Se Nizza muore insieme alla Bastiglia e alla nostra idea di libertà

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15 Luglio 2016

A Nizza un camion porta morte e strage su una delle promenade più belle del mondo. E’ successo ieri sera, durante i festeggiamenti nazionali per celebrare le presa della Bastiglia, 14 luglio 2016. Fosse successo in un altro momento avrebbe avuto lo stesso peso, ma non lo stesso significato. Perché i morti, purtroppo, non pesano diversamente da un giorno all’altro. Ma in questa terza guerra mondiale a pezzetti il calendario conta, perché lancia ammonimenti e chi pianifica gli attentati guarda ad esso quasi a voler distruggere quella memoria collettiva che noi da occidentali abbiamo attaccata anche ad alcune date significative disseminate nel corso dell’anno. A questo punto, però, è inutile dibattere come al solito della superiorità dei nostro valori. Perché questa ennesima strage ci dice che possiamo anche consolarci del nostro essere più avanzati per il patrimonio di libertà individuali e collettive che abbiamo accumulato, ma il nostro vantarci non basta.

C’è un serio problema di sicurezza e convivenza da affrontare. Ed un altro non meno importante problema: quello di non cadere nel pericolo della generalizzazione. Sulla sicurezza sappiamo già quale sia il tenore delle questioni da affrontare che vanno dalla prevenzione, al monitoraggio dei soggetti sospetti o delle cellule sospette, fino alle misure cautelari volte a renderli innocui. Facile a dirsi, molto più complicato metterle in pratica queste cose. Perché con il brutto problema del terrorismo jidahista siamo costretti a conviverci. In tutti gli attentati portati in Europa sono riusciti a colpire tutti quei formicai all’interno dei quali si svolge la nostra vita collettiva: stazioni, piazze, bar, redazioni di giornali, raduni di vario genere. In quasi tutti i luoghi simbolo della nostra libertà di occidentali, insomma. E l’unica soluzione per difendere questi spazi che ci siamo conquistati sembra essere la militarizzazione delle piazze e degli altri luoghi di assembramento.

Il problema peggiore resta quello della generalizzazione, quella strana equazione che dice che non è vero che tutti i mussulmani sono terroristi,  ma è vero che oggi tutti i terroristi si dicono mussulmani. Molti lamentano che tra qualche giorno ci saremo già dimenticati di Nizza, come già ci siamo dimenticati del Bataclan, di Charlie Hebdo o della strage di Istanbul. Quanti di noi ne ricordano la data di questi eventi, per esempio? E se questo precoce dimenticare fosse uno dei nostri tanti anticorpi di occidentali? Se non fosse solo puro menefreghismo? Se fosse un sottile meccanismo di difesa che ci consente di mantenere intatte tutte quelle nostre conquiste di libertà che qualcuno vuole provare a minare alla base in tutti i sensi? Se fosse davvero l’unico anticorpo alla generalizzazione appena citata? Perché al rischio di poter dividere il mondo in due non ci voglio pensare. Mi stanno tentando, ma non ci voglio pensare.

 

TAG: Francia, guerra all'isis, is, isis, jihad, minaccia isis, Nizza, terrorismo
CAT: Questione islamica, Terrorismo

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