La triste solitudine di chi rimane attaccato alle proprie copertine

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23 Ottobre 2015

Nella vita capita di sentirsi bloccati, incapaci di prendere decisioni, confusi. E in genere la sensazione è proprio quella di non vederci chiaro, di non vedere bene come stanno le cose, di non intra-vedere vie d’uscita.

Può darsi che le cose non siano chiare, ma molte volte siamo noi stessi a metterci delle fette di prosciutto sugli occhi: preferiamo non vedere. Non a caso, quando si è depressi, si tengono le finestre chiuse e ci si rifugia nel sonno, nell’illusione di tenerci lontani dalla realtà. Molte volte infatti ci rendiamo ciechi, come Edipo, che si rifiuta di vedere le conseguenze delle sue scelte.

A volte ci si sente bloccati dal peso del proprio passato e non si vede la possibilità di un cambiamento. Ci si sente irrimediabilmente persi, come una bottiglia d’olio caduta sul pavimento, come il tempo impietoso che scorre senza poter più essere recuperato.

 

Bartimèo è un po’ tutto questo. E forse non a caso l’incontro raccontato da questo passo del Vangelo avviene a Gerico, la città sprofondata sotto il livello del mare, la città che rappresenta gli abissi dell’umanità, le nostre miserie, ma anche i luoghi nei quali ci sentiamo gettati, sprofondati e soprattutto soli. Bartimeo è infatti un uomo solo. A volte nella vita ci portiamo dietro una dolorosa contraddizione: desideriamo essere con qualcuno, ma ci ritroviamo soli. Bar-Timeo è figlio di Timeo, è uno chiamato alla relazione e invece vive nella solitudine il suo dramma e la sua paralisi. Non sappiamo se Bartimeo abbia scelto di mettersi fuori dalla relazione o se sia stato messo fuori dalle relazioni, ma certamente rimane in lui il bisogno di essere ascoltato: continua a chiedere che qualcuno si fermi.

I nostri rapporti sono spesso distratti. Eppure nel nostro sguardo c’è il grande poter di permettere all’altro di sentirsi voluto bene. Abbiamo relazioni, ma non le abitiamo. Passiamo indifferenti davanti all’altro che mendica un po’ di affetto, ma non ci fermiamo mai ad ascoltarlo.

 

Gesù è sprofondato fino a Gerico, fin negli abissi, per andare a cercare l’uomo che si sente irrimediabilmente perso, ma Bartimeo non era neppure lì. Bartimeo è fuori, è fuori dalla città, ma è anche fuori strada (sedeva lungo la strada). Bartimeo non abita i circuiti frequentati da Gesù. È l’uomo dell’ultimo momento, è l’uomo che afferra la speranza quando ormai gli sta per sfuggire di mano. È l’ultimo grido possibile.

Portiamo però con noi le nostre risorse, a volte non le conosciamo, ed emergono nei momenti in cui siamo disperati: Bartimeo è un mendicante e ha imparato non solo a chiedere, ma addirittura a gridare. Come tanti di noi, Bartimeo mendica un po’ d’affetto, un po’ d’attenzione. Gesù è l’uomo che si ferma davanti al grido di chi vuole solo essere guardato, riconosciuto, visto nella sua dignità. Stupisce infatti che Bartimeo risorga, cioè si metta in piedi, già quando Gesù si ferma davanti a lui, prima ancora di guarire i suoi occhi.Possiamo aiutare l’altro a risorgere se ci fermiamo ad ascoltare quello che ci sta dicendo.

 

A volte però per rimetterci in piedi abbiamo bisogno, come Bartimeo, di buttare via quello che ci schiaccia, ci opprime, ci blocca, sebbene apparentemente sia anche quello che ci protegge, ci riscalda, ci difende, un po’ come la coperta di Linus.

Bartimeo getta via il mantello, e viene il dubbio che fosse proprio quel mantello ad impedirgli di alzarsi. Eppure il mantello per un mendicante è la cosa più preziosa, è la casa, la coperta, l’unica ricchezza. Non a caso la legge impediva di portare via il mantello del mendicante per più di un giorno: «Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole» (Es 22,25).

A volte sono proprio le cose a cui siamo più attaccati, quelle che ci impediscono di camminare. Linus riuscirà a crescere solo se avrà il coraggio di abbandonare la coperta che lo fa sentire sicuro.

 

Solo quando Bartimeo si è liberato delle sue paure può prendere coscienza anche dei veri desideri che si porta nel cuore. È solo a questo punto infatti che Gesù gli chiede cosa desidera veramente. Non è detto infatti che desideriamo vedere effettivamente come stanno le cose. Bartimeo vuole vedere di nuovo, ma il verbo anablepein indica anche alzare lo sguardo verso l’alto, e per guardare in alto occorre rialzare la testa. Bartimeo vuole ritrovare la sua dignità di uomo capace di vedere come stanno veramente le cose.

E una volta che Bartimeo ha ritrovato la sua dignità è libero di farne quello che vuole:Gesù libera, non lega. Gesù infatti dice a Bartimeo «va’!», non gli dice «vieni!». E Bartimeo scelse liberamente di seguire Gesù. Anche per Bartimeo, l’uomo che sembrava irrimediabilmente perso, l’uomo che non poteva essere trovato neppure negli abissi di Gerico, anche per lui c’è una strada da percorrere.

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Testo

Mc 10,46-52

Leggersi dentro

  • Ci sono mantelli che ti stanno bloccando, ma ai quali sei particolarmente legato?
  • Quali sono le situazioni nelle quali non vedi con chiarezza? Pensi di voler vedere veramente come stanno le cose?

TAG: Bartimeo, Gesù, Linus, vangelo
CAT: Religione

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