La proposta del governo di tassare l'oro dichiarato volontariamente dagli italiani potrebbe portare due miliardi nelle casse dello stato.

Partiti e politici

Il governo Meloni pensa a una “patrimoniale volontaria” sull’oro degli italiani

15 Novembre 2025

Il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, sta valutando una misura che potrebbe cambiare il rapporto tra i privati e il loro oro: la possibilità di dichiarare gioielli, lingotti e monete senza documenti di acquisto per pagarvi una tassa ridotta, anziché restare nell’ombra fiscale. L’idea gira da giorni, e oggi è addirittura sulla prima pagina del Financial Times. Secondo una proposta contenuta nella legge di bilancio 2026, gli italiani avrebbero tempo fino a giugno 2026 per dichiarare il proprio oro privato “non tracciato” e pagare una imposta sostitutiva al 12,5 % del suo valore di mercato.  Attualmente infatti, in assenza di prove d’acquisto, ogni vendita viene tassata al 26 % sull’intero valore, un regime considerato penalizzante e che scoraggia la liquidazione formale di beni ereditati, e che spinge verso il mercato nero o i negozi “compro Oro”.

L’obiettivo ufficiale è duplice: generare entrate una tantum per le casse dello Stato e “legalizzare” consistenti patrimoni familiari spesso rimasti al di fuori dell’economia ufficiale. Secondo le stime, tra le famiglie italiane sono detenuti tra 4.500 e 5.000 tonnellate d’oro, per un valore potenziale di circa 500 miliardi di euro. Chi propone la misura stima che, se anche solo il 10 % di questo oro non certificato fosse dichiarato, lo Stato potrebbe raccogliere oltre 2 miliardi di euro.

Il meccanismo proposto dal governo prevederebbe la certificazione del valore dell’oro da parte di intermediari autorizzati, con controlli antiriciclaggio, e la possibilità di pagare la tassa in un’unica soluzione o in tre rate annuali. Questo sistema offrirebbe anche un vantaggio fiscale futuro: una volta “registrato”, l’oro acquisirebbe una base imponibile più elevata, e in caso di vendita successiva si tasserebbe solo il guadagno, non l’intero importo.

L’ipotesi ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, sostenitori parlano di una “monetizzazione” di ricchezza sommersa, che rafforza trasparenza e liquidità del mercato dell’oro. Dall’altro, critici affermano che potrebbe essere una mossa disperata per reperire fondi senza aumentare le imposte tradizionali. Alcuni parlamentari dell’opposizione, come Gianmauro Dell’Olio, dubitano che le famiglie siano disposte a dichiarare i propri oggetti sentimentali: “non credo che la gente andrà a pesare le collane che i nonni hanno lasciato”, ha detto.

La misura è anche vista come un’alternativa al regime attuale “punitivo”: chi non ha documenti d’acquisto resta penalizzato se vuole vendere, e spesso preferisce ricorrere a canali informali o negozi “Compro Oro” per evitare conseguenze fiscali.  Proprio il boom delle attività di “Compro Oro” è una delle ragioni che alimentano la proposta: nel 2025 le transazioni di oro usato sono aumentate del 25%, con oltre 1,2 milioni di operazioni al mese.

Tuttavia, l’adesione alla proposta del governo sull’oro, qualora diventasse legge, non è scontata. Alcuni esperti sottolineano che il sucesso della misura dipenderà molto dalla fiducia dei cittadini nella correttezza delle valutazioni e nella riservatezza delle dichiarazioni. Inoltre, per molti italiani quei pezzi hanno un forte valore affettivo o che non intendono vendere.

Sul piano politico, il provvedimento riflette la necessità del governo di trovare nuove entrate per finanziare misure prioritarie, evitando aumenti fiscali più impopolari. Secondo alcune fonti, potrebbe anche essere una risposta alle tensioni interne alla coalizione di governo, che sta cercando risorse senza gravare ulteriormente su redditi e imprese.

In sintesi, l’idea di tassare l’oro privato non documentato è ambiziosa: promette 2 miliardi di euro e più trasparenza, ma dovrà fare i conti con la diffidenza delle famiglie, il valore culturale dell’oro ereditato e la complessità tecnica della sua certificazione. Se approvata, potrebbe segnare un nuovo capitolo nella politica fiscale italiana: non una semplice imposta, ma un “invito all’emersione” di ricchezza sommersa, con una formula che combina incentivo e responsabilizzazione. E inoltre resta una questione, sul tavolo: è vero che la tassazione proposta è vantaggiosa. Ma la circolazione informale resterà sempre molto competitiva.

Commenti

Devi fare login per commentare

Accedi

Gli Stati Generali è anche piattaforma di giornalismo partecipativo

Vuoi collaborare ?

Newsletter

Ti sei registrato con successo alla newsletter de Gli Stati Generali, controlla la tua mail per completare la registrazione.