La scuola: luogo d’apprendimento plurale

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10 Dicembre 2020

 

Il vecchio politico comanda imponendosi

Accentratore segreto amico del buio corruttore

Cambia direzione a seconda dell’opportunità

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Il nuovo politico comunicante

Amico della luce

Semplice essenziale

Generoso, sa mirare al futuro delle persone

Tende a prendere la parte degli ultimi.

 

Se si è introdotti nella scuola nuovamente lo studio dell’educazione civica è perché tematiche sociali urgenti passano sugli schermi dei telegiornali, sui video di internet: la violenza, la discriminazione, l’abuso di potere in ogni suo forma è all’ordine del giorno. È a scuola che si formano coscienze, si educa lo sguardo, si innesta il dubbio, si rispettano le regole, si incoraggia il pensiero critico che vuol dire accogliere soluzioni diverse, divergenti da quelle dominanti, nel rispetto della libertà altrui. La scuola è il luogo dove si sperimentano relazioni, corpo sociale, luogo della pluralità e del dibattitto.

Proprio come in microbiologia, anche in un corpo sociale un virus può posizionarsi all’interno delle sue cellule apportando influenza negativa sull’intero organismo. “A giudicare dai fenomeni che Dolci considerava virus del dominio, si direbbe che  Il corpo sociale a differenza degli organismi viventi, non si ammali sporadicamente, ma che la malattia sia la sua condizione normale, e la conquista della salute consisterà in un grande rivolgimento, in una vera rivoluzione politica e sociale”.

Virus sono la mafia e il sistema clientelare che monopolizzano la fiducia di una comunità, instaurando rapporti malati basati sulla logica del favore e del compromesso e che avvolge come in una spirale un relazione che si perpetua in eterno senza la possibilità di uscirne illesi.

Anche la scuola ha un carattere virale quando riproduce rapporti unidirezionali, mortificanti, improntati sulla ripetizione di un modello, sull’autorità indiscussa dell’insegnante. La scuola dovrebbe premiare l’originalità, la creatività, la capacità di rielaborare in modo autonomo, senza la pretesa di riprodurre il modello della vecchia generazione di insegnanti nella nuova.

In “La Macchia Umana”, Roth nella figura di Coleman Silk, concepisce un nuovo modo di dirigere l’università: quella di far prevalere il merito, espurgandola di tutto quanto c’era di obsoleto, antiquato, stagnante, incoraggiando i rami secchi della vecchia guardia a chiedere il prepensionamento e reclutando assistenti giovani, ambiziosi, rivoluzionando i programmi di studio.

La scuola, riproponendo una funzione gerarchica, tende spesso a riprodurre il sistema militare che deve obbedienza al preposto, riproduce la ripetitività della catena di montaggio, trasformando gli alunni in massa, automi senz’anima. La massa è anonima, ha un volto indistinto e perciò facilmente manipolabile. La scuola è, al contrario, un insieme di persone, di singoli individui ciascuno portatore di un mondo e un background diverso, l’insegnante è perciò un facilitatore, un esperto che tende a dare ordine alle diverse esperienze, senza mortificarne né giudicarne nessuna.

Diversamente dai mezzi di comunicazione di massa che massificano, la comunicazione è scambio reciproco, circolare, il gruppo comunicante si percepisce posto sullo stesso livello. Nessuna comunicazione e creazione sarà mai possibile laddove non si è instaurata la fiducia, dove non si sarà creato un nesso umano su cui impiantare la reciprocità e l’uguaglianza.

Pasolini aveva denunciato i pericoli dei mass media, e in generale il nuovo fascismo della civiltà di massa, mentre Enzo Biagi sosteneva la sua funzione di mercificazione e alienazione.

 

“Ecologia del potere”. Studio su Danilo Dolci.  A.Vigilante

TAG: politica
CAT: scuola

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