Cinema

“Balentes”, pazzi d’amore per i cavalli e la libertà

30 Giugno 2025

CAGLIARI _ Poetico e doloroso. “Balentes”, il nuovo film del regista e artista Giovanni Columbu, evoca una Sardegna dai contrasti forti, disegnata in chiaroscuro da una storia che ha le stimmate della ingiustizia, esempio di quella che lo scrittore Giuseppe Fiori chiamò senza sconti società del malessere. Siamo nel 1940, alle porte della Seconda Guerra Mondiale, due ragazzi decidono di compiere una impresa folle e disperata: liberare un branco di cavalli destinati ad essere imbarcati per il fronte, e dove troveranno morte sicura (“le bombe li faranno a pezzi” dice uno dei due protagonisti). Questa è la “balentìa”, che in sardo significa azione coraggiosa ed impresa esemplare. E in questo modo fu vissuta dai due ragazzi che però al ritorno vengono intercettati da una compagnia di barracelli,  di sicuro informati da qualcuno. I barracelli sparano e feriscono a morte uno dei due, Ventura, che morirà dissanguato.

Il racconto è autentico, narrato dalla nonna materna al nipote che diventerà cineasta. Liberata dall’intimo personale è una vicenda amara e crudele del nostro tempo e mostra in controluce il fardello di tensioni di una terra non liberata. Il suo cuore è possente e tragico come un dramma shakespiriano e come tale si segue, incollati allo schermo dalle sue doti di ispirata teatralità.

Giovanni Columbu, figura eminente del cinema sardo (ha lavorato in Rai realizzando diversi documentari ed è autore di film sempre impegnati e di assoluta originalità come il primo “Arcipelaghi” del 2001, il successivo “Su Re” del 2012 e “Surbiles” del 2017), ha scelto stavolta il linguaggio dell’animazione. Ha scritto, disegnato e realizzato ogni singolo fotogramma incidendo la celluloide come scolpisse la pietra, forgiando le forme in movimento di uomini e animali, accarezzando gli spigoli e costruendo un affresco noir e lirico, allo stesso tempo.

Un barracello della milizia rurale punta il fucile e fa fuoco contro Michele e Ventura che è colpito mortalmente nel film d’animazione “Balentes” di Giovanni Columbu

Una sorprendente e magnetica bande dessinée fatta di un colore predominante, il nero: sfumato nelle sue nuances dal grigio perla al carbone. L’opera si è nutrita, come ispirazione, degli scatti fotografici e gli studi sul movimento del geniale Edward Muybridge che ci rivelò ad esempio come esiste una frazione di secondo in cui le zampe dei cavalli in corsa, che poggiano sul terreno possono essere tre, due e addirittura zero. Tutto in un istante come un respiro trattenuto. Sospesi per aria. Tra il cielo e la terra. Così è anche il fulmineo vissuto di due ragazzi innamorati come tanti sardi dei cavalli e che un giorno tentano una impresa esaltante quanto tragica: liberarne un branco per dare loro la libertà, riportandoli laddove la natura è più selvaggia.

Le riprese e le inquadrature in primo piano si succedono con ritmo incalzante a lunghi piani sequenza, come le tavole di un flip movie sfogliato in fretta. Veloci, incatenano magneticamente lo sguardo in inattese e folgoranti visioni.

Lavorando con scrupolo, metodico e preciso, il regista ha ritrovato un’antica sapienza artigianale. E torna così indietro nel tempo. Recuperando dalla stanza dei ricordi questa storia di “balentìa” consegnatagli dalla nonna, guarda allo stesso tempo alle origini del cinema d’animazione ( di cui dice poco sapeva). Studia e si applica come un handmaker, frame dopo frame, con una pazienza certosina, la stessa che hanno coloro che costruiscono opere d’arte di uso quotidiano.

Un cocchio lanciato al galoppo trasporta il procuratore sul luogo dove è stato ferito a morte il giovane Ventura nel film di animazione del regista Giovanni Columbu “Balentes”

Ed è un lavoro imponente e certosino. Un puntiglioso andare a ritroso per conoscere e poi avanzare. Mi sono rivolto al passato, per ritrovare e tornare a esplorare le più antiche, dimenticate o forse escluse soluzioni tecniche ed espressive e cercare a partire da quelle le nuove vie da seguire”. Così dice l’autore spiegando come il lungometraggio “nel suo genere di un’opera prima basata su rotoscopi dedotti da riprese filmiche e in alcuni casi da preesistenti repertori. I disegni sono in bianco e nero, ad acrilico e su carta. All’inizio non sapevo niente di come funzionava l’animazione. Intuivo però che le tecniche di cui avrei potuto avvalermi dovevano essere funzionali al mio segno grafico impulsivo e discontinuo. Un segno forse non così compatibile con una regolare progressione del movimento”.

Un’opera iniziata esercitandosi sulle immagini di Muybridge, trasformando quei fotogrammi in opere dipinte. “Poi ho trovato il modo di avvalermi di certe mascherature che avevo usato in alcune esperienze di pittura iperrealista per delimitare le vaporizzazioni dell’aerografo. Con mascherature simili -racconta – avrei potuto dare una precisa conclusione anche ai segni più impulsivi”.

Anna, Michele e Ventura al tempo in cui spensierati si lanciavano nelle corse a cavallo nella campagna nuorese. L’immagine è del film “Balentes” di Giovanni Columbu

In particolare “i disegni su cui ho concentrato le mie ricerche riguardano i cavalli e il treno a vapore che nella storia ambientata in Sardegna nel 1940 si contrappongono e si affiancano come forze dinamiche di uguale potenza e suggestione. Le criniere, gli occhi, le froge e gli zoccoli dei cavalli fanno da contrappunto agli elementi meccanici del treno, gli stantuffi, gli indicatori di pressione, le ruote, le gallerie e il fumo. A ognuno di questi elementi ho dedicato una ricerca”. E questa è solo una parte del tracciato di un’opera che si è nutrita lungo il percorso di altre scoperte e nuovi segni.

Guarda indietro per riflettere, Giovanni Columbu, cogliendo, come solo i poeti sanno, le dolorose similitudini con il presente. Guarda indietro ma poi elabora la pellicola lasciando spazio a un incredibile e dettagliato lavoro di sound design, opera preziosa del compositore e musicista Alessandro Olla che ha curato con minuzia ogni suono, ogni fruscio, ogni stormire di foglia e folata di vento che attraversa il campo ampio del film.

La trama si diluisce chimicamente nei tratti dei disegni, nelle grandi campiture grigio nere nei personaggi smozzati, descritti in forte contrasto. “Balentes” a tratti ricorda il mondo del grande disegnatore argentino, ma uruguayano di nascita, Alberto Breccia, che narrava storie influenzato dalla passione per Howard Philips Lovecraft, Edgar Allan Poe e i Fratelli Grimm.

“Li lasciamo liberi!” Michele e Ventura decidono di sottrarre i cavalli all’esercito e liberarli in una valle lontana nel film d’animazione “Balentes”

In collaborazione con uno sceneggiatore come Oesterheld disegnò capolavori come “l’Eternauta” reso popolare in Italia dalla rivista “Linus” e “Mort Cinder”. Come nel caso di Breccia anche Columbu nel suo film d’animazione sottomette la storia all’immagine. Un ‘immagine fortemente intrisa di sardità, di panorami che hanno forza evocativa unica. Duri, aspri e selvaggi come quelli in cui avviene la folle corsa dei due ragazzi per salvare i cavalli. Qui si inseriscono le figure disegnate in modo affilato di certi personaggi, i volti fuggenti e poco definiti dei protagonisti. Ne viene fuori un contesto da racconto noir con i punti in sospensione, i dettagli e gli indizi di un omicidio che ha avvelenato e disintegrato un sogno di libertà.

Il racconto di “Balentes”, ambientato in piena epoca fascista mette in evidenza i contrasti tra società tradizionale e l’incombente modernità. Il caso dei due ragazzi divenne popolare e colpì molto i nuoresi che ne tramandarono le gesta. La nonna del regista, che gli racconterà la storia era una lontana parente del giovane ucciso e per caso si trovò nel paese dove portarono la salma: a lei fu chiesto di fare il riconoscimento. Così ricorda il regista in un passo del racconto della nonna. Era stato disteso su un tavolo al centro di un loggiato, nel cimitero di Anela. Nevicava e la neve entrava trasversalmente fino a lambire il suo corpo”. Unʼimmagine che ho più volte disegnato e da cui ha cominciato a esistere il film”…

Balentes”: soggetto sceneggiatura regia animazioni e montaggio di Giovanni Columbu.

Aiuto regia e assistente al montaggio: Elena Pietroboni; Original score: Andrè Feldhaus, Filippo Ripamonti, Alessandro Olla; Brani musicali di Hans Zeller. Pietro Mascagni; Voci: Bruno Sedda, Andrea Sedda, Simonetta Columbu; Produttore esecutivo: Daniele Maggioni; Prodotto da Luches srl con Rai Cinema coprodotto da Tama FilmProduktion; Distribuito da My Culture+ con il supporto di Film Tv con il contributo diRegione Autonoma della Sardegna, Mic, Ministero Italiano della Cultura, Fondazione Sardegna Film Commission, Nas-New Animation in Sardegna

La stazione dove verrà caricata la salma di Ventura, il ragazzo che voleva liberare i cavalli per non farli morire in guerra nel film d’animazione “Balentes” di Giovanni Columbu

 

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