Tina Anselmi e il tempo delle donne

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2 Novembre 2016

Il 31 ottobre scorso si è spenta nella sua casa di Castelfranco Veneto Tina Anselmi, partigiana e poi parlamentare, ministro della Repubblica, presidente della commissione di inchiesta sulla P2. In questi giorni ho letto diversi articoli e testimonianze di persone che ne hanno apprezzato l’azione politica, il rigore morale e l’impegno, ma per me – che sono nata proprio nell’anno in cui ha assunto il Dicastero del lavoro nel Governo Andreotti (prima donna della nostra storia), il 1976 – Tina Anselmi rappresenta per alcuni aspetti una promessa non mantenuta e certo non per sua colpa.

Ho riguardato il servizio RAI firmato da Nuccio Fava con il suo giuramento e l’intervista che ne è seguita, mi ha commossa la luce vivace nei suoi occhi mentre parlava di quel che c’era da fare e avrebbe ora potuto fare per l’occupazione femminile, l’entusiasmo celato nel contegno. Subito, però, sono tornate alla mente le difficoltà che ancora oggi, quarant’anni esatti dopo, noi donne dobbiamo affrontare. Fa male pensarci e il rischio dello scoraggiamento è dietro l’angolo, ma credo che questa morte, che ci impegna tutti a fare memoria di una grande donna, sia anche l’opportunità per ridare slancio a quel cammino e non dimenticare che di strada, comunque, se n’è fatta tanta. E allora diventano particolarmente care le parole della stessa Anselmi, quando ricordava la sua azione di invito al voto delle contadine nelle campagne: “andando a parlare con le contadine, al mattino presto, perché si alzavano alle cinque, cinque e mezza, per governare gli animali nelle stalle, e poi per accudire uomini, vecchi e bambini, io e le mie amiche non trovavamo difficoltà a convincerle a partecipare. Piuttosto i dubbi erano sul come partecipare: «Che cosa dobbiamo fare? Come facciamo a non sbagliare? Ne saremo capaci?» Per noi militanti è stato molto gratificante vedere che esse comprendevano i nostri discorsi, li condividevano, si rendevano conto che il voto era il punto di partenza di una nuova partecipazione alla vita sociale e politica del paese: un diritto-dovere che ci proiettava, da protagoniste, nel futuro”. E da allora in avanti le donne hanno sempre votato, anche più degli uomini. Eppure continuiamo a faticare per essere legittimate nelle nostre funzioni e le donne in politica sono spesso guardate con il retropensiero che devono “appartenere” a qualche uomo potente che le manovra, nonostante le ormai infinite prove contrarie. Fa specie anche pensare, proprio in questi giorni finali della campagna elettorale, che una delle ragioni non dette, ma serpeggianti, per la possibile vittoria di Trump in America sia che l’avversario è una donna. Nel 2016 una donna Presidente degli Stati Uniti è ancora una pietra d’inciampo. Eppure.

Eppure Tina Anselmi ci racconta che le donne sono spesso il soggetto inatteso, quello che compare in scena senza essere annunciato e per questo spiazziamo e – a volte – vinciamo, anche se dobbiamo fare sempre il doppio della fatica: “Il tempo delle donne è stato sempre un enigma per gli uomini. E tuttora vedo con dispiacere che per noi gli esami non sono ancora finiti”. Gli esami non finiranno mai,  probabilmente, ma abbiamo fiducia che tra le ragazze che stanno crescendo proprio ora nelle nostre case e nelle nostre scuole ci siano tante nuove Tina Anselmi, tante nuove donne in grado di prendere il testimone di questa nostra amata, stimata e oggi compianta staffetta.

TAG: politica, Tina Anselmi
CAT: Partiti e politici, Storia

Un commento

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  1. evoque 7 anni fa

    Io noto una cosa: le donne che arrivano al potere non sono meglio degli uomini. Per quale ragione genetica dovrebbero esserlo? E per arrivarci, a tutti i costi, al potere, usano gli stessi stratagemmi degli uomini: lecchinaggio, raccomandazioni, sgambetti agli avversari. Insomma, una realtà di violenza, anche se non fisica. Non parlo astrattamente, ma di ciò che conosco, con la precisazione che io non sono nella parte dell’avversario. E poi te le raccomando sul lavoro! Si fanno una guerra spietata, basata su maldicenze, trabocchetti. Anche qui esperienze vissute. Forse è giunta l’ora di calare nella realtà, spesso fastidiosa, l’immagine angelicata della donna.

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