Giustizia

Alla cortese attenzione dell’Onorevole Gianni Cuperlo

31 Maggio 2025

Buongiorno. Ho letto solo ieri la trascrizione dell’audizione del 15 aprile scorso del generale dei carabinieri Mario Obinu nella Commissione parlamentare della quale Lei fa parte. E ho letto anche il Suo intervento rivolto al generale. Le devo far notare che nel Suo intervento Lei sbaglia il nome dell’editore del mio libro “Emanuela Orlandi – Il rapimento che non c’è”. L’editore infatti non è Bollati-Boringhieri, da Lei citato, bensì Baldini + Castoldi.

Lei inoltre si è meravigliato – negativamente – che il generale Obinu abbia citato quel mio libro anziché anche o solo quelli di altri autori. Lei ha espresso la Sua meraviglia con le seguenti parole:

“mi risulta interessante e curioso capire perché, tra i tanti testimoni, analisti, giornalisti d’inchiesta, lei, che peraltro è stato contattato in anni passati anche da un nostro compianto interlocutore, Andrea Purgatori, ha richiamato, in una sede istituzionale come la Commissione, un unico interlocutore nella persona del signor Pino Nicotri”.

Devo farLe notare che – come Lei dovrebbe sapere dato che sono stato audito dalla Commissione – il “signor Pino Nicotri” è un giornalista come Lei è un deputato al parlamento, motivo per cui mai userei l’espressione “il signor Gianni Cuperlo” invece dell’espressione “l’onorevole Gianni Cuperlo”. Ciò premesso, debbo farLe notare anche che il mio purtroppo scomparso amico e collega Andrea Purgatori è tra i responsabili della deprecabile trasformazione del caso Orlandi in show. Caso che è una tragedia perché tale è – una tragedia, appunto – la scomparsa di una ragazza, ma che è stato purtroppo trasformato in show dalle infinite puntate sempre più sensazionaliste e sempre più basate sul nulla più assoluto. Tanto che già anni fa il magistrato Severino Santiapichi, purtroppo venuto a mancare anche lui, già presidente della Corte d’assise nel processo per il rapimento e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro, il caso Orlandi lo ha definito “un rapimento mediatico. Inventato cioè dai mass media.

Riguardo la credibilità del mio collega vostro interlocutore Le cito solo tre episodi.

1) – Questo  https://www.youtube.com/watch?v=32yBLsicKuM  è il link a un video in cui Purgatori racconta come vera, realmente avvenuta e comprovata. una storia in realtà mai avvenuta, perciò totalmente falsa. Racconta cioè che su incarico della ndrangheta il signor Renato De Pedis – tanto per cambiare presentato come “l’uomo più potente della criminalità a Roma” nonostante sia sempre stato assolto perfino dall’accusa di esserne stato un semplice membro – “si fa portare dove è nascosto il corpo di Emanuela” e ne “prende gli effetti personali”. Tutte affermazioni di pura fantasia, senza uno straccio non dico di prova, ma neppure di semplice e labile indizio.

2) – L’8 febbraio 1994 Andrea Purgatori sul Corriere della Sera scrive che i rapitori di Emanuela Orlandi disponevano di un sofisticatissimo congegno in grado di far figurare le loro telefonate come partite da un numero di telefono diverso da quello vero. Convinto della bontà dell’articolo, Pietro Orlandi parla di tale mirabolante congegno nel corso dell’intervista televisiva reperibile col seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=iZeWZ2z1Ruk

Peccato però che tale “sofisticatissimo congegno” semplicemente non esista. E che comunque non figuri in nessuno degli atti giudiziari relativi alla scomparsa di Emanuela.

3) – Nella seguente puntata  https://www.youtube.com/watch?v=1fMPEbFVsKY  del programma televisivo “Di martedì Di più” de La7, Andrea Purgatori annuncia che l’ergastolano “Pippo Calò, che è stato cassiere di Cosa nostra, per la prima volta dopo 35 anni ha deciso di parlare”. E che su invito dell’avvocatessa Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi, ha accettato di dire anche quello che sa sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.  In questa puntata televisiva Purgatori dice un’altra cosa non vera. Afferma infatti che la tomba di De Pedis nella basilica di S. Apollinare è stata scoperta nel 2005, quando invece il magistrato Andrea De Gasperis se n’era già occupato dal ’95 al ’97 e aveva concluso la sua inchiesta con una archiviazione perché non aveva rilevato nulla di illecito e neppure di sospetto.

Riguardo la volontà di Calò di dire all’avvocatessa Sgrò “tutto quello che sa” sulla scomparsa di Emanuela, Purgatori in seguito ha dato ampio spazio nel suo programma televisivo Atlantide alle accuse dell’avvocatessa contro la mancata concessione del permesso di potergli andare a parlare in carcere.  Qualunque studente del primo anno di giurisprudenza sa che un avvocato, in questo caso Laura Sgrò, per poter andare a parlare con un detenuto, in questo caso Pippo Calò, basta che si faccia nominare suo legale. Magari per presentare ai magistrati nuove prove o istanze di vario tipo.

Da notare comunque che, nonostante tutto il battage su chissà cosa avesse da rivelare, in realtà Pippo Calò del caso Orlandi non aveva nulla da dire per il semplice motivo che non ne sapeva nulla. Come risulta messo nero su bianco dalla stessa avvocatessa Sgrò nel suo libro “Cercando Emanuela”. Strano modo di cercarla.

Potrei continuare a lungo, ma mi fermo qui sia per evitare di annoiarLa ulteriormente sia perché i tre punti che Le ho esposto sono sufficienti per dimostrare le responsabilità anche di Purgatori nella trasformazione in show del caso Orlandi.

Aggiungo solo che – sic stantibus rebus – risulta inopportuno e sintomatico che sia stata sentita l’esigenza di interpellarlo quando la Commissione di cui Lei fa parte era in via di istituzione. Inopportuno e sintomatico, purtroppo comprensibile. La Commissione infatti è nata non da prove certe e appurate, ma solo dalla suggestione suscitata da una miniserie televisiva, Vatican girl. Miniserie per giunta pre battezzata il 3 novembre 2022 dall’onorevole Carlo Calenda con la seguente invocazione accorata e sdegnata: “…è oramai chiaro che il Vaticano sa perfettamente cosa è accaduto a questa povera ragazza di 15 anni. È dovere dello Stato italiano pretendere la verità. Il grado di protervia e arroganza delle gerarchie vaticane anche davanti a prove documentali che attestano il coinvolgimento della Santa sede è inaccettabile. Siamo uno stato laico non una comunità di vassalli della chiesa. Chiederemo al Ministro degli Esteri di attivarsi”.

Invocazione e parole forti, declamate a petto in fuori. Peccato però che siano basate sul nulla. Nulla di diverso dalla montagna di chiacchiere, opinioni e convinzioni personali di innumerevoli soggetti comparsi in scena nell’arco di ormai ben 42 anni.

Purgatori e Calenda erano animati sicuramente dalle migliori intenzioni. Peccato però che, come è noto, di buone intenzioni sia lastricata la strada per l’inferno.

Un cordiale saluto.

pino nicotri

 

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