9 Giugno 2015
Dopo il Campidoglio, anche la Pisana inizia a scricchiolare. A cinque giorni dalla seconda ondata di arresti nell’ambito dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, il terremoto giudiziario “Mafia Capitale” investe anche la maggioranza capitanata da Nicola Zingaretti. Dopo l’autosospensione a dicembre del consiglie reregionale Pd, Eugenio Patanè, indagato nel primo filone dell’inchiesta, e le dimissioni dello scorso marzo del capo di gabinetto Maurizio Venafro, raggiunto da un avviso di garanzia nell’ambito della gara d’appalto per il servizio Cup, a cedere il passo oggi è un altro fedelissimo del governatore, il capogruppo Pd Marco Vincenzi, al fianco di Zingaretti anche nell’esperienza amministrativa alla Provincia di Roma.
A causare le dimissioni dell’ex sindaco di Tivoli, sono stati alcuni stralci dell’inchiesta, riportati anche da Repubblica questa mattina, in cui vengono messi in risalto i rapporti fra il capogruppo Pd e Salvatore Buzzi, il dominus della cosiddetta “Mafia Capitale. “Ho visto due volte Salvatore Buzzi su sua sollecitazione – afferma Vincenzi nella nota con cui rassegna le sue dimissioni – e nel corso degli incontri mi aveva chiesto di intercedere per far ottenere fondi ad Ostia (il municipio governato da Andrea Tassone, agli arresti dal 4 giugno ndr )”. Secondo Vincenzi, quei fondi, destinati al verde pubblico, non sarebbero mai arrivati, nonostante in una parte dell’ordinanza Buzzi, parlando con Carminati, faccia riferimento a un finanziamento complessivo di circa 1,8 milioni di euro, “ottenuto grazie all’intervento di Luca Gramazio (ex capogruppo Pdl in Regione, ora agli arresti ndr) e Marco VINCENZI, capogruppo P.D. alla Regione Lazio (600.000,00 euro, ndr)”.
Marco Vincenzi smentisce “di aver presentato in Consiglio regionale emendamenti per finanziare il comune di Roma o i suoi municipi”, così come la Regione Lazio, che in una nota precisa “che questi finanziamenti regionali 2014 (di cui si parla nell’indagine) non sono stati mai destinati ai Municipi di Roma né al Comune di Roma”. Vincenzi sottolinea, inoltre, di non aver ricevuto “alcun avviso di garanzia e ribadisco di essere assolutamente estraneo da qualsiasi responsabilità” e di essersi dimesso “nell’interesse del gruppo Pd alla Regione, dell’Amministrazione regionale e del Partito Democratico”.
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Partiti e politici, Roma