Barbero Travaglio festa Fatto Quotidiano

Storia

Barbero Rock alla festa de Il Fatto Quotidiano

La comunità di follower celebra Barbero come una rockstar la sera del 9 settembre, durante il suo intervento alla festa de Il Fatto Quotidiano, intervistato da Marco Travaglio, nella cornice del Circo Massimo.

12 Settembre 2025

Alessandro Barbero è il più noto storico italiano. Alcuni anni fa le sue lezioni circolarono su Youtube e Spotify, diventando virali, perché il prof. Barbero sa benissimo spiegare gli eventi storici e connetterli al presente, con ironia e umiltà. Sebbene sia specializzato in storia medievale, narra in modo appassionante anche guerre e fatti remoti e recenti.

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Storie di guerre e di paci

Così, alcuni follower hanno creato una comunità, tra pagine di “vassalli” e simpatiche canzoni a lui dedicate. Questa comunità celebra Barbero come una rockstar la sera del 9 settembre, durante il suo intervento alla festa de Il Fatto Quotidiano, intervistato da Marco Travaglio. Il direttore annuncia la presenza di 10.000 persone, su 5.000 posti a sedere. C’è infatti gente ovunque, dentro e fuori al Circo Massimo, ad ascoltare assorti sul prato, sulle scale, abbarbicati alle reti o a cavalcioni sui cornicioni.

L’evento si intitola “Storie di guerre e di paci” e aiuta a comprendere il mondo odierno grazie a una visione complessiva, sia nel tempo che nello spazio. L’obiettivo è fornire prospettive che non siano appiattite sulla storia occidentale. Travaglio si spinge a chiamare la nostra visione “suprematismo occidentale”. Barbero è più accorto, come consapevole che la nostra visione centralizzata sull’occidente sia frutto di un’errata percezione, più che di volontà suprematista.

Nel finale, Barbero accenna proprio alla necessità di superare questa percezione, affermando che noi occidentali non conosciamo la storia. Al contrario, gli altri ricordano molto bene le loro sofferenze, spesso causate da noi occidentali. Per questo dobbiamo essere cauti quando accusiamo gli altri di bellicismo, nella consapevolezza che il loro senso della storia è molto più lucido del nostro.

Questo approccio si vede sin dall’inizio, quando il prof. accenna a come nascono le guerre. Un tempo, le guerre erano dichiarate esplicitamente per essere concluse prima con un armistizio e poi con un trattato. Quindi sappiamo che la Seconda guerra mondiale inizia il 1° settembre 1939, quando Adolf Hitler invase la Polonia. Però, ripensandoci un attimo non è così scontato, perché un cinese anticiperebbe l’inizio della Seconda guerra mondiale al momento dell’invasione giapponese della Cina.

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La Cina

Barbero usa la Cina come esempio dei nostri pregiudizi. Pur ribadendo giustamente che la democrazia ha portato un benessere maggiore all’occidente, Barbero smentisce che i popoli democratici siano più pacifici.

I cinesi fanno appunto fatica a pensare di essere un problema per noi occidentali, visto che non ci hanno mai invasi e non ci pensano tuttora. Al contrario, l’Inghilterra ha invaso la Cina almeno tre volte. Con la prima guerra dell’oppio, l’Inghilterra invase la Cina e si prese Hong Kong per essere libera di commerciare droga nell’impero di mezzo. Nella seconda, l’esercito di sua maestà arrivò a Pechino e bruciò il meraviglioso palazzo d’estate. Infine, una coalizione di paesi occidentali invase la Cina e sparò sui cittadini durante la rivolta dei boxer.

Di queste invasioni non c’è memoria in occidente, ma i cinesi conoscono benissimo la propria storia. Quindi, loro ci considerano una minaccia. Chiaramente non possiamo definire i cinesi “buoni”, perché il mondo non si distingue tra “buoni” e “cattivi”. Inoltre, la Cina è una nazione imperiale. Dobbiamo però comprendere che la loro concezione di impero non si è mai tradotta nella volontà di conquistare il mondo. I cinesi non trovano attraente invadere luoghi popolati da barbari bianchi e pelosi.

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“Se vuoi la pace, prepara la guerra”

Nella sua visione onesta e distaccata della storia, Barbero ragiona sulla formula “Si vis pacem para bellum”. Dice di non essere d’accordo con l’aumento delle spese militari nel contesto attuale, quando mancano soldi per sanità e scuola. Ma se pensa alla storia, la risposta è complessa. Spesso, tanti stati hanno messo in piedi capacità militari importanti e, alla fine, i generali hanno trovato un pretesto per usarle.

Però, è interessante vedere cos’è successo con la bomba atomica. Gli Stati Uniti non hanno esitato a utilizzarla appena ottenuta. Ma, durante la guerra fredda, il mondo non ha utilizzato gli imponenti arsenali nucleari. Ovviamente, questo dipendeva da una struttura internazionale semplice, basata su due potenze (come sottolinea il podcast di Limes), che si parlavano pur demonizzandosi.

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Paci giuste e sbagliate

La pace giusta è cosa difficile da ottenere quando un esercito annienta l’altro. Però, nel caso della Seconda guerra mondiale si è avuta una pace giusta. Malgrado Germania e Giappone abbiano commesso tra i maggiori crimini della storia, non sono state annientate, tornando presto nella comunità internazionale.

Gli storici considerano una buona pace anche quella di Vestfalia, che concluse la guerra dei Trent’anni (1618-1648). L’Europa occidentale si spaccò quando Martin Lutero attaccò le tesi di Wittenberg, creò il protestantesimo e l’odio religioso avvelenò gli stati. Così, si susseguirono violente guerre di religione per un secolo e mezzo. Visto che nessuna forza in campo prevalse, gli stati negoziarono e trovarono un accordo di pace giusto, che imponeva ai paesi protestanti di accettare la presenza di persone cattoliche al loro interno e viceversa.

Al contrario, l’esempio classico di pace sbagliata è Versailles. La Prima guerra mondiale terminò con l’intervento degli Stati Uniti, il cui presidente Woodrow Wilson era interessato a ridisegnare i confini europei sulla base delle esigenze dei popoli. Già questo era difficile. Ma, dopo la guerra Wilson perse le elezioni e si crearono tanti stati pieni di minoranze etniche che venivano sistematicamente represse.

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L’Ucraina

Sull’Ucraina, il prof. ricorda il passato dell’Est Europa, tra le mire di conquista tedesche e la rivalsa polacca, che si scontrarono con l’armata rossa durante e dopo il Primo conflitto mondiale. Poi, analizza i casi storici spesso evocati come possibili soluzioni al conflitto, ovvero quello coreano e quello finlandese. La soluzione coreana è un cessate il fuoco lungo il confine tra la Corea del Nord e quella del Sud. Doveva essere una soluzione temporanea, ma va avanti fino a oggi.

A Barbero solletica molto di più la soluzione Finlandese, perché trova alcune similitudini con il presente. Dopo la Prima guerra mondiale, l’indipendenza della Finlandia pose la città di Leningrado (oggi San Pietroburgo) al confine tra i due stati. Per tutelare la città, il leader sovietico Stalin chiese alla Finlandia parte del territorio della Carelia. Durante l’invasione tedesca della Polonia, Stalin entrò in Finlandia, subendo varie sconfitte, tanto che il resto del mondo credette che l’Unione Sovietica non fosse un pericolo.

Dopo pochi mesi di gloriosa resistenza, la Finlandia crollò, ma Stalin pensò di prendersi solo quel pezzo di Carelia per tutelare Leningrado. Quando la Germania invase Russia, la Finlandia entrò in guerra con i nazisti, ma capì presto l’errore, tanto che l’esercito finlandese non aiutò i tedeschi nell’assedio di Leningrado. Dopo la guerra, Stalin chiese alla Finlandia di ritornare alla situazione precedente, con la restituzione della Carelia all’Unione Sovietica. Inoltre, impose alla Finlandia di non entrare nell’alleanza NATO. Così, il paese nordico si è sviluppato economicamente e oggi è tra i più floridi al mondo.

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Potenze imperiali

Questo ci insegna che la Russia e gli Stati Uniti sono potenze imperiali che hanno bisogno di aree di influenza e non esitano alla guerra se si considerano in pericolo. Barbero sa però che l’Ucraina è un paese complicato con una lunga storia e molte contraddizioni interne. Ammette di non poter dire agli ucraini cosa fare, ma afferma che i russi avevano richiesto sin dall’inizio la soluzione finlandese.

Questa frase è forse una delle rare sbavature di tutta la serata. Quando parla del presente, il prof. sembra avere un’eccessiva sicurezza in fatti che al momento non sono dimostrabili, tanto che su questo punto continuo a preferire la lezione di Giorgio Parisi. Infatti, non sappiamo se Vladimir Putin si sarebbe accontentato della finlandizzazione dell’Ucraina. Ciò è possibile, però significa attribuire a Putin la stessa lucidità di Stalin, che era un criminale, ma anche un politico realista.

Ovviamente, questa sbavatura poco inficia sulla grandiosa lezione di storia impartita al suo pubblico che lo ha accolto e ascoltato con il solito affetto, celebrandolo come una rockstar.

Foto di Hua WANG

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