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Partiti e politici

Il triste tramonto dei 5 stelle

di Paolo Natale
13 Febbraio 2022

Sembra ancora reggere, a livello dei consensi elettorali, intorno al 15% delle intenzioni di voto. Così almeno ci dicono i numerosi sondaggi effettuati nelle ultime settimane. Ma pare un risultato sempre più in bilico, in lento ma costante arretramento. La creatura di Grillo e Casaleggio è certamente la forza politica che è uscita peggio dagli accadimenti di questi ultimi 12 mesi. Per tre anni e due governi sono stati al centro dell’attenzione e sotto tutti i riflettori, in particolare la loro punta di diamante Giuseppe Conte, campione di giravolte ardite ma anche di forti prese di posizione contro gli ex-alleati, e capace di rassicurare molti italiani nelle diverse comunicazioni-video durante i primi mesi di pandemia.
Ma da almeno un anno il loro ruolo e la loro azione politica si sono lentamente ma inesorabilmente sfilacciati: diversi pentastellati sono usciti dal gruppo parlamentare per pesanti dissapori con le scelte degli alleati (prima con la destra, poi con la sinistra, infine a braccetto con l’intero establishment), la linea politica del M5s appare oggi piuttosto incerta e nebulosa. A metà strada tra partito e movimento, dichiarando comunque di non rinunciare all’anima originaria seppur con modalità inedite e particolarmente incerte, con un’alleanza prospettica con la coalizione progressista, ma con forme e scelte ancora da chiarire.
Insomma, i 5 stelle sono la forza politica oggi messa peggio: oltre ad aver già perduto almeno la metà del suo elettorato delle ultime elezioni politiche, con la prospettiva di perdere ancora consensi, dovrà per forza di cosa chiarire e chiarirsi la propria proposta per poter sopravvivere degnamente il periodo che ci separa dalle prossime consultazioni, e sperare che siano il più lontano possibile.
E poi, in questi ultimi giorni non si sono fatti mancare nulla: dalla balbettante performance di Conte durante le Quirinarie alla lotta fratricida tra lo stesso Conte e Di Maio, dalle incertezze nel sostenere il governo (di cui oltre il 40% degli attuali elettori si dichiara tuttora insoddisfatto) al recentissimo pronunciamento giudiziario che dichiara nulla l’elezione del suo attuale Presidente e la ratifica del nuovo statuto. Una situazione di profondo stallo politico e di forte incertezza sul suo futuro, con il ritorno del suo fondatore a cercare di rimettere ordine nel Movimento.
Un triste deriva per una forza politica, fondata nel lontano 2007, quindici anni orsono, nata per sconfiggere la partitocrazia e le beghe partitiche, per dare un volto nuovo e inedito alla rappresentanza dei cittadini, e oggi invischiata più che mai in un ginepraio interno di cui non si riesce ad intravvedere una soluzione felice per il futuro del M5s.
Il percorso dei 5 stelle è quello ben descritto da Max Weber quasi un secolo fa e riproposto da Alberoni negli anni Settanta: dallo “stato nascente”, il movimento, all’istituzionalizzazione. Dopo gli anni iniziali, per poter sopravvivere, una forza movimentista deve trasformarsi in qualcosa di più solido, meno liquido (per dirla alla Bauman), che faccia proposte complessive sulla società e su un disegno del futuro comprensibili.
Ma proprio oggi, proprio nel momento in cui occorre fare il salto decisivo all’interno delle istituzioni, indicando una nuova strada da percorrere, tutti i nodi irrisolti si sono aggrovigliati ancor di più. Con il grande rischio, se non dell’estinzione, quanto meno della sua irrilevanza politica.

Università degli Studi di Milano

Conte di maio Grillo m5s
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