovvero che egli rassegni le dimissioni dal suo incarico al fine di contribuire al profondo lavoro di rinnovamento in cui è impegnato tutto il Pd a Roma. Impegno per un rinnovamento necessario”.

Scipioni, vicino politicamente ai consiglieri comunali Pierpaolo Pedetti e Mirko Coratti, entrambi coinvolti nello scandalo “Mafia Capitale”, è sicuro del suo operato e per questo alla richiesta del Pd, già avanzata telefonicamente dal commissario Migliore in mattinata, avrebbe inizialmente  risposto con un netto rifiuto, costringendo Orfini e Migliore a una nota pubblica. Secondo il presidente, in assenza di provvedimenti giudiziari a suo carico, la richiesta sarebbe esclusivamente una “vendetta politica”. Anche perché, sul tavolo  del contendere c’è pure l’analisi sul territorio condotta dall’ex ministro Fabrizio Barca, quella di #MappailPd”, dove i 4 circoli del municipio a lui vicini, in cui nel 2013 si registrò un poderoso boom del tesseramento durante il congresso, venivano descritti come luoghi in cui si esercita il “potere per il potere” (Il racconto degli Stati Generali). Tuttavia, secondo Orfini e Migliore, a determinare la sfiducia del Pd sarebbero stati anche “episodi di opacità amministrativa come quello relativo a “Roma Capital Summer”, manifestazione recentemente chiusa da un’azione della Polizia Municipale”, l’iniziativa del municipio nell’ambito dell’estate romana,  fermata dall’assessore Sabella per presunte irregolarità nel bando, anche dopo le numerose denunce della stampa locale della La Fiera dell’Est.

Considerato un esponente della corrente Pd riconducibile al deputato Umberto Marroni, Marco Scipioni nel 2013 fu il vincitore di quelle primarie contestate, che portarono una parte del Pd locale (quella vicina al deputato Morassut) a dare vita a un’altra lista (“fu l’allora segretario cittadino e attuale deputato Marco Miccoli a suggerirci di fare così”, raccontano i protagonisti della lista Dim) e a formare una coalizione separata con Sel, che non a caso, oggi siede, a differenza del resto della città di Roma, fra le fila dell’opposizione, mentre figure riconducibili alla scorsa consigliatura di centrodestra continuano a ruotare attorno alla maggioranza. Ancora per poco, però: in ballo, d’altronde, non c’è solo il VI municipio, ma il resto della città di Roma.

 

Foto di Salvatore Contino

TAG: alfonso sabella, fabrizio barca, Ignazio Marino, marco scipioni, matteo orfini, Matteo Renzi
CAT: Partiti e politici, Roma

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