L’amore e il trionfo della bestia

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3 Agosto 2016

Cos’è l’amore?

A questa domanda stupida normalmente rispondiamo con un lungo respiro, una pausa e frasi che spiegano solo in parte le sensazioni positive e negative che associamo a una parola così priva di senso ed esclusivamente umana. La parola che più ha ispirato le nostre arti, condizionato le nostre azioni, plasmato le nostre religioni, persino quelle più ascetiche. Ma anche la parola che abbiamo più banalizzato e di cui più abusiamo, forse per esorcizzarne quel lato oscuro che ha ucciso artisti, scatenato guerre sanguinarie, reso uomini gli dei.

In verità dell’amore sappiamo davvero poco e chi dice il contrario mente in primo luogo a sé stesso. Ne conosciamo in parte le conseguenze, che si manifestano principalmente in un incontrollato cedere il passo agli istinti, nel malfunzionamento di quel sistema di controllo che ci rende diversi dalle bestie. L’amore crea lo shock che porta all’oggetto del desiderio, a quella persona che va inseguita, raggiunta, posseduta, idealizzata fino all’estremo. L’amore scatena la nostra bestia repressa e solo in parte la natura umana riesce a mitigare gli effetti – talvolta devastanti – che la bestia ha su di noi.

Negli ultimi due giorni, altre due donne hanno subito una morte violenta finendo nella cronaca nera sotto la voce “femminicidio”, l’ennesima semplificazione letteraria di questo tempo in cui bisogna dare a tutti costi un nome alle cose, anche a rischio di forzare la realtà, classificando tutto e il contrario di tutto in dei faldoni decisi a tavolino e probabilmente insufficienti a contenere le molteplici degenerazioni dell’esistente.

C’è chi considera il femminicidio – la violenza sulla donna portata all’estrema conseguenza – un amore malato che fomenta un’ossessione atavica: l’incapacità di accettare il rifiuto o semplicemente la diversità dell’altra persona rispetto al modello idealizzato. Un’ossessione che mostra il più terribile dei tradimenti agli occhi di chi lo subisce, o pensa di subirlo. Personalmente, non credo che legare questo trionfo della bestia alla parola amore sia una giusta chiave di lettura. L’amore, come già detto, è lo shock che scatena la bestia, non la bestia in sé. E così come gli uomini, anche le bestie non sono tutte uguali.

Rosaria Lentini è stata uccisa dal suo compagno con dodici coltellate alla schiena. L’assassino ha poi confessato ai carabinieri di aver avuto “un raptus” a seguito di una violenta lite. Vania Vannucchi è morta tra atroci sofferenze perché l’ex amante – un uomo sposato e padre di tre figli – le ha dato fuoco cospargendola di liquido infiammabile, dopo mesi di stalking e dopo averla attirata in un luogo appartato con un ragionato inganno. Sono solo le ultime vittime che catalogheremo nel faldone “femminicidio” e aggiungeremo a una lista destinata purtroppo ad allungarsi. Ci sono poi le violenze quotidiane, quelle che non finiscono sulle cronache perché tra vittima e carnefice si crea talvolta un rapporto di dipendenza reciproca.

C’è chi alla base di questi fatti cerca ragioni sociali e culturali, cimentandosi in dotti ragionamenti sul ruolo della donna nella società moderna. C’è chi si occupa della psiche dei singoli casi, mescolandoli come carte da gioco. Tutte questioni reali che nessuno dovrebbe avere l’impudenza di negare. Ma all’ombra delle analisi c’è qualcosa di più profondo e di più oscuro, qualcosa che non ci spieghiamo e probabilmente non ci spiegheremo mai.

Cos’è l’amore? In realtà non lo sappiamo. Possiamo solo sperare che con tutto questo non c’entri nulla.


Baustelle – Contà l’inverni

TAG: amore, femminicidio, Rosaria Lentini, Vania Vannucchi, violenza di genere
CAT: Questioni di genere

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