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Giustizia

Anche i magistrati sbagliano. Reprimenda del Proc. generale della Cassazione

di Biagio Riccio
27 Gennaio 2019

Nella cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, come riportano le cronache dei giornali, il Procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio non ha risparmiato una dura reprimenda per gli stessi Magistrati: “La gravità degli episodi di corruzione e la loro frequenza che di recente hanno visto coinvolti diversi magistrati,determina un indebolimento della fiducia dei cittadini nell’indipendenza e imparzialità della funzione penale”.
Nell’intervista rilasciata all’autorevole quotidiano torinese “La Stampa” di sabato 26 gennaio il Procuratore Generale ha ulteriormente chiarito la sua severa riprensione.“L’aumento dei procedimenti disciplinari è il sintomo di un problema che dobbiamo necessariamente affrontare.     L’unico modo per uscire da questa situazione difficile, nella quale è sempre più frequente leggere sui giornali di toghe al centro di illeciti penali e disciplinari, è ripartire dalla cultura. Dobbiamo operare una maggiore selezione iniziale. Più severità nei concorsi. Fondamentale anche la formazione continua, sia dal punto di vista professionale sia da quello deontologico.
Quando ad essere accusati di reati così gravi sono magistrati, certamente siamo di fronte ad una condotta ancora più censurabile, perché i magistrati devono assicurare l’osservanza della legge e devono essere garanzia di legalità. Tali condotte delegittimano l’intera categoria, per questo bisogna essere molto rigorosi nelle indagini. È importante anche fare formazione e selezionare bene i futuri magistrati. Occorre investire sulla cultura e sulla consapevolezza dell’essere magistrato”.
Se è vero che l’avvocatura non è più colta, come lo erano grandi avvocati di un tempo che alla tecnica forense accoppiavano l’eleganza nello scrivere e un’arte del dire ricercata nel lessico e nella sinonimia di sostantivi e di congiuntivi calzanti, è altrettanto di prammatica che molti Magistrati non sappiano scrivere sentenze e sono anche essi adusi alla scuola del “taglio e cucito”, di provvedimenti immotivati e pregni di copia ed incolla.
I Giusdicenti , diceva Cicerone, sono la legge che parla, ma in armonia con il diritto naturale, le cui leggi sono scritte nelle stelle prima che nacquero gli dei, ci ricorda Sofocle nell’Antigone.
Scriveva l’Arpinate: ”Voi vedete dunque conto che questa è l’essenza del magistrato, di sovraintendere e dare prescrizioni giuste ed utili, nonché in armonia con le leggi. Come infatti le leggi stanno al di sopra dei magistrati, così i magistrati stanno al di sopra del popolo e si può dire veramente che il magistrato è una legge parlante, la legge invece è un magistrato muto. Nulla inoltre è tanto conforme al diritto ed alla disposizione della natura – quanto il potere; senza di esso infatti né la famiglia, né lo Stato, né la nazione, né il genere umano, né tutta la natura, né il mondo stesso potrebbero sussistere. C’è dunque necessità di magistrati, perché senza la loro saggezza e diligenza non potrebbe sussistere uno Stato e sulla loro distribuzione si fonda tutta la gestione dello Stato”.
Ma sottolineava che “occorreva stabilire un limite al loro potere”(Il Magistrato e la legge, tratto dal III libro “De legibus”).
Anche i Magistrati sbagliano ed andrebbero puniti o rigorosamente dovrebbero rispondere dei loro errori nei confronti di chi ne è vittima.
Ma a Roma se il Magistrato errava, veniva lanciato dalla Rupe Tarpea.
Biagio Riccio

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