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Partiti e politici

Crisi di governo: tutti bocciati. E ora speriamo nel santo Draghi

di Paolo Natale
3 Febbraio 2021

Qualche giorno fa, all’indomani della discussione sulla crisi in Parlamento, avevo sottolineato come quella fosse una nuova pagina nera della politica italiana, una pagina nera dove praticamente tutti ne erano usciti perdenti, senza grandi eccezioni.
Da Conte a Renzi, dai partiti di governo a quelli di opposizione, dai senatori ai deputati, tutti si erano distinti per la loro pochezza, la mancanza di senso collettivo, per il quasi totale disinteresse per quel che il paese sta faticosamente affrontando. Discorsi costruiti su ripicche verbali e ingiurie, onanismo e autogratificazione, senza proposte e senza progetti per uscire dalla crisi pandemica ed economica, che non fossero i mantra: “torniamo a dare la parola al popolo sovrano”, ovvero “lasciateci lavorare per il bene del paese”.
Se possibile, ciò che è accaduto negli ultimi giorni, nella verifica dell’esistenza della maggioranza che ha governato in questo ultimo anno e mezzo, è risultato ancora peggiore, dando un’immagine delle attuali forze politiche che giustifica il continuo slabbramento del rapporto tra gli italiani e la classe politica. Incuranti della situazione del paese, tutti i partiti e gli uomini che a questi fanno capo hanno dato prova di un attaccamento precipuo alla propria parrocchietta partitica, al proprio ego smisurato e, di nuovo, alle ripicche personali, ai distinguo pseudo-politici, anziché tentare di dare risposte efficaci ed efficienti ai problemi reali.
“Io ho fatto un passo indietro, mentre tu non lo fai”; “io cerco di trovare un’intesa, ma tu resti fermo sulle tue posizioni”; “tu vuoi quel ministero, ma quello deve rimanere mio”; “il Mes mai e poi mai”; “senza Mes non si può continuare nessuna trattativa”; “tu vuoi rompere e io voglio costruire”; “senza di noi non andate da nessuna parte”; “meglio perdere senza di te che continuare a sopportare la tua presenza”.
Un livello di discussione altissimo, come si può constatare. E, da quel che è emerso, pochi si sono elevati un poco sopra a questi toni di dibattito. Alla fine, tutti gli esponenti politici e tutti i partiti possono venir accomunati da un unico giudizio: bocciati.
Bocciato il Movimento 5 stelle, che da ormai oltre due anni siede sulle poltrone del governo senza aver fornito particolari svolte, rispetto al passato, né nel campo legislativo né in quello “comportamentale”, dove non hanno brillato come esempi da seguire nonostante i proclami dei giorni dell’opposizione, quando criticavano (giustamente) le malefatte dei precedenti governi e si proponevano come un vento nuovo all’interno del panorama politico italiano. Se il bene del paese è quello di limitare Renzi e di confinarlo in una specie di limbo, come si evince dal loro comportamento in questa occasione, non appare una grande conquista, qualunque sia il giudizio su Renzi stesso.
Bocciato il Partito Democratico. Nonostante qualche tentativo di qualche suo esponente di far avvicinare le posizioni più contrastanti, non si è distinto per grande progettualità, per l’indicazione di misure condivise e condivisibili per uscire dalla crisi. Si è limitato a vivacchiare, come se fosse questo il tempo di una tranquilla normalità economico-sociale da gestire con un po’ di competenza e di esperienza personale. Nessuna idea brillante, incisiva, utile, anche se in contrasto con i partners di governo. Il refrain sembrava essere quello di non scontentare troppo Conte, o Renzi, o il M5s, cercando di mediare tra le varie posizioni, senza puntare decisamente su proposte efficaci.
Bocciata Italia Viva. Dopo essere stata protagonista della rottura iniziale, andare al confronto con le altre forze di governo poteva essere l’estremo tentativo di salvare un esecutivo che, pur con tutte le sue pecche, doveva gestire una fase piuttosto complicata della vita sociale ed economica del paese. Ha scelto la strada dello scontro totale: o si fa come dico io o non se ne fa nulla. Poteva dirlo prima del tentativo di Fico, e non ci saremmo trovati invischiati in questa pantomima mediatica, dove tutti cercavano la propria consacrazione, e nessuno la costruzione reale di un esecutivo forte, coeso ed efficace.
Ed è meglio tacere, infine, sul comportamento dei singoli uomini politici, da Renzi in giù, per evitare i giudizi più impietosi. Una cosa si sarebbe potuta fare, in omaggio ad una delle proposte del Movimento 5 stelle che fu: trasmettere in streaming quello che accadeva nei tre giorni di confronto tra le diverse forze politiche. Questo avrebbe dato la possibilità agli italiani tutti di capire meglio in che mani siamo finiti.
Sperando ora nel Santo Draghi.

Università degli Studi di Milano

crisi di governo
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