Del Debbio: “Berlusconi un genio veloce, che a volte sbaglia collaboratori”

26 Ottobre 2021

“Filosofo che arriva dal popolo” così si definisce Paolo del Debbio, figura poliedrica, l’adolescenza in seminario e oggi noto conduttore televisivo. In questa intervista ci racconta del suo percorso professionale e spirituale, con un excursus sulla condizione attuale della Destra italiana.

Giornalista, autore e conduttore televisivo, Docente di etica ed economia all’Università IULM di Milano, ora anche influencer su instagram, ma quando eri piccolo come ti immaginavi da grande?

Non mi sono mai immaginato nulla, dopo il liceo ero indeciso se iscrivermi a medicina oppure a filosofia, scelsi la seconda, poi arrivò tutto per caso. Non avrei mai immaginato di fare televisione, di insegnare all’università, non avrei mai immaginato di diventare l’assistente di Fedele Confalonieri. Sono andato avanti ed è accaduto tutto dopo, per istinto, anche un po’ di fortuna, un pizzico di talento, che se esiste, non guasta, e tanto impegno.

Un’adolescenza in seminario, come ci sei entrato e come ci sei uscito? Quale insegnamento ti porti dietro da quell’esperienza?

È stato un insegnamento fondamentale, sono stati i due anni probabilmente più importanti della mia vita. A sedici anni impari l’arte della meditazione, una cosa importante che ti porti dietro per sempre. Impari a pensare, a ragionare sulle cose, ad andare oltre all’apparenza, cerchi di scavare sempre di più, impari a non accontentarti mai, il punto dove arrivi lo consideri sempre superficiale, devi scoprire, andare sempre più giù o più su, e poi lo studio, è lì che ho imparato a studiare e mi sono innamorato dello studio.

Arrivi giovanissimo in Fininvest, ti ricordi il tuo primo giorno? Cosa ti hanno detto e cosa ti hanno fatto fare?

All’inizio in Fininvest mi occupavo della rassegna stampa, poi cominciai a fare dei riassuntini quotidiani per l’amministratore delegato che era Confalonieri. A lui piacquero questi piccoli riassunti che rappresentavano il punto politico economico della giornata, e mi nominò suo assistente, il tutto dopo circa 10 mesi dal mio ingresso in azienda.

Hai contribuito alla nascita di Forza Italia, (il personaggio di Leonardo Notte di Stefano Accorsi in 1993 è, in parte, ispirato a te?) qual è il miglior pregio di Berlusconi e il suo peggior difetto?

Non ho visto la serie di cui parli, ma non credo che il personaggio interpretato da Stefano Accorsi sia ispirato a me. Nel 1993 mi chiamò Berlusconi su indicazione di Confalonieri. Serviva qualcuno che scrivesse il programma politico di Forza Italia, correva il mese di novembre e il programma doveva essere pronto per gennaio. Come facevo a rifiutarmi? era il titolare dell’azienda, ero l’assistente di Fedele Confalonieri, una carriera agli inizi, avevo solo 34 anni, insomma pur con difficoltà, ci provai, mi detti da fare e scrissi il programma politico del 1994. Mi aiutarono Giuliano Urbani, Antonio Martino, Gianni Baget Bozzo, Pio Marconi e Gianfranco Ciaurro solo per citarne alcuni, la cosa fortunatamente andò bene e funzionò. Tra i migliori pregi di Berlusconi ci sono la genialità e la velocità, il suo peggiore difetto è che non sempre si circonda delle persone giuste.

Se qualcuno ti chiedesse oggi di scendere in politica o comunque di lavorare alla nascita di un nuovo partito, cosa risponderesti?

Che ho già dato e che ora mi occupo di altro.

Sei giornalista dal 2001, hai scritto per Il Giornale, oggi per La Verità e Panorama, oltre all’avvento del digitale, come è cambiato, secondo la tua esperienza, il modo di fare informazione? C’è qualche aneddoto, della tua esperienza in redazione, che ti piace ricordare e che magari è simbolo di questo cambiamento?

Per quanto riguarda la mia scrittura penso non sia cambiato nulla, scrivo come allora, spero un po’ meglio. La carta stampata sta attraversando un periodo di grande crisi, scrivo su un quotidiano letteralmente inventato da Maurizio Belpietro, di proprietà di Belpietro, insieme al settimanale Panorama, un quotidiano che miracolosamente alla fine dell’anno presenta un delta positivo tra costi e ricavi, oggi un risultato straordinario. La redazione è composta da un gruppo di giovani e giovanissimi molto volenterosi, io sono tra i pochi senatori, il giornale vende, si aggira intorno alle 30.000 copie, un buon risultato per una piccola redazione composta da una quindicina di persone, abilmente condotta da Maurizio Belpietro che scrive tutti i giorni sul quotidiano. È un lavoratore instancabile, un uomo di parola, come pochi altri da me conosciuti.

Parliamo un po’ di televisione. Dal 2004 conduci programmi di informazione e talk show sulle reti Mediaset, con una sola interruzione nel 2018, quando tu, Belpietro e Giordano siete stati “sollevati” dai vostri incarichi nel giro di pochi giorni. Vuoi raccontarci come è andata? Cosa ti ha spinto a ritornare?

Mi misero a casa probabilmente per motivi politici, c’era stato allora uno smottamento in Forza Italia, Fabrizio Cicchito nel suo libro “La storia di Forza Italia 1994-2018” attribuì a me, a Giordano e Belpietro alcune responsabilità, accusati di avere poteri taumaturgici, che naturalmente non abbiamo, almeno io mi ritengo una persona normalissima, anzi un VIP “Very Important Pirla”. Quindi cosa vuoi mai che io abbia spostato, al limite posso spostare i mobili in casa mia, così finì la vicenda. Successivamente mi richiamarono, io accettai con la condizione di continuare ad essere me stesso. Per ora sta andando bene, tutto sta funzionando, fin quando non mi sospenderanno di nuovo (ride…)

Famose alcune tue escandescenze durante le puntate di Dritto e Rovescio, cosa ti fa arrabbiare di più: gli ospiti o gli sbagli dei tuoi collaboratori?

I miei collaboratori sono tutti molto bravi, le mie reazioni nei loro confronti, sono spesso una messa in scena. Gli ospiti invece mi fanno infuriare in due casi: il primo quando non rispettano i tempi televisivi e pensano di tenere una conferenza, quando in TV hai parlato per un minuto e mezzo, per volta, è sufficiente. Poi mi fanno arrabbiare quando escono dal seminato, diventando arroganti e offensivi, soprattutto nei confronti degli altri ospiti. Se la cosa succede con me, me ne preoccupo poco, rispondo per le rime, ma non tollero che la cosa succeda con gli altri ospiti. In quel caso non li faccio più parlare. Devi pensare che la trasmissione somiglia al carattere di un cavallo, quando va per conto suo non la ripigli più, se ti scappa di mano non riesci più a rimetterla a posto.

Ti definisci uno che arriva dal popolo, con una laurea in filosofia. Quanto sono importanti questi due aspetti nella costruzione del tuo programma?

Sono fondamentali, ma non nella costruzione del mio programma, ma nella costruzione della mia vita. L’esperienza dei piedi appoggiati per terra e nello stesso tempo la mente che vuole volare sembra una contraddizione, ma in realtà è invece una fortuna, perché i piedi piantati per terra e basta rappresentano un realismo un po’ pessimistico, volare alto solamente rappresenta invece una astrattezza inutile, se riesci a trovare il giusto equilibrio puoi cercare di dare un senso a tutto quel che succede. Piedi per terra e testa per aria la considero una buona formula.

Nel tuo penultimo libro “Cosa rischiano i nostri figli” parli di dipendenza digitale per i più giovani, è un tema su cui ti confronti anche con i tuoi studenti? Cosa noti di diverso negli studenti di oggi da quelli di 20 anni fa, quando hai iniziato a insegnare?

Al di là di confrontarmi con i miei studenti che succede solo in parte, mi preoccupa molto che ci sono 300.000 adolescenti malati di questa dipendenza. Oramai ambulatori, centri specialistici che curano questa dipendenza sono equiparabili, come livello, a quelli che curano la dipendenza dall’alcool, dal gioco di azzardo, dipendenze sessuali, tossicodipendenze, 300.000 un numero altissimo. Il fatto positivo è che oramai la psichiatria cura i pazienti affetti da questa dipendenza in modo efficace e con buoni risultati. Dall’uscita di quel libro la situazione in due anni è purtroppo decisamente peggiorata. Per quanto riguarda invece la differenza tra gli studenti di oggi rispetto a quelli di 20 anni fa, voglio dirti che ho notato una costante, c’è una grande sete di sapere. Lo studente deve però capire tre cose fondamentali, primo che tu ami la materia che insegni, secondo che credi in quello che dici, soprattutto per chi insegna etica come me e terzo cercare di dire cose molto complicate in termini molto semplici, a quel punto lo studente non solo ti segue, ma si affeziona, perché trova un grande punto di riferimento per comprendere meglio la realtà. I nativi digitali, che sono gli studenti con i quali ho cominciato, possono apparire persone magari un po’ vuote, perché hanno frequentato solo i social a discapito delle letture, sono coscienti di questo vuoto, ma dimostrano la volontà e l’interesse di colmarlo. Non è un vuoto che li soddisfa.

Anche tu ora sei su instagram e con un certo seguito, ti piace?

Mi son lasciato convincere a farlo e devo dire che è un’esperienza interessante. È stato difficile ad un certo punto, tutta questa storia sui vaccini, vax, no vax, è stato spiacevole, non tanto per i commenti, io sono toscano sono abituato alla polemica, non mi fa paura, siamo noi stessi polemici di natura, però c’è modo e modo, quando cominci ad aggredire in modo violento non va bene, io non aggredisco nessuno. Purtroppo sono le regole, me ne rendo conto, non c’è nessun filtro, ognuno dice quello che gli pare, non c’è differenza, una persona che ha studiato per tutta la vita, ha lo stesso spazio di un ignorante, un cretino, spesso anche maleducato e violento, però non si può non andare al circo perché si ha paura dei leoni. Se decidi di stare sui social è così, però ad un certo punto, se ti rompi le scatole, sei libero di andartene.

Cosa ne sarà della Meloni e della sua coalizione dopo tutta questa bufera?

Questa bufera va ricondotta a motivi elettorali e pian piano va sbiadendosi. Resta in Italia un problema serio, sia nel cento destra sia nel centro sinistra, entrambe sono coalizioni in cerca di identità. A sinistra è presente il Partito Democratico e poi? Lei ha numeri risicati, i Cinque Stelle stanno precipitando sempre più giù, la cura di Giuseppe Conte sembra ad oggi non funzionare, Grillo appare depotenziato. Nel centro destra bisognerà capire il ruolo di Forza Italia, che rimane centrale numericamente all’interno della coalizione. Andranno comprese le intenzioni della Lega e dei problemi di Salvini. Non sto parlando per quanto lo riguarda del caso Morisi e dell’inchiesta di FanPage, per la Meloni, ma mi riferisco a problemi all’interno del partito. Giorgia Meloni problemi interni non ne ha, è la leader indiscussa e il partito è molto organizzato. Forza Italia al di là dell’età del leader è un partito disorganizzato, nella Lega invece ci sono mal di pancia importanti, bisognerà vedere cosa avrà intenzione di fare Salvini.

Non trovi che dalla vicenda FanPage e dal recente assalto alla CGIL, Giorgia Meloni ne esca indebolita? Esiste una parte di elettorato moderato e conservatore che non si riconosce più in questa destra?

Secondo me no. Aspettiamo l’esito del processo, nel mentre ricordiamoci che Carlo Fidanza è stato sospeso un secondo dopo. Si è trattato di tempeste pre elettorali, poi si vedrà, a mio avviso andrà a finire tutto in nulla, ma non è questo il problema, bisogna invece porsi la domanda: cosa faranno domani questi partiti? Che identità si daranno? Quali saranno i rapporti che li legheranno tra loro? Una coalizione, un partito unico, una federazione e ancora, come si organizzeranno i leader? Forza Italia rappresentata da Berlusconi chi la guiderà dal punto di vista organizzativo? su questo non saprei proprio cosa pensare, anche perché a mio avviso sono loro i primi a non saperlo. Non credo che Giorgia Meloni esca indebolita a causa delle recenti vicende. Sia lei che Ignazio (La Russa) hanno sul tema del fascismo oramai delle posizioni chiarissime, il libro della Meloni è ultra chiaro, non è come ha detto Lerner, che è come se esistesse un problema Mussolini prima del 1922, per quel che conosco di storia mi pare non c’entri nulla. Ripeto però che non è questo il problema, va tutto ricondotto alla proposta politica che faranno i partiti, che dovrà essere convincente, realizzabile, economicamente sostenibile, una cosa non semplice.

Torno un passo indietro. In qualità di docente hai detto che una delle qualità è quella di spiegare cose complicate in modo semplice, vale anche da giornalista?

In questo caso vale quanto diceva il grande Indro Montanelli: quando il lettore non capisce la colpa è sempre di chi scrive. Questo è diventato il mio motto, amplificato dalla mia esperienza e dalla mie origini popolari, io studiavo filosofia e frequentavo il bar, se mi veniva chiesto cos’era la filosofia, dovevo essere in grado di spiegarlo ad un idraulico, ad un muratore, a un barrocciaio, a un agricoltore e a un allevatore di bestiame, per me è stata una grande fortuna. Ti dico che su tutto questo ho scritto un libro che uscirà il prossimo 30 novembre per la casa editrice Piemme, una storia che ripercorrerà tutta la mia vita e che si intitola “Le dieci cose che ho imparato dalla vita”.

 

 

 

 

 

TAG: giorgia meloni, giornalismo, silvio berlusconi, televisione
CAT: Partiti e politici, università

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