Uno scatto d’orgoglio

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8 Gennaio 2015

Ieri Matteo Salvini è comparso in più di una trasmissione e ha detto una marea di cose. La maggior parte delle quali non posso condividere, soprattutto l’incomprensibile equazione “immigrazione = terrorismo” che stride profondamente col fatto che gli attentatori di Charlie Hebdo fossero due cittadini francesi nati a Parigi.

Tra le tante cose non condivisibili, però, Matteo Salvini ne ha detta anche una che mi trova d’accordo, e che suona più o meno così: “Dobbiamo mostrarci uniti e fieri della nostra cultura. Mostrarci forti di fronte al nemico”. Ecco, io mi chiedo se quanto avvenuto ieri possa essere sufficiente a farci reagire, a farci ricordare chi siamo, qual è la cultura europea, quali sono i valori che ci uniscono e che ruolo decisivo hanno avuto nello sviluppo della nostra civiltà.

L’attentato di ieri non è tremendo solo per il numero di morti e per le paure che ha creato, ma anche per il simbolo che ha colpito: la libertà di informazione, di espressione, di satira. La libertà, punto. Libertà che dai tempi della Rivoluzione Francese è valore cardine fondamentale della nostra cultura.

Ha ragione Salvini: quando dei terroristi islamici guardano al nostro continente, vedono un continente molle, tremebondo, preda di paure, ansie e crisi economiche. Disunito, che non sa più quale sia il collante che lo tiene insieme dalla Grecia alla Norvegia.

Ecco, quanto avvenuto ieri dovrebbe ricordarci qual è questo collante: la libertà, la democrazia, la laicità, la pace scaturita dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale e che l’Europa – al suo interno – non ha mai più messo in discussione. Per quelli della mia generazione è una cosa scontata – e proprio qui sta il problema – ma non era così scontato fino a pochi decenni fa, visti anche i timori che Mitterand nutriva nei confronti di una Germania Unita.

Non sono valori scontati, non sono valori universali: sono i nostri valori e dobbiamo difenderli. Sono ciò che ci caratterizza, ciò che abbiamo conquistato con le lotte e passando attraverso periodi tremendi. Sono i nostri simboli, le nostre bandiere da sventolare. Ciò che ci unisce e ci esalta in quanto europei. 

Basterà un attentato nella città simbolo dell’illuminismo, un attentato al nostro valore più importante (la libertà) per ricordarci chi siamo? Per far sì che si abbandoni questo cinismo, questo disinteresse, questo disincanto? Nel momento in cui veniamo colpiti al cuore, forse riusciremo anche a ricordarci qual è il nostro cuore. Forse potremo trarre qualcosa di buono da quanto avvenuto ieri, e forse la nostra cultura smetterà di apparire al resto del mondo come disgregata, molle, debole. Come un bersaglio facile.

@signorelli82

TAG: charlie hebdo attentato
CAT: Questione islamica, Terrorismo

Un commento

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  1. andrea.gilardoni 9 anni fa

    Caro Andrea Daniele Signorelli,
    grazie per i tuoi recenti interventi. Il precedente si intreccia con le mie riflessioni sulle vicende e mi spinge a ulteriori discussioni. Nelle classi in cui insegno la tensione è percepibile, anche perché, ormai, anche le nostre scuole sono scuole multiculturali di fatto. Concordo con i tuoi interventi. Mi chiedo solo, però, se non sia possibile (è sicuramente meglio) difendere la satira e al contempo i sentimenti di chi ne è offeso (politicamente corretto come condizione di coesistenza). Salvo restando il fatto che chi uccide una persona che offende con una matita, nella nostra società occidentale, è evidentemente (paradossalmente) libero di farlo, fino a che l’ha fatto. Dopo diventa un criminale ricercato, inserendosi quindi perfettamente nel nostro sistema giuridico, come i criminali autoctoni. Se potessimo leggere nel pensiero…
    Un’ulteriore considerazione: se risultasse vero che uno dei casi parigini è legato ad Al-Qaeda e l’altro a ISIS, potremmo interpretare tutta la faccenda come un videogioco perverso, nel quale ci sono due gruppi di giocatori che fanno la gara a chi uccide più persone indifese, per mettersi in mostra agli occhi del profeta e della divinità di appartenenza. Certo, se questi ultimi ci fossero, potrebber anche farli rinsavire.
    Infine, un pensiero ai nostri concittadini musulmani che, offesi per le vignette, hanno continuato a rispettare la legge. Sono doppiamente vittime: delle nostre offese; delle azioni infami che ricadono purtroppo anche su di loro, con gli stereotipi, i pregiudizi, l’islamofobia galoppante.

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