Natale con i tuoi, Pasqua in quarantena
From Fiammetta Martegani to Susan Dabbous
Carissima Susan,
come stai?
Ti ricordi quando ai tempi del nostro blog mi lamentavo di come, a causa della mia famiglia in Italia e a quella di Udi in Israele, fossi costretta a trascorrere sia il Natale con i miei sia la Pasqua (ebraica) con mia suocera?
Incredibile ma vero, ma mai come quest’anno mi sono mancate così tanto le nostre famiglie, persino mia suocera.
A quanto pare ai tempi del Coronavirus si scopre di avere una maggior tolleranza per tutti. Si riscoprono vecchi amici che non si sentiva dai tempi del liceo e persino le tradizioni, anche per i più laici e miscredenti come la sottoscritta, diventano improvvisamente qualcosa di nostalgico e irrinunciabile. E così, per la prima volta in vita mia, mi sono messa a fare davvero, da cima a fondo, le famose pulizie di Pasqua, che derivano in realtà dalla tradizione della Pasqua ebraica di eliminare dalla casa tutto il superfluo, a partire dalle graminacee.
Niente di più utile in un periodo di “riorganizzazione” come quello in cui siamo tutti costretti a causa della quarantena.
Detto questo, è stato molto strano trascorrere la notte di Pesach, che normalmente condividiamo assieme alle nostre famiglie e che quest’anno, se non ci fosse stato di mezzo il Corona avrebbe persino previsto la visita dei miei dall’Italia, “solo” noi 3.
In realtà uso “solo” tra virgolette perché quando siamo noi 3 non ci si sente mai soli, e soprattutto perché alla fine abbiamo celebrato Pesach dai balconi, assieme agli altri condomini, cantando tutti insieme i canti del Seder.
E tu, Susan cara, quali programmi hai per questa Pasqua a Bruxelles in quarantena?
From susan dabbous to Fiammetta Martegani
Cara Fiammetta,
che strano periodo davvero. Sembrano ormai lontani e anche un po’ patetici i miei tentativi di riorganizzare i programmi familiari in base alle misure restrittive. Per Pasqua avevamo preso in tempi non sospetti dei biglietti per l’Italia, poi dopo essere stati cancellati abbiamo pensato di riparare andando Oltremanica, a visitare la famiglia di Richard. Il risultato qualche settimana dopo è che ora l’Inghilterra è la nuova Italia per numero di contagi da Covid19. Ma adesso che siamo costretti a rimanere a casa improvvisamente ne vedo tutti i vantaggi. Il primo è un riposo vero, il secondo è il tempo che si passa in famiglia dedicandosi attenzioni totali. Come te sono una persona molto socievole e tendo ad accumulare impegni, pranzi, cene, merende e aperitivi, e nel periodo natalizio, dopo due settimane incessanti di socializzazione con amici e parenti, mio marito mi ha detto: passiamo un po’ tempo insieme? Io, te e i bambini. Pensavo fosse una cosa romantica invece era un rimprovero: un’esortazione ad imparare a stare da soli. In quattro, ma soli. La verità è che ci vuole allenamento. Questo periodo è stato straordinario. Penso di essere maturata molto, trovando persino quella pazienza nel giocare a memory, fare puzzle, raccogliere puzzle, che non avrei mai avuto prima, quando avevo la tendenza a portare i bambini fuori (anche con le intemperie) per andare a casa di amici, fare acquisti o qualsiasi altra cosa, pur di non stare a casa.
Quanto alla Pasqua, ieri ho visto in televisione la Via Crucis in una piazza San Pietro drammaticamente vuota e inaspettatamente tutti i simboli, le candele, il crocifisso e lo stesso Papa Francesco, sembravano molto più forti. I messaggi letti, scritti da detenuti e familiari dei detenuti del carcere di Padova, hanno accompagnato le 14 Stazioni di Gesù. Mi hanno fatto riflettere molto. Perchè quando penso ai bisognosi in questo periodi penso alle persone vulnerabili, per esempio ai migranti, e certo non a persone responsabili di crimini, che vivono la pena nella pena. Condannati da se stessi, se pentiti, e dalla società. In fondo uno dei messaggi più importanti della Pasqua cristiana è proprio questo: la condanna, la disperazione e poi la risurrezione, per chi ci crede.
E per te che significato ha Pesach? E cosa avete cantato dai balconi?
From Fiammetta Martegani to Susan Dabbous
Susan cara, io Pesach l’ho (ri)scoperta solo da quando vivo in Israele e poiché racconta la storia della libertà del popolo ebraico, mai come di questi tempi, in cui la libertà è limitata ai minimi indispensabili, il messaggio è così attuale.
Alle 20.30 di mercoledì scorso, dai terrazzi dei condomini, in tutta Israele, abbiamo cantato Ma Nishtana. Il testo, che normalmente canta il membro più giovane della famiglia, dice: “Cosa ha questa notte di unico rispetto alle altre notti dell’anno?” L’idea è di usare questa canzone per ricordare, non solo ai più piccoli, l’esodo degli ebrei dall’Egitto e la ricerca di libertà in Terra Promessa. Ma in questi giorni cambia tutta la prospettiva sul concetto stesso di libertà, con ognuno chiuso tra le quattro mura di casa e lontano, fisicamente, dalla propria famiglia, ma al tempo stesso vicinissimo, mentalmente, ai propri cari. Che poi perfino il concetto di “caro”, ai tempi del Coronavirus, è cambiato, si è “dilatato”, per cui all’improvviso si rispolverano amicizie che erano passate al dimenticatoio e si scoprono nuove amicizie, a partire dal dirimpettaio a cui non si era mai rivolto la parola per anni.
Non so tu, ma a me in questi giorni ogni sentimento risulta esasperato, sia nel dolore che nella gioia. Proprio mentre sono, “tecnicamente” sola e isolata dal mondo, non mi sono mai sentita così vicina al resto dell’umanità.
Ma forse è solo una suggestione temporanea, e una volta scoperto il vaccino torneremo tutti alla “normalità”, sia nel bene che nel male?
From susan dabbous to Fiammetta Martegani
Davvero difficile rispondere a questa domanda. In passato ci sono state altre pandemie e i comportamenti umani si sono più o meno ripetuti come prima. Leggevo prima su Facebook un commento di una persona che reputo molto intelligente che diceva che durante questo periodo di confinamento “le buone persone diventano più buone e le carogne più carogne”.
Mi auguro davvero che non cambino i buoni rapporti di vicinato e i gesti di altruismo. La libertà, invece, la riacquisteremo presto e torneremo a farne buono e cattivo uso, sovraccaricandoci di impegni come facevamo prima.
A meno che non decidiamo di fare un salto di qualità mentale.
Ti auguro di riuscirci cara Fiammetta, io ci proverò.
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