Trovare l’anima gemella? Diffidate dalle farfalle nello stomaco

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3 Aprile 2018

È possibile che, con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione oggi, trovare l’anima gemella sia diventato più difficile? Sembra un paradosso, ma è una sensazione diffusa. L’Istat certifica che i single in Italia sono in aumento (nel 2016 le famiglie composte da una sola persona hanno superato il 31% del totale) e si può immaginare che non tutti lo siano per scelta.

E allora c’è qualcosa che non torna. Abbiamo provato a capire cosa con Emanuela Mazzoni, psicologa specializzata in counseling relazionale e coautrice del libro “La Scienza Relazionale e le malattie mentali”.

Perché trovare la persona giusta è così difficile?

«La ricerca dell’anima gemella cozza spesso con quella più realistica della faticosa e meravigliosa costruzione di una relazione d’amore. L’equivoco in cui si cade, immaginando la persona giusta per noi, è quello per cui, una volta trovata, tutto filerebbe liscio come l’olio. Con un’aspettativa di questo tipo non si può che rimanere estremamente delusi e amareggiati dalla propria vita relazionale».

Quindi come occorre procedere?

«Se affrontiamo il tema con uno sguardo realistico, possiamo individuare alcuni passaggi chiave nella costruzione di una relazione d’amore.

Già alla fine degli anni ’90, Vincenzo Masini, fondatore di Prepos, proponeva ai giovani delle scuole d’Italia una formazione all’affettività che considerasse i seguenti passi: attrazione, simpatia, interesse, infatuazione, innamoramento, sessualità, rapporto amoroso (una trattazione dettagliata a questo link)».

Cioè?

«La proposta di riflettere e confrontarsi su questi passi, implicava la consapevolezza che una relazione non può funzionare bene automaticamente, per quanto le affinità elettive possano essere forti, ma cresce se la si coltiva e la si tiene con cura, poiché le opposizioni latenti sono sempre dietro l’angolo.

È possibile riconoscere, rinforzare e sviluppare le relazioni di affinità con l’altro, qualora si siano conosciute anche quelle che sono le relazioni di opposizioni, ovvero i rischi relazionali a cui si può andare incontro, e si abbia magari anche un’idea sui percorsi di trasformazioni dalle relazioni di opposizione a quelle di affinità».

App di incontri ed eventi per single aiutano a conoscere la persona giusta?

«I siti di incontri, di viaggio, le app, lo speed date, le crociere a tema, le agenzie sono tutti strumenti di incontro, così come ce ne sono altri anche più semplici, come frequentare un’associazione culturale, sociale, fare volontariato o tutte quelle attività che ci mettono in contatto con gli altri sulla base di interessi comuni (camminare, apprendere, leggere, aiutare, discutere e via elencando). Il mondo di app ed eventi per single è un modo per entrare in relazione su un piano di concretezza e tenere più bassi possibili i livelli di illusione-delusione, ma ci sono degli svantaggi».

Quali?

«Se vado ad un incontro organizzato attraverso un sito di incontri e lui mi piace, penso già a come chiameremo nostro figlio (saltando tutti i passaggi dell’affettività che ho ricordato) e se poi la relazione non funziona sperimenterò una forte amarezza data dall’illusione che mi ero fatta. Se vado ad aiutare in un’associazione e trovo qualcuno da cui sono attratta, devo invece percorrere passo passo tutta la “filiera relazionale” e quest’approccio mi mette al riparo da un eccesso di proiezioni mentali.

Tuttavia, oggi il problema principale, comunque, non è incontrare persone, bensì riconoscersi come affini».

In che senso?

«Il riconoscimento dell’affinità incontra moltissimi ostacoli psicologici e relazionali. I principali che possiamo rintracciare sono tre. Innanzitutto le abitudini relazionali, ovvero quegli automatismi che s’ingenerano nelle relazioni di coppia. Provengono da criteri socialmente precostituiti e/o divieti di retaggi familiari spesso inespressi (non puoi stare con uno che non è laureato, che è più alto/basso di te, che è troppo più vecchio/giovane di te, che ha già dei figli, che ha una certa malformazione, che è troppo strano, che non ti sposa e via elencando). Gli automatismi relazionali fanno sì che ci si ritrovi a vivere storie di coppia in cui si vivono sempre gli stessi problemi anche nonostante le persone scelte siano ben diverse tra loro. In questi casi le relazioni inesorabilmente naufragano».

Qual è il secondo ostacolo?

«I bisogni affettivi e i freni empatici ovvero mettere al primo posto della relazione il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco oppure la paura di rivivere il dolore, sperimentato in un’altra relazione. Esse producono il buttarsi a capofitto in ogni relazione oppure il ritiro del sentimento dalla relazione. Il baricentro di entrambe che limita la costruzione della coppia è la superficialità del bisogno di sentire a ogni costo “le farfalle nello stomaco”, sennò non mi posso sentire innamorato, mentre invece l’amore è un sentimento da coltivare e far crescere con quotidiana intenzionalità».

E il terzo?

«Le difficoltà di esprimere amore attraverso il corpo e le problematiche sessuali che hanno la loro origine nei vissuti di relazione che passano prima dal contatto con il proprio corpo e poi con quello degli altri, nei perio dell’infanzia e dell’adolescenza. Nella coppia possono diventare anorgasmie, eiaculazioni precoci, disturbi del desiderio sessuale, perversioni, di cui non ci si sente liberi di parlare, che imbrigliano la relazione innescando processo di evitamento del discorso e del problema.

I percorsi di autoconsapevolezza di sé e dei propri modelli relazionali sono oggi ancora più importanti di ieri, se non proprio indispensabili, per costruire relazioni di coppia che ci rendano quanto più felici possibile».

TAG: amore, rapporto di coppia, relazioni, single
CAT: Psicologia, relazioni

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