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Società

Lo sciacallaggio al tempo del coronavirus

di Titti Ferrante
2 Marzo 2020

Finora sono 29 le vittime da coronavirus in Italia. L’Oms è preoccupata per l’improvviso aumento dei casi in Italia. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, prova ad abbassare la tensione, mentre si moltiplicano le disdette di turisti stranieri. La Lombardia è la regione più colpita dal numero dei decessi. Molti sono pazienti anziani, molti presentano patologie pregresse, ciò induce a ripetere come un mantra rassicurante che non si muore di coronavirus. In Lombardia, come a Wuhan,c’è un ospedale dedicato esclusivamente ai cittadini colpiti dall’infezione. Dopo gli oltre 150 contagi ed i 3 morti registrati in appena 2 giorni, l’Italia è diventata uno dei principali fronti nella lotta al coronavirus fuori dalla Cina. Resta dietro solo alla Corea del Sud.In Italia siamo a quasi 1700 contagiati con 83 guariti, mentre i morti sono 42. Angelo Borrelli,al termine di un’altra lunga giornata passata in trincea, ci tiene a rassicurare sul numero dei guariti, purtroppo, però, salgono anche i decessi. Nelle zone rosse sono ancora interdetti gli accessi a tutti gli uffici pubblici,a scuole, università, tribunali. É ancora possibile circolare tra i diversi stati membri anche se dai governatori leghisti, in particolare Massimo Fedriga (Friuli Venezia Giulia), è arrivata la richiesta di sospendere Schengen per ripristinare i controlli alle frontiere. Dal Governo è arrivato un netto rifiuto, la misura “non è sostenibile” e “non garantirebbe nessuna efficacia cautelativa”.

Abbiamo una memoria corta, questo è un dato di fatto, ma quando sarà passata l’emergenza Coronavirus, ricordiamoci tutti la differenza tra quei politici che stanno lavorando continuamente per risolvere il problema e quei politici ,uno in particolare, che non perdono occasione per fare propaganda diffondendo paura, odio e falsità, tra chi sta organizzando continue conferenze stampa per lanciare attacchi a chi sta lavorando per contenere il contagio. Che poi è la differenza tra i governatori di Lombardia e Veneto – impegnati con il Governo per contenere il contagio – e il capo del loro partito, impegnato a far scrivere deliranti tweet e post su Facebook.
Keats nell’Endimione sferra un feroce attacco ai politici del suo tempo: uomini ricchi sfondati che, tra un piacere e l’altro, dalle appariscenti e lussuose dimore presso cui vivono, pretendono di governare i propri simili, accendendo le speranze della povera gente ingenua per poi arderle come legna secca. Tutti uguali i capi e i loro accoliti. Tutti senza un lampo di splendore negli occhi.
Ormai ci siamo, la paura dell’altro non riguarda più l’extracomunitario, non interessa neppure più il cinese di cui fino a pochi giorni fa riempivano i ristoranti. L’altro é l’amico a cui pochi giorni fa stringevano la mano, quello con cui ci soffermiamo a scambiare chiacchiere al bar o andavamo al cinema e a teatro. Oggi l’altro é un potenziale pericolo. La paura si fa intensa, irrazionale, istintiva, morbosa, ossessiva, cresce e comporta che ogni legame anche il più stretto, quello familiare, coniugale, fraterno, venga messo in discussione.
Teatri, cinema, pub e luoghi di ritrovo sono chiusi. Siamo confinati nella zona il cui colore indica l’appartenenza. Ognuno prigioniero nel proprio ghetto, è lo Stato che ce lo impone, significa attenersi a norme di sicurezza e di buon senso. Se sei in zona gialla sei ancora fortunato perché seppure minima, una ristretta libertà di circolazione ce l’hai. Negozi svuotati. É il caso di dire: meno male che c’è internet che ci tiene ancora in contatto, meglio mantenere le distanze, e chissà se si farà discriminazione verso la carta igienica che reca il marchio “corona”. La prudenza, si sa, non è mai troppa!
C’è l’impulso non inconscio ma chiaro, visibile, nitido di far trionfare l’istinto di autoconservazione. Badare solo a se stessi, abbandonare l’altro, dimenticare la solidarietà.
Ogni nostro simile si configura come un potenziale untore, fonte di malattia e di morte.
“Chi prima, chi dopo, ognuno deve bussare alla porta dell’altro”. Queste sono le parole che il ragioniere Spasiano, in Napoli milionaria, rivolge a Amalia che durante la guerra ha venduto a caro prezzo provviste alimentari e la mescita del caffé. Amalia si arrangia con la borsa nera, la guerra non conosce comprensione e umanità. La vendita a prezzi spropositati di mascherine, guanti, detergenti, ci riporta alla mente questa realtà cruda diffusa durante la guerra. É deprecabile tutto ciò. Non siamo in guerra, ma per molti i valori dell’onestà e della correttezza sono merce da vendere all’occorrenza! “Come ha detto o’ dottor. Deve passare la nottata!”

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