Essere responsabili significa dare tono alla credibilità

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28 Gennaio 2021

“Alì dagli occhi azzurri
Uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi”

Mentre ancora si decide sulla formazione del nuovo governo, dopo che sono trascorse quasi due settimane da quando Renzi ha ritirato le sue ministre, Conte ha dato le dimissioni, si cerca una nuova maggioranza in parlamento, tra ipotesi di governo strampalate, Salvini che continua ad assumere posizioni antieuropeiste facendo ostruzionismo sui fondi che l’Europa mette a disposizione e invoca insieme a Fratelli d’Italia nuove elezioni, Mariaelena Boschi parla di un palottoliere senza aver ottenuto la maggioranza, viene da chiedersi dov’è il paese reale.

Siamo ancora in un clima di piena pandemia, le persone continuano a morire, c’è chi arranca nello sbarcare il lunario e prova a riaprire dopo mesi di chiusura, c’è chi ha dovuto licenziare dipendenti, chi ha usufruito solo in parte degli ammortizzatori sociali, chi cerca di far partire l’economia, come nel caso del Trentino Alto Adige, infrangendo i divieti imposti dalla zona rossa.

L’ Italia è poco credibile, i governi hanno una vita media di un anno e mezzo, in Europa si parla delle crisi di governo italiane come del fatto che gli scozzesi sono avari. É uno stereotipo forse, ma ce lo siamo guadagnati al punto che Biden si è confrontato in questi giorno contattando la Merkel, Macron , Johnson, escludendo l’interlocutore italiano. Ciò è accaduto perché Conte era già dimissionario o perché la nostra credibilità all’estero è molto bassa?

Se fino a qualche tempo fa, il problema era tra le ragioni dell’economia e quelle della salute, oggi tutto questo sembra subordinato alla volontà di tenersi stretta una poltrona.

Non bastava la pandemia a tenerci tutti col fiato sospeso, ci voleva la crisi di governo, che paralizza l’economia di un paese già messa a dura prova, i nervi degli italiani, consunti da divieti, ritardi, obblighi. Nei programmi di  governo di qualsiasi schieramento politico si parla di scuola, sanità, lavoro, eppure qui in Campania ci apprestiamo a rientrare a scuola senza che sia stato previsto un piano che preveda tamponi a cui sottoporre alunni e insegnanti. Il ritorno a scuola è diventato una questione politica, se c’è chi invoca un ritorno, c’è dall’altra parte chi, in mancanza di tutele, avverte il timore di una situazione che ci espone al rischio.

Si è credibili quando dinanzi alle difficoltà si riesce a fare fronte comune, quando gli interessi di parte sono messi in subordine, quando avere a cuore le sorti del proprio paese significa non farsi propaganda approfittando della crisi per scalzare l’avversario, abbracciando il tema caldo del momento senza essere capace di fare un passo indietro.

Oggi non sentiamo più parlare dell’immigrazione, si è forse risolto d’incanto il problema che ha attanagliato l’Europa negli ultimi anni, i profughi, i tanto temuti untori del mondo, hanno forse trovato una terra promessa in cui vivere felici, o è solo forse un tema meno di moda in questo momento, un terreno su cui momentaneamente non si gioca il consenso e il favore dell’elettorato.

A prescindere dal fatto che la scuola sia in presenza o a distanza, credo che resti una delle poche istituzioni in cui non si perde memoria poiché si è sempre attenti a sensibilizzare su quanto ci circonda, sui bisogni reciproci, forse perché le poltrone degli insegnanti sono sempre le stesse, anzi, ritornando a scuola troveranno ad attenderli quelle sedie di legno, monito su quanto è scomodo essere credibili.

 

TAG: politica
CAT: Partiti e politici, scuola

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