Come l’islamismo alimenta il neofascismo

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25 Marzo 2018

La tesi che si vorrebbe dimostrare è che l’islamismo -ben distinto sia inteso dall’Islam- e cioè la manifestazione deteriore jihadista, alimenta in un circolo vizioso le spinte neonaziste e neofasciste e le porta pericolosamente nel centro della società veicolate da movimenti populisti. Il punto di osservazione da cui si parte è la Germania, ma il fenomeno è parimenti riscontrabile in Italia come dimostrano le svastiche sul monumento ai caduti di Via Fani, o sui portoni della sede dell’ANPI di Massa-Carrara, o si guarda alla sparatoria di Luca Trani a Macerata e l’appoggio che ne diede Forza Nuova.

 

L’islamismo rafforza tendenze estremiste espresse dai movimenti populisti
Attacchi terroristici come quello del 23 marzo 2018 a Trèbes in Francia, con 4 morti e 15 feriti, e il bilancio poteva essere anche più alto se il terrorista avesse potuto fare uso delle cariche esplosive rinvenute; od anche quello, non riconducibile però all’ISIS, del 28 luglio 2017 a Barmbeck, nella periferia di Amburgo in Germania, in un supermercato della catena Edeka, per il quale il 27enne palestinese Ahmad A. è stato condannato il 1° marzo con riconoscimento della colpa grave all’ergastolo per l’omicidio di un 50enne e tentato omicidio e lesioni gravi di altre 6 persone, purtroppo non fanno che dare fuoco a risentimenti anti-migranti ed alimentare un retroterra in cui si rafforza il terrorismo di estrema destra. Il caso di Ahmad A. è a suo modo paradigmatico: giunto nel 2008 in Europa ed approdato nel 2015 in Germania con l’intenzione di studiarvi odontoiatria aveva però acconsentito all’espulsione, ritardata tuttavia per mancanza di documenti. Secondo quanto scritto dalla Süddeutsche Zeitung citando le conclusioni processuali della procuratrice Yasemin Tüz, egli veniva da una famiglia non particolarmente religiosa e si è radicalizzato solo in occidente, accecato dalla foga di aderire ad una guerra agli “infedeli”. Una xenofobia questa, a ben vedere assimilabile nel suo assolutismo a quella dell’estrema destra. La sua furia omicida fu però fermata da altri migranti che lo bloccarono colpendolo con le sedie di un bar; in aula innanzi ai giudici poi chiese scusa ai familiari dell’assassinato ed alle altre vittime.
I movimenti populisti come la AfD in Germania, o la Lega in Italia, soffiano però sulle paure senza fare differenze tra islamico ed islamista, portando un’ideologia finora dominio dell’estrema destra nel centro della società.

Maschi, trentenni, impulsivi, convinti di resistere
All’inizio di marzo media tedeschi hanno diffuso un’analisi del novembre 2017 del servizio di sicurezza nazionale sull’estrema destra. [Il Verfassungsschutz aveva subito ampie critiche per l’impiego di informatori legati all’area di destra finanziandone le iniziative e finendo per mancare per contro di fermare per tempo il gruppo neonazista Clandestinità nazionalsocialista, per poi coprire i propri errori distruggendo illegalmente incartamenti. La presentazione dell’analisi deve quindi interpretarsi come nuovo impegno nel contrastare il fenomeno]. Secondo il dossier dei servizi in Germania il fenomeno dell’estremismo di destra sarà ancora compresente ed i colpevoli per lo più maschi tedeschi trentenni impulsivi che agiranno singolarmente. Per la sua analisi il Verfassungsschutz ha analizzato e comparato 16 gruppi e singole persone, 77 delle quali individuate nominativamente, oggetto di analisi di pericolosità recente, in parte già condannate o sotto giudizio per aver svolto o comunque pianificato attentati in Germania. Tra essi il Gruppo Freital, la Freie Kameradschaft Dresden od ancora il Nauener Gruppe, solo per citarne alcuni, od ancora persone singole come Frank S. reo confesso nell’ottobre 2015 di aver accoltellato il sindaco di Colonia Henriette Reker.
Nel 92% dei casi il profilo tipico tratto è quello di uomini tra i 30 ed i 35 anni, siano essi in gruppi da anni attivi ed orientati all’uso della violenza, ma anche persone non ancora emerse al Verfassungsschutz. Mentre nei gruppi potrebbero assurgere a ruolo di capi estremisti di destra, una larga parte dei membri non possiede più alcun legame con l’estrema destra; diversificandosi così da realtà anteriori come Clandestinità nazionalsocialista che in essa era ancorata.
Nondimeno dominante restano il razzismo e l’odio per gli stranieri, la lotta all’estrema sinistra ed una diffusa idea di esercitare una forma di “resistenza”, che determinano la scelta degli obiettivi da colpire: per lo più migranti, alloggi per rifugiati, moschee o politici di sinistra, loro auto od uffici. Determinante è oltre alla simbologia, che le vittime possano essere colpite facilmente perché non protette. Se si guarda agli atti commessi o pianificati si passa dai danneggiamenti alle esplosioni contro edifici, per passare anche agli attacchi fisici, fino al tentato omicidio con l’impiego di armi.
Vero d’altronde che sussistono differenze tra i reati pianificati e quelli commessi. Le attività dei gruppi e delle singole persone analizzati denotano elevata impulsività, e fortunatamente spesso carenze nella pianificazione ed errori nell’esecuzione. Anche in questo si ravvisa una netta differenza rispetto a cellule terroristiche anteriori. Ma l’analisi ritiene che lo sviluppo di gruppi alimentati da ideologia di estrema destra si rafforzerà ancora a margine, od addirittura al di fuori, dell’ambito delle strutture ed organizzazioni di estrema destra esistenti. Soprattutto per quanto riguarda persone singole o piccoli gruppi, questi si radicalizzeranno sempre più comunicando attraverso le reti sociali, restando spesso isolate e difficilmente raggiungibili dall’esterno; il che renderà difficoltoso per i servizi coglierne le attività.

Riscontri in alcuni esiti processuali
L’analisi come si è detto ha trovato supporto anche nella disamina del caso del Gruppo Freital. Il 7 marzo dopo un anno circa di dibattimento la Corte d’appello di Dresda ha pronunciato le condanne proprio nei confronti di otto componenti della cellula terrorista di estrema destra; ed è stato riportato che la Procura Generale starebbe esaminando ancora la posizione di un’altra decina di persone che potrebbero avere preso parte alle attività eversive.
Sette uomini ed una donna si sono riuniti nell’estate 2015 con altre persone che ne condividevano l’indirizzo ideologico per svolgere attentati a centri per rifugiati ed avversari politici. Nello stesso anno, in formazioni diverse, hanno perpetrato 5 attentati rispettivamente all’auto di un assessore comunale dei Linke di Freital e ad un ufficio del partito e due alloggi per rifugiati della stessa città e ad un progetto abitativo di sinistra a Dresda. Attraverso l’impiego di esplosivo costruito unendo pietre a fuochi pirotecnici illegali furono ferite due persone. Per il Procuratore Generale Jörn Hauschild gli accusati avevano agito per il loro orientamento estremista di destra e l’odio per gli stranieri, volendo creare un clima di paura assumendo il rischio di uccidere delle persone.
La procura Generale aveva domandato pene tra i 5 anni di carcere minorile ad 11 anni; mentre le difese avevano contestato le accuse di costituzione di gruppo terroristico e tentato omicidio.
I giudici hanno condannato tutti gli imputati alla reclusione tra 4 e 10 anni, i due imputati principali, ritenuti gli iniziatori del gruppo, Timo S. e Patrick F. hanno avuto le pene più alte, rispettivamente 10 anni e 9 anni e mezzo di prigione.

Un altro caso scaturito da odio per gli immigrati comparirà il 22 maggio davanti ai giudici del Tribunale Hagen, a quattro mesi dai fatti: quello del muratore tedesco Werner S., chiamato a rispondere di tentato omicidio e lesioni per motivi razzistici ai danni del sindaco di Altena, Andreas Hollstein (CDU). Il manovale 56enne con in corpo un tasso alcolico dell’1,2 per mille aveva ferito con un coltello di 22cm il primo cittadino in una rivendita di Döner apostrofandolo prima perché aveva dato accoglienza a 200 richiedenti asilo mentre egli era agli sgoccioli. Il suo conto era in rosso di 2000 euro, secondo il Der Spiegel. Il sindaco Hollstein si salvò solo grazie all’intervento del titolare del locale Ahmet Demir ed il figlio di questi.

Un’ideologia propagata in maniera organizzata
Nondimeno non si deve sottacere che proprio impiegando anche i social, come il russo vk.com, anche gran parte dei movimenti di estrema destra organizzati fanno pur sempre promozione e proseliti, arrivando a coltivare contatti anche a livello internazionale. Una forma di veicolazione essendo spesso la musica con concerti di band neonaziste organizzati in veri e propri tour europei, con location divulgate per passaparola tra i simpatizzanti e rave svolti a porte chiuse.
Una riprova si ha nelle sorti del movimento Combat 18, dove le cifre stanno per la prima e l’ottava lettera dell’alfabeto iniziali di Adolf Hitler. Il braccio armato dell’organizzazione internazionale di estrema desta Blood & Honour fondato nel 1992 in Inghilterra, propala una “resistenza senza leader” in cui cellule agenti indipendentemente tra loro provochino con attentati ed omicidi lo scoppio di una guerra razziale; quanto mise in pratica il gruppo Clandestinità nazionalsocialista che stilò liste di obiettivi da colpire, effettuò attentati ed uccise migranti. Combat 18 è ufficialmente vietato in Germania ma gli inquirenti lo ritengono da anni di nuovo attivo; nel 2016 il Governo -ha riportato l’emittente Bayerischer Rundfunk – in risposta ad interrogazioni indicava che esso esistesse fin dal 2013 in diverse zone della Germania.
A conferma nel settembre 2017 delle unità dei corpi speciali della polizia tedesca, il GSG9, sorprese 12 persone indicate come attivisti di Combat 18 a Schirnding, alla frontiera con la Cechia, mentre rientravano da quelli che dovevano essere stati due giorni di esercitazioni di tiro. Trovati in possesso di munizioni ed indagati per violazione delle disposizioni sugli armamenti, contro due di loro Stanley R. e Tobias V. è stato recentemente avviato il processo innanzi al Tribunale di Hof per importazione illegale di 26 munizioni. La polizia federale tedesca dal 2011 è cosciente del potenziale di aggressività proveniente dall’estrema destra e di come da singoli o piccole cellule di attivisti da queste frange possano scaturire attentati; una lezione appresa tragicamente il 4 novembre allorché venne alla luce l’esistenza di Clandestinità nazionalsocialista che si ritiene quantomeno a Norimberga e Dortmund abbia goduto di appoggi da componenti di Combat 18.

Le tappe più recenti nel processo a Clandestinità nazionalsocialista
Nel processo relativo ai crimini di Clandestinità nazionalsocialista per contro non si riesce ancora ad intravvedere una fine. Dopo che è stata rigettata l’ennesima istanza di ricusazione del Senato giudicante avanzata dalla difesa dell’imputato che avrebbe fornito l’arma di nove delitti Ralf Wohlleben, il co-imputato André Eminger ha richiesto fuori udienza -secondo quanto riportato da media tedeschi- l’assegnazione di un terzo legale, nominando l’avvocato Björn Clemens di Düsseldorf. Questi, che lo avrebbe già visitato in carcere, è l’ex vice-presidente del partito di estrema destra Die Republikaner; una scelta che appalesa le persistenti simpatie politiche dell’accusato. Improbabile peraltro che essa a questo punto del processo possa essere accolta. Il dibattimento comunque ora è sceso in due settimane di pausa pasquale senza che si sia potuto iniziare ancora con le comparse conclusionali delle difese per l’interruzione anticipata della 416ª udienza per male di testa e di intestino appalesati dall’imputata Beate Zschäpe, annoverata essere l’unica superstite del gruppo terroristico.
Della vicenda continuano a disinteressarsi i media italiani ritenendolo fenomeno del tutto tedesco. In effetti oltre alla segnalazione della presenza del già citato Ralf Wohlleben in Sud Tirolo di cui si è già scritto su Gli Stati Generali, anche l’imputato André Eminger risulta avere girato liberamente in Italia nel 2010. Così almeno emergerebbe da indicazioni delle sue rendicontazioni delle spese di lavoro in cui risultano periodi per un arco complessivo di due mesi trascorsi in Emilia. Difficile stabilire a distanza di tempo se la sua azienda, una ditta individuale nel settore fotovoltaico, sia stata effettivamente coinvolta, magari come sub-sub-appaltatrice di qualche gruppo più grande, alla realizzazione delle centrali solari emiliane. Sinceramente di primo acchito parrebbe quasi incredibile che per un progetto di grande portata sia stata coinvolta una piccola realtà di Zwickau. Curiosamente, ma questa è sicuramente mera coincidenza, tra le mete indicate dall’imputato spicca Sant’Alberto, una località intitolata al clerico tedesco Sant’Alberto Magno che visse ed operò a lungo a Colonia, città dove Clandestinità nazionalsocialista ha perpetrato due attentati. La stessa Germania d’altronde segue ormai con passività il dipanarsi del processo prolungatosi ormai per un quinquennio ad un costo stimabile secondo il quotidiano Süddeutsche Zeitung in 150.000 euro al giorno.

La paura porta alla corsa alle armi in sintonia con l’idea di estrema destra di dover resistere
Mentre negli USA in centinaia di migliaia hanno chiesto leggi più severe sulle armi, la circostanza che tanti europei a giudicare ai dati sulle vendite di armi da fuoco vogliano fare i cowboy, è un segno delle insicurezze su cui giocano i movimenti populisti.
In Italia, secondo quanto citato da Milena Gabanelli sul Corriere della Sera il 12 marzo, negli ultimi 4 anni c’è stato un aumento del 41,63% delle richieste di licenze di porto d’armi a uso sportivo. Solo nel 2017 le licenze in più, rispetto al 2016, sono state 80.416. Vero che c’è stato anche un calo del 12,01% delle licenze di porto d’armi per difesa personale, ma questo può essere in effetti dovuto al fatto che la procedura è più complessa e l’autorizzazione concessa solo in grave e comprovato caso di necessità, tanto da supporre che più d’uno scavalchi l’ostacolo propendendo per un porto d’armi a finalità sportive anche se quest’ultimo in realtà non permetterebbe di tenere l’arma assemblata in casa.

Armi che una volta in circolazione legalmente, troppo spesso sfuggono ai controlli. Non si hanno dati precisi per l’Italia, ma valga quanto avviene in Germania dove la risposta del Governo ad un’interrogazione dei Verdi rivela che c’è stato un aumento del numero di armi denunciate dai rispettivi proprietari come non più in loro possesso: 24.531 armi alla fine del gennaio 2018 sono “scomparse”; una percentuale del 18% in più rispetto ad un anno prima indica la Bild Zeitung ripresa da altri media nazionali. In dettaglio 19.282 sono state denunciate come “perse”, mentre un quinto, precisamente 5.249, come “rubate”.

Le prime contromisure razionali per fermare il trend apparirebbero quelle di una redistribuzione dei profughi in modo da favorirne l’assorbimento nella società civile senza che essa se ne senta invasa. Ma per questo l’Unione Europea deve ritrovare urgentemente una strada comune. (D’altronde che l’unità Europea manchi troppo spesso lo dimostra anche l’affaire Puidgemont, colpito da un mandato di arresto europeo cui probabilmente dietro una soffiata spagnola la Germania ha dato subito corso, mentre invece il Belgio non vi aveva voluto dare esecuzione). In Germania alcuni comuni sentendosi impossibilitati a garantire l’integrazione dei migranti non accettano già più assegnazioni nei loro territori. È questo il caso di Salzgitter, Delmenhorst, e Wilhelmshaven in Bassa Sassonia; Freiberg in Sassonia e Pirmasens in Renania-Palatinato. A Cottbus in Brandenburgo, la scintilla per una decisione analoga sono state però due aggressioni con coltelli da parte di due minorenni, ha riportato la ARD. Tutto questo nonostante la riduzione generale di afflussi di migranti rispetto agli anni precedenti.

 

La sequenza di fatti riproposti fin qui, alla quale in epoca recente in Italia hanno fatto da contraltare altrettanto censurabili aggressioni di estrema sinistra ad esponenti di estrema destra, legittima le premesse da cui si è partiti e pone in luce il rischio che stanno correndo le società europee che hanno dato espressione elettorale a movimenti populisti con sentimenti anti-migranti. Questi riflettono in effetti anche ideologie della destra più estrema la quale sembra avere meno seguito perché contribuisce all’ascesa di quegli stessi movimenti, ma potrà poi cercare di usarli come grimaldello per tornare alle leve del potere sull’onda di un sentire popolare ammaestrato all’odio per paura. 

 

 

Immagine di copertina: Archivio immagini de Gli Stati Generali

© Riproduzione riservata

 

TAG: jihadismo, neofascismo, Neonazismo
CAT: Questione islamica

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