Parole indigeribili: il Vangelo non è un omogeneizzato

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22 Agosto 2015

Forse ci eravamo illusi: per un po’ di tempo avevamo pensato che la parola di nonno Francesco fosse la parola che andava bene per tutti e per ogni stagione, avevamo pensato che finalmente il Vangelo era stato ridotto a una parola comprensibile, accomodante, facile da vivere per tutti, abbiamo creduto che in fondo il Vangelo era poco più di un revival di peace and love…E invece scopriamo che questa parola è dura, un insegnamento che addirittura ci scandalizza, che scandalizza persino i discepoli (cioè quelli più vicini a Gesù), un messaggio così radicale al punto da costringerci a pensare che forse è meglio tornare indietro, meglio rivedere schieramenti e alleanze, forse non siamo pronti a seguire il Vangelo. È stata tutta un’illusione.

Dopo la divisione dei pani e dei pesci, dopo che era stato possibile sfamare tutti perché nessuno aveva rubato, dopo che Gesù ha fatto un lungo discorso sul pane, sul modo di mangiare, sulla necessità di accogliere e condividere un pane che non abbiamo conquistato, ma che è disceso dal cielo, dopo che è arrivato persino a dire che desiderava un’amicizia intima con ciascuno di noi, al punto da fare una dichiarazione d’amore, dicendo che era pronto a dare per noi la sua carne e il suo sangue, cioè a morire per noi (questo vuol dire veramente amare, sono disposto a morire per te, al tuo posto, al di là delle idee mielose sull’amore e sul cuore, l’amore è un fatto molto concreto), dopo tutto questo i discepoli sono scandalizzati.

Il troppo amore scandalizza, il troppo amore impegna, il troppo amore è esigente. Non siamo abituati ad essere amati gratuitamente, pensiamo sempre che ci sia un prezzo da pagare. Meglio essere amati poco, per non dover ripagare troppo. Gesù non ci sta a questo gioco al ribasso, il suo è un amore non solo gratuito, ma radicale. È un amore che spaventa!

Come i discepoli di allora, così anche noi siamo spaventati da questa radicalità.
Siamo spaventati perché il Vangelo ci chiede di non cercare di salvarci da soli, di pensare egoisticamente a salvare prima noi, innanzitutto noi. Il Vangelo ci chiede di lasciare al povero il primo posto.
Forse dal punto di vista politico non è una strategia vincente, ma è il Vangelo.
Si possono scegliere strategie politiche diverse, purché si dichiari onestamente che sono contrarie al Vangelo: siamo liberi di tornare indietro.

Il Vangelo spaventa perché chiede con forza di condividere il pane e di non rubarlo. Chiede di accettare anche l’impopolarità, chiede di mettere in conto l’impopolarità e la possibilità di scandalizzare: il Vangelo non è per nulla una strada verso il successo, l’applauso o il consenso popolare. Un segno evangelico è molto spesso l’impopolarità, l’essere minoranza, persino l’emarginazione.
Il Vangelo spaventa perché chiede di difendere la vita del più debole anche a costo di perdere la propria: il Vangelo non tollera la possibilità di mettere il proprio io al primo posto.

È stata un’illusione pensare che il Vangelo fosse un insegnamento a misura d’uomo, ci siamo sbagliati se abbiamo pensato che Gesù è stato solo un maestro di virtù, uno che insegna il bon ton. Si sono sbagliati i teologi che hanno cercato di trasformare la fede in una filosofia comprensibile all’uomo: il Vangelo è incomprensibile umanamente e possiamo avvicinarci ad esso solo nella misura in cui il Padre ci dona la grazia di capire. Ma anche questa fatica di comprendere ci spaventa e cerchiamo perciò continuamente di appiattire il Vangelo sull’umano.

Al discepolo di ogni tempo, sia esso teologo, politico, vescovo o semplice fedele, il Vangelo continua a chiedere “volete andarvene anche voi?”. Siamo liberi di tornare indietro. E questa domanda si ripropone davanti a ogni scelta quotidiana, davanti ad ogni evento che ci scandalizza, ad ogni situazione incerta. Da chi andremo? Quali parole vogliamo ascoltare? A chi preferiamo dare credito?

La parola del Vangelo è una parola debole, spesso occultata o manipolata da megafoni più potenti.
Sì, la parola del Vangelo è una parola dura e proprio per questo abbiamo smesso di ascoltarla, abbiamo preferito ascoltare parole più accomodanti che ci hanno aiutato a mettere a posto la coscienza, ma che hanno respinto Dio fuori dalla nostra terra.

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Testo

Gv 6,60-69

 

Leggersi dentro
– Quale aspetto del vangelo ti risulta più faticoso da vivere?
– A quali parole presti ascolto per trovare i criteri delle tue scelte?

TAG:
CAT: Religione

Un commento

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  1. lucianotanto 9 anni fa

    …le favole non si commentano; al massimo si leggono. A i bambini, avvertdndo che sono fantasie.

    Rispondi 0 1
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