La campagna elettorale per il Campidoglio non decolla. Lo spazio per le affissioni rimane semivuoto alimentando il senso di degrado alla capitale, si nota qualche faccia sugli autobus, mentre i camion a vela sono disseminati ovunque, spesso in sosta selvaggia. I 4 candidati principali sembrano calarsi nella mischia con un rancore fine a se stesso, dettato dalla scarsa capacità di entusiasmare la cittadinanza.
La ricandidatura del sindaco uscente è frutto di una manovra identitaria. Virginia Raggi difficilmente raggiungerà il ballottaggio, ma altre soluzioni sarebbero state più rischiose. L’ex sindaco si ripresenta in nome di valori originari del M5S, ambientalismo e movimentismo. Nella campagna elettorale ha recuperato due simboli come Alessandro Di Battista e l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, promotore della lista Roma Ecologista. La campagna potrebbe motivare lo zoccolo duro dell’elettorato grillino, facendole ottenere un risultato discreto, intorno al 20%, in grado di consegnarle un ruolo nazionale.
Ma i risultati di questi cinque anni di governo sono sotto gli occhi di tutti. L’amministrazione ha rimandato le scelte più importanti, come paralizzata dalla paura di decidere. L’ambientalismo del no ha combattuto discariche e inceneritori per lasciare marcire i rifiuti sotto le case. Sarebbe stata una follia ospitare le olimpiadi, ma poteva essere realizzata qualche idea su stadio, infrastrutture e mobilità urbana. La campagna elettorale appare a rimorchio degli avversari. Ad esempio, Roberto Gualtieri, in visita a San Basilio in compagnia dal prete anti-spaccio Don Antonio Coluccia, si è trovato improvvisamente davanti l’attuale sindaco. I social media manager giocano su frecciatine di dubbio gusto, in particolare contro Enrico Michetti.
Quest’ultimo è il candidato meno conosciuto, ma il più forte dal punto di vista elettorale, imposto da Giorgia Meloni alla coalizione di centrodestra. La buona capacità di affabulazione, eredità di esperienze radiofoniche, attrae lo zoccolo duro della destra romana, ma non sembra sfondare, perché poco preparato e allergico all’agone politico. Gira in periferia, partecipa agli incontri organizzati con le associazioni, per squagliarsi nel confronto diretto. Nel primo incontro tra i candidati se n’è andato affermando che non gli interessa partecipare a una rissa. Evoca il passato imperiale di Roma come soluzione ai mali odierni, non è un animale da social e non ha ancora elaborato il programma elettorale. Può ottenere un buon 40% al primo turno, ma sarà complicato allargare l’elettorato in vista del ballottaggio.
Carlo Calenda, uomo preparato, pragmatico e placido, pareva in grado di contendere a Matteo Renzi l’area di centro liberale. Con il passare del tempo, ha invece assunto i vizi dell’ex primo ministro. Ha peccato di superbia con il tira e molla con il PD e la successiva richiesta di sostegno senza passare dalle primarie. Sui social utilizza un tono arrogante, rispondendo a tutti coloro che lo criticano, senza ascoltare i saggi consigli del comico Luca Bizzarri che lo implora di tralasciare i commenti delle anziane casalinghe.
Ha ammiccato al centrodestra dichiarando di volere Guido Bertolaso come vice sindaco. Il punto più basso lo ha toccato difendendo il candidato al consiglio comunale Roman Pastore, il renziano di ventun anni che ostenta lusso in ogni suo post. Invece di riconoscere il macroscopico errore politico del giovane sostenitore, ha contrattaccato elucubrando sull’odio dei poveri per i ricchi. In seguito ha rettificato, ma è difficile che raccolga voti fuori da Parioli e Prati. Gli indecisi di centrodestra confluiranno probabilmente su Michetti.
Roberto Gualtieri non dovrebbe faticare ad arrivare al ballottaggio e poi a insediarsi al Campidoglio, più per demeriti altrui che meriti propri. L’ex ministro dell’Economia appare un burocrate che sta imparando l’arte politica. Al tempo stesso, ha appaltato l’entusiasmo alle liste a suo sostegno, Roma Futura promossa da Giovanni Caudo e Sinistra Civica Ecologista di Amedeo Ciaccheri. Due liste molto simili, entrambe accreditate intorno al 3%, la prima più pragmatica, la seconda più movimentista.
Politicamente, Gualtieri si mostra concreto, visita le periferie, incontra gli immigrati e non perde l’occasione di dare un profilo di sinistra alla sua candidatura, sia in chiave di diritti civili che sociali. L’idea migliore è quella di aver tessuto una rete con gli altri sindaci europei. Ada Colau, l’alcaldesa di Barcellona, probabilmente il miglior sindaco del mondo, ha partecipato a un dibattito a sostegno del candidato PD, mentre la maire di Parigi, Anne Hidalgo, lo ha sostenuto con un breve video.
Nella campagna elettorale, riprende una delle idee di Hidalgo: la città dei 15 minuti, un luogo dove si possano raggiungere tutti i servizi in un quarto d’ora a piedi o con i mezzi pubblici. Per quanto non abbia impatto elettorale, questa tela è importantissima per il futuro della città. Potrebbe collocare la capitale in un network mondiale dove si elaborano, scambiano e testano idee innovative di cui Roma ha un assoluto e urgente bisogno.
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