Virginia Raggi vince il primo braccio di ferro: la Lombardi lascia il direttorio
Sul suo profilo Facebook parla di “polemiche che interessano solo ai giornalisti”. Eppure lo strappo c’è stato, al di là delle dichiarazioni di facciata di […]
Prima il giuramento e poi il saluto ai romani. “Dopo 8 mesi di commissariamento inizia una nuova era, un percorso democratico. Roma torna ad avere un sindaco eletto dai cittadini. Abbiamo ripristinato la democrazia”. La commozione del suo insediamento, quando scoppiò in lacrime affacciandosi dal terrazzino sui Fori, è ormai un ricordo. E nel giorno del primo consiglio comunale della Roma a 5 Stelle, la sindaca Virginia Raggi, accolta da un’ovazione, decide di ripartire da Petroselli e dalla sua umiltà. “Ricostruire una città in macerie, come quella che ci hanno lasciato, non sarà facile. Ma ce la possiamo fare”.
Le polemiche sulle nomine degli assessori, incessanti dal giorno della sua elezione, per un giorno sono messe da parte. I veleni interni e i giochi di corrente per ora possono aspettare. La prima parola è per i dipendenti, ai quali chiede uno sforzo comune, “solo insieme saremo in grado di fare la differenza”. Poi la Raggi presenta la sua giunta, rivendicando di aver mantenuto la promessa fatta 10 giorni fa. “Non c’è stato alcun ritardo, mi sono avvalsa di tutto il tempo a disposizione”.
Il primo ad essere annunciato è Daniele Frongia, vicesindaco e assessore alla qualità della vita, seguito da Marcello Minenna, assessore al bilancio con delega alle partecipate. Non c’è più il rugbista Andrea Lo Cicero, depennato all’ultimo momento dalla lista, ma ci sono Paola Muraro, assessore alla sostenibilità ambientale, Linda Meleo, assessore alla città in Movimento, Laura Baldassarre, assessore ai diritti alla persona. Insieme a loro, Flavia Marzano si occuperà della smart city, mentre Adriano Meloni di sviluppo economico, turismo e lavoro. Un applauso più caloroso accoglie, invece, Paolo Berdini, che curerà l’urbanistica, mentre Luca Bergamo, nominato assessore alla crescita culturale, sembra essere il più emozionato.”Nessuno di loro è un politico – precisa Virginia Raggi – ma sono cittadini al servizio della città. Siamo cittadini e cittadini dobbiamo rimanere”.
Nell’aula Giulio Cesare, gremita all’inverosimile, c’è anche suo figlio, che, in una pausa dei lavori del consiglio lei accompagna mano nella mano alla visita del suo nuovo scranno. L’aria, fra le fila di maggioranza, è di festa, un pò meno dalle parti dell’opposizione, dove Roberto Giachetti e Giorgia Meloni, parlottano a lungo fra loro. Quando il grido “onestà, onestà” si alza dal pubblico, anche i parlamentari che stazionano in un’area riservata di fronte alla sindaca, incitano la folla. “La nostra ambizione è quella di riportare la normalità a Roma”, aveva spiegato Alessandro Di Battista, arrivando in Campidoglio, sommerso dai giornalisti e dai fan. Per questo, anche nel giorno della festa, non sono ammessi strappi alla regola. “Foto si, ma non selfie. Sono renziani”.
Dopo le ultime operazioni di voto, l’aula Giulio Cesare si svuota velocemente. Sono appena passate le otto di sera, ma Virginia Raggi è ancora al lavoro. Seduta sui divanetti marroni del salottino di fronte all’ingresso in aula, si intrattiene con Giuseppe Trieste, presidente di FIABA Onlus, il Fondo Italiano Abbattimento Barriere Architettoniche. A lui racconta le prime impressioni da sindaca e dei centinaia di messaggi di incoraggiamento che le sono arrivati, prima di incrociare quello che le cronache hanno dipinto come il suo rivale interno, Marcello De Vito, il quale per i prossimi 5 anni, guiderà i lavori del consiglio. Dopo settimane di retroscena e presunti dossier, il saluto fra i due è rapido, non proprio caloroso, ma comunque cordiale. “Come è andata?”. “Bene, bene”, risponde De Vito, prima di abbandonare il Campidoglio, scortato dalla figlia.
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