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Non solo regole ma premi: la nuova frontiera della cittadinanza consapevole

26 Settembre 2025

L’idea di un permesso di soggiorno a punti, proposta da Matteo Salvini, può essere letta non solo come uno strumento per gestire la presenza degli stranieri in Italia, ma come l’occasione per immaginare un sistema nuovo di cittadinanza consapevole, valido per chiunque viva e lavori nel nostro Paese.

Se pensata in chiave estesa e non esclusiva, questa ipotesi potrebbe infatti trasformarsi in un modello di social scoring capace di premiare i comportamenti virtuosi e scoraggiare quelli negativi, offrendo a tutti regole chiare e opportunità di crescita. Il meccanismo sarebbe semplice: ognuno partirebbe da un punteggio base che può aumentare o diminuire a seconda delle azioni quotidiane.

Chi commette infrazioni o reati vedrebbe calare il proprio punteggio, con conseguenze che potrebbero andare da sanzioni più severe alla perdita di alcuni benefici. Chi invece rispetta le regole, partecipa alla vita sociale e culturale, paga con regolarità tasse e contributi, svolge attività di volontariato o si impegna nella formazione e nella diffusione della cultura, accumulerebbe punti che si tradurrebbero in vantaggi tangibili. Non solo per gli stranieri, che potrebbero così accelerare i percorsi di cittadinanza, ma anche per gli italiani, che avrebbero un incentivo concreto a vivere in maniera più attiva e responsabile.

Un punteggio elevato potrebbe, ad esempio, dare diritto a riduzioni fiscali, a sconti su servizi pubblici, a priorità nell’accesso ad alcune prestazioni o persino a giorni aggiuntivi di ferie retribuite, trasformando la correttezza civica e la partecipazione sociale in una risorsa che si riflette positivamente sulla vita quotidiana. Sarebbe un modo innovativo per premiare chi contribuisce al benessere collettivo, restituendo un riconoscimento non solo morale ma anche materiale.

Oggi la cittadinanza viene concessa agli stranieri attraverso procedure spesso lunghe e complesse, mentre per gli italiani è un fatto acquisito dalla nascita e difficilmente collegato al grado di partecipazione reale alla vita comunitaria. Un sistema a punti, invece, renderebbe oggettivo e trasparente il concetto stesso di cittadinanza, trasformandola in un percorso dinamico e condiviso, in cui i diritti sono accompagnati da doveri e il merito viene valorizzato.

Non si tratterebbe di un marchio o di un controllo invasivo, ma di uno strumento che stimola la responsabilità personale e premia chi si impegna per il bene comune. La logica del social scoring, applicata in modo inclusivo e non discriminatorio, potrebbe diventare una piattaforma di fiducia reciproca tra Stato e cittadini: lo Stato garantisce diritti, sicurezza e servizi, mentre ogni cittadino, italiano o straniero, restituisce rispetto delle regole, partecipazione e impegno concreto. In questo senso, il punteggio diventa simbolo di un patto sociale rinnovato, che rafforza i legami comunitari e crea una cittadinanza più consapevole.

L’Italia, Paese che da secoli è punto d’incontro di culture diverse, avrebbe così l’occasione di proporre un modello innovativo in cui la cittadinanza non è solo un fatto anagrafico o burocratico, ma il risultato di un percorso che unisce diritti, doveri e responsabilità, premiando chi sceglie di contribuire attivamente alla crescita collettiva con vantaggi concreti come benefici fiscali, servizi agevolati e persino più tempo libero da dedicare alla famiglia o alla comunità stessa.

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