Giustizia

Orlandi: il girocollo falso dei falsi

31 Luglio 2025

Mistero Orlandi: che anche l’attuale pista inglese sia falsa lo dimostra non solo la perizia della dottoressa Sara Cordella, che l’ha illustrata nella Commissione parlamentare lo scorso 8 luglio, ma anche un particolare incontestabile che fino ad oggi è sfuggito a tutti. Vediamo di cosa si tratta e perché di conseguenza anche la nuova pista inglese è falsa.

Il misterioso interlocutore che ha “rivelato” a Pietro Orlandi la nuova pista inglese gli ha anche dato la foto o, meglio, la fotocopia di una foto del nastrino girocollo bicolore – i colori della Roma calcio – che Emanuela a volte usava indossare. Bene. Il problema però è che Emanuela quel girocollo il giorno in cui è scomparsa, 22 giugno 1983, non lo indossava: infatti NESSUNA persona della scuola di musica Ludovico Da Victoria, studente, insegnante, impiegato, direttrice suor Dolores, l’ha mai citato tanto meno messo a verbale.

Particolare DECISIVO, non lo citano neppure la sorella Natalina quando fa la denuncia di scomparsa il 23 mattina e tanto meno lo zio Mario Meneguzzi quando fa il giro delle redazioni il 23 pomeriggio per dettare il testo di un appello, intitolato “Chi ha visto Emanuela?”. Nella fotina che accompagna l’appello – apparso il 24 giugno su “Il Tempo” e il 25 su “Il Messaggero” e “Paese sera” – non si vede nessun nastrino al collo. Collo, peraltro, molto poco visibile nella fotina.  Eppure, si trattava di un particolare vistoso, utile quindi per cercare eventuali testimoni perché è impossibile che nessuno noti un nastrino, per giunta coi colori della Roma, al collo di una giovanissima e bella ragazza.

La conferma indelebile ed eterna che quel giorno Emanuela al collo non aveva nessun nastrino l’hanno data gli stessi Orlandi in blocco col famoso e ormai storico grande manifesto con il quale hanno tappezzato tutta Roma con migliaia di copie. Il particolare strano e inopportuno della grande foto di quei manifesti è che Emanuela vi compare con una fascetta sulla fronte, la fascetta che a volte portava tra i capelli. Particolare strano e inopportuno perché il giorno della scomparsa Emanuela, oltre a non avere il nastrino girocollo non aveva neppure la fascetta a cingerle la fronte, motivo per cui quella foto risulta fuorviante: chiunque abbia eventualmente visto Emanuela dopo la sua uscita dalla scuola di musica non può essersene reso conto, sarà stato portato a escludere di averla vista perché ha visto una ragazza senza la fascetta in fronte.

LA FASCETTA IN FRONTE DEPISTANTE

L’altoatesina Josephine Hofer Spitaler, definita generosamente “supertestimone”, alla stregua di numerosi mitomani che si sono affacciati sulla scena Orlandi sino ad oggi

In ogni caso non si capisce l’utile di quella foto visto che Emanuela quel nastro non lo portava spesso. Per esempio, nella puntata del programma televisivo Tandem del 20 maggio, alla quale prese parte con altri studenti del suo liceo scientifico, Emanuela non ha né il nastrino girocollo né la fascetta sulla fronte. Girocollo che compare in una sua famosa foto mentre suona il flauto traverso, ma che non è affatto certo che sia una foto scattata a un saggio di fine anno della scuola di musica anziché a casa sua.

Come che sia, nei vari verbali di testimonianza di familiari, parenti, amici e amiche e insegnanti di liceo e di scuola di musica, nessuno cita l’abitudine a portare fascette in fronte né nastrini girocollo.

Ironia, amara, della sorte, Emanuela da vari giornalisti viene ricordata sempre, anche a tutt’oggi, come “La ragazza con la fascetta”. Ironia amara, ma sintomatica: l’espressione infatti suona bene, colpisce la fantasia, tanto da diventare sinonimo di Emanuela Orlandi ragazza scomparsa, ma proprio questa è una delle tante conferme che si è preferito puntare sul lato dell’immagine, del lato, cioè per così dire pubblicitario, acchiappalettori e acchiappatelespettatori, anziché sulla ricerca di fatti certi. Né più e né meno come il soprannome L’Americano, diventato poi L’Amerikano, appioppato a chi telefonava a casa Orlandi e aveva un accento che a zio Mario Meneguzzi, che rispondeva al telefono, pareva vagamente americano.

Nonostante l’evidente mancanza del nastrino al collo di Emanuela quel disgraziato 22 giugno, affermare che invece c’era diventa la prova dell’attendibilità[1] di una signora di Terlano (provincia di Bolzano), Josephine Hofer Spitaler, che afferma:

“Il 15 agosto 1983, presso la casa di campagna in cui abito, vidi arrivare un’autovettura tipo A112 che si fermò davanti al portone. Era targata Roma. Scesero un uomo e una ragazza alta circa un metro e 60, un metro e 65. Era magra, aveva i capelli castano scuri, quasi lisci, molto sporchi. Indossava un paio di jeans, una camicetta a maniche lunghe verdi, un girocollo in materiale non metallico dai colori sbiaditi”.

Dai giornali la signora Spitaler viene immediatamente definita “supertestimone”, la stessa definizione generosamente regalata ipso facto a tutti i volenterosi mentitori e mitomani apparsi in scena in questi quattro decenni: nel mistero Orlandi purtroppo non esistono testimoni, ma solo “supertestimoni…  E così nessuno nota che la signora Spitaler s’è fatta venire in mente quel ricordo con quasi due anni di ritardo: guarda caso, pochi giorni dopo che l’avvocato Gennaro Egidio, legale degli Orlandi, a fine gennaio 1985 in diretta tv aveva promesso[2] dai 50 ai 250 milioni di lire per chiunque avesse fornito, entro il 28 febbraio dello stesso anno, informazioni utili al ritrovamento di Emanuela.

LA BALLA ALTOATESINA PER I SOLDI?

Impossibile che la signora abbia visto il nastrino girocollo, dal momento che Emanuela quel giorno non lo aveva. Ammesso e non concesso che i “rapitori” la portassero davvero in giro lasciandole senza problemi quel nastrino, non sarebbe stata un’imprudenza e non avrebbero corso nessun rischio che la riconoscessero per il semplice motivo che NESSUNO aveva detto ai magistrati, alla polizia e ai carabinieri che Emanuela quel giorno lo portava al collo.

Eppure, per Pietro Orlandi, intervistato nel gennaio 2021[3], l’avere citato il nastrino non è la prova che Spitaler mente, ma che, al contrario, dice la verità:

“Per noi familiari è sconvolgente che questa pista sia stata lasciata cadere. E oggi ho una nuova prova: un nastrino giallo e rosso che Emanuela in quei giorni aveva al collo, lo stesso di cui parlò la testimone oculare”.

Come se non bastasse, Pietro Orlandi sulla bontà della pista bolzanina insiste anche a proposito di una pista collaterale, che lo ha portato in un convento di clausura di Sabiona[4], vicino Bolzano:

“Per più di un mese stavo dietro ad una pista che sembrava buona: un contatto con una persona ci ha portato ad una ventina di chilometri da Bolzano, nel convento di clausura del monastero di Sabiona. Un buco nell’acqua, e per buco intendo il fatto che Emanuela non c’era all’interno del monastero, ma questo viaggio è servito a confermare alcuni fatti riguardo la pista di Bolzano, che meriterebbe, secondo me, più attenzione da parte degli inquirenti”.

FUMO DI LONDRA: TOSSICO E INQUINANTE

Pietro Orlandi di ritorno da Birmingham dichiara a “Chi l’ha visto?”: “Torno con uno spiraglio aperto”. Non è dato però sapere quale

 

Tornando alla nascita della prima pista inglese[5], la Commissione parlamentare quando il 9 maggio dell’anno scorso ha audito Pietro non ha chiarito, e sarebbe invece fondamentale chiarirlo, un ben preciso mistero. La pista inglese[6] è nata il 16 giugno 2011 nel corso di una puntata del programma Metropolis di RomaUnoTV, ospiti Pietro Orlandi e il giornalista Fabrizio Peronaci. Quella sera, infatti, un certo Giorgio Gastrini, abitante a Caravaggio, provincia di Bergamo, ha raccontato al telefono a Metropolis di essere stato uno 007 dei nostri servizi segreti militari (all’epoca SISMI), col nome in codice Lupo Solitario, di essere stato presente al “rapimento” di Emanuela, al quale a suo dire hanno preso parte anche “agenti segreti inglesi” e che “Emanuela Orlandi è viva e si trova in un manicomio a Londra”.

Poiché a Londra non esistevano manicomi, bastava questa affermazione per capire che si trattava di emerite balle. Tant’è che Gastrini è poi fuggito dall’Italia per non scontare la condanna comminatagli per essersi inventato, tra gli altri falsi, di essere stato un agente segreto del SISMI. Ma a dire a Renzopaoli di telefonare a Gastrini, dandole il suo numero di telefono, è stato Peronaci, evidentemente già in contatto con l’impostore di Caravaggio.

Eppure, nonostante l’evidente enormità delle panzane Pietro Orlandi, debitamente accompagnato all’aeroporto di Fiumicino da una troupe di “Chi l’ha visto?”, è volato in Inghilterra, prima a Londra e poi anche a Birmingham. Tornato il 22 giugno, poche ore prima della puntata di “Chi l’ha visto?” dedicata al suo blitz inglese pur non avendo trovato nulla ha dichiarato con la massima serietà:

“Sono andato molto scettico, per proteggermi dall’ennesima delusione, ma torno con uno spiraglio aperto e in attesa di altri riscontri”.

Spiraglio aperto? Quale? Altri riscontri? Quali? E quali sarebbero i riscontri già avuti?

È evidente che la Commissione parlamentare ha perso un’occasione a non chiarire questi aspetti quando ha convocato Pietro Orlandi. Ed è altrettanto evidente che sarebbe utile, se non necessario, convocarlo di nuovo. Convocarlo di nuovo sia per chiarire gli strani particolari che abbiamo elencato in questo articolo sia per capire per quale motivo insiste a definire autentici o comunque credibili nel contenuto i documenti che Sara Cordella ha ampiamente dimostrato essere falsi.

 

 

 

 

[1] https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/emanuela-orlandi-rinchiusa-in-un-maso-a-terlano-1.1693745#

[2] https://www.articolo21.org/2021/01/caso-orlandi-il-bluff-della-pista-di-terlano/

[3] https://www.articolo21.org/2021/01/caso-orlandi-il-bluff-della-pista-di-terlano/

[4] https://emanuelaorlandi.altervista.org/la-pista-di-bolzano/

[5] https://www.blitzquotidiano.it/cronaca/emanuela-orlandi-pro-memoria-per-la-commissione-la-pantomima-della-pista-inglese-vecchia-di-13-anni-3604721/

[6] https://archivio.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/codice-lupo-per-3-milioni-emanuela-orlandi-936317/

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